Marco Giusti per Dagospia
Era il più vecchio attore della vecchia Hollywood e della tv della Golden Age rimasto in circolazione Nehemiah Persoff, che ci ha lasciato a 103 anni dopo una carriera durata quasi un secolo e qualcosa come oltre 200 titoli tra film e serie in ruoli sempre molto caratterizzati dove poteva dar vita a qualsiasi tipo di personaggio e di dialetto europeo e americano, ma anche qualsiasi tipo di gangster ebreo o americano.
Recitando a fianco di giganti come Marlon Brando, Rod Steiger, Lee J. Cobb, John Wayne, Robert Ryan, Jason Robards.
Una carriera che partiva da particine in capolavori come “La città nuda” di Jules Dassin e “Fronte del porto” di Elia Kazan, dove è il tassista in una celebre scena con Marlon Brando e Rod Steiger, e arrivava al 2003 in “Angels in America” di Mike Nichols, attraversando però ruoli importanti in “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder, dove era il gangster Piccolo Napoleone, in “The Wrong Man” di Alfred Hitchcock, dove era Gene Conforti, o “Al Capone” di Richard Wilson con Rod Steiger, dove era Johnny Torrio, per non parlare delle sue partecipazioni a serie leggendarie come “Ai confini della realtà”, “Gunsmoke”, “Gli intoccabili”, “L.A.Law”, “Star Trek”.
Ma invecchiando, specializzandosi in ruoli di patriarca ebreo, lo abbiamo visto come padre di Barbra Streisand in “Yentl”, e come voce di Papà Mousekewitz nella bellissima serie di cartoni animati di Don Bluth “Fievel” per non parlare delle sue strepitose apparizioni teatrali nel monologo di “Sholem Aleichem”, che ne fecero un personaggio mitico della scena newyorkese.
Nehemiah Persoff, che riuscì a non americanizzare mai il suo nome, a parte un iniziale “Nick Perry”, era nato nel 1919 a Gerusalemme e era arrivato con la famiglia in America solo nel 1929, a New York, in piena crisi. Trovò presto dei lavoretti da tecnico da fare in città, ma poi la passione per il teatro si fece avanti. La sua prima apparizione sulle scene newyorkesi è nel 1940 con “The Emperor’s New Clothes”.
La guerra lo portò lontano dalle scene per tre anni. Quando ritornò, si fece le ossa con Stella Adler e divenne uno dei primi attori dell’Actor’s Studio già nel 1947 assieme a Julie Harris, Martin Balsam, James Whitmore. Nello stesso anno lo volle Charles Laughton per la sua versione teatrale di “Galileo” di Bertold Brecht e solo un anno dopo fece la sua prima apparizione al cinema in “La città nuda” di Jules Dassin.
Grazie al fisico, tarchiato, duro, alla capacità di modulare la voce, alle grandi doti di attore, si fece subito largo soprattutto come cattivo. Lo ricordiamo in grandi film degli anni ’50, grasi tutti film di gangster o di realismo violento, “The Harder They Fall” di Mark Robson con Humphrey Bogart e Rod Steiger, “The Wrong Man” di Alfred Hitchcock, “The Wild Party” di Harry Horner con Anthony Quinn, “Uomini in guerra” di Anthony Mann con Robert Ryan, “La diga sul Pacifico” di René Clement con Anthony Perkins e Silvana Mangano, Alida Valli, “The Badlanders” di Delmer Daves e “La notte senza legge” di André De Toth, due dei suoi rari western.
“A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder gli dette grande popolarità, come “Verdi dimore” di Mel Ferrer con Audrey Hepburn, dove interpreta un prete, e in una marea di telefilm e di serie. Ma lo troviamo nei primi anni ’60 in decine e decine di serie televisive. Più forte il suo ruolo in “Comanceros” di Michael Curtiz con John Wayne o in “Destino in agguato” di Ralph Nelson con Glenn Ford. Il suo primo ruolo da ebreo credo sia come Shemiah in “La più grande storia mai raccontata” di George Stevens. Ma negli anni ’60 gira quasi esclusivamente serie tv di ogni tipo.
Lo rispolvera il cinema italiano di mafia nel film di Damiano Damiani tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” a fianco di Franco Nero, Claudia Cardinale e Lee J. Cobb, dove interpreta il ruolo di Pizzucu.
Ha un buon ruolo nel cult movie fantasy “La forza invisibile” di Byron Haskin, ma passa anche gran parte degli anni ’70 nelle serie tv. Senza mai abbandonare il teatro, visto che vinse un premio rpestigioso nel 1975 per il suo ruolo in “The Dybbuk”. Dopo aver interpretato Stalin e Breznev in tv Hollywood lo rispolvera come padre di Barbra Streisand in “Yentl”, diretto dalla stessa star nel 1983, film di grande successo internazionale. Da lì diventa la voce di Papa Mousekewitz in “Fievel sbarca in America” e “Fievel conquista il West” di Don Bluth e il rabbino di “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese. Ma lo vuole anche Ivan Reitman per “Twins”.
Sarà un rabbino anche nella strepitosa miniserie di Mike Nichols tratta dal testo di Tony Kushner “Angels in America” nel 2003. Ritiratosi dalle scene per problemi di salute, Nehemiah Persoff, che viveva con la moglie Thia a Cambria in California, si dedicò molto alla pittura, con i suoi acquarelli fece molte mostre. E grandi furono i festeggiamenti, con i suoi quattro figli e i tanti nipoti, per i suoi 100 anni nel 2019. “Nicky ha vissuto una lunga vita d’amore, mi mancherai Papa” lo ha salutato Barbra Streisand.
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