Estratto dell'articolo di Egle Santolini per “La Stampa”
Che gran cavalcata sul cinema degli Anni Settanta, e con che botta di energia Quentin Tarantino l’ha allestita ieri sera per il pubblico del Teatro Grande di Brescia. Un’ora e mezzo di citazioni, spunti, giudizi, dalle serate al cinema Tiffany di Hollywood con sua madre e il suo patrigno, e lui che a sette anni si spaventava solo davanti a Bambi e non ai film truculentissimi che gli passavano davanti, fino alle frasi più appuntite e tranchant su certi titoli che piacciono a tutti tranne che a lui: «Chinatown di Polanski? Quanto è triste, e quanto è sciatta l’ultima sequenza. Ripassatela bene, pare girata da chi non vede l’ora di finirlo. Guardate la faccia di Jack Nicholson».
Ma può anche darsi che si ricreda, come gli è successo per Sentieri selvaggi di John Ford, che finora a quanto pare lo aveva interessato solo come fonte originaria di Taxi Driver, ma che ha rivisto di recente e che gli è piaciuto […]. E poi l’amore per Clint Eastwood, Don Siegel, Sam Peckinpah, Steve McQueen, il per lui sottovalutatissimo Sylvester Stallone; e per i movie brat come Scorsese, Spielberg e De Palma che cambiarono radicalmente la faccia del cinema.
Una stoccata al politicamente corretto: alla domanda «Si potrebbe mai girare, oggi, una scena come quella del Mucchio selvaggio in cui William Holden uccide una donna chiamandola “puttana”? », la risposta è fulminea: «Io la girerei di certo». Verso la fine, una confessione: «Credo che il film più bello mai realizzato sia “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone». […]
L’occasione era imperdibile, prima tappa del tour italiano per la presentazione dell’ultimo libro di Tarantino uscito da La nave di Teseo, Cinema Speculation, ma il cammino si presentava irto di ostacoli. Settantacinque euro per il biglietto, tanto per cominciare, anche se la serata è andata subito sold out. […]
Camicia scura, jeans e scarpe da tennis bianche e blu alte sulla caviglia, l’eterno giovanottone ha subito coinvolto il pubblico con i suoi ricordi di cinefilo bambino, dal sanguinario La guerra privata del cittadino Joe («le stronzate deliranti che dice Joe sono irresistibili», ed è lì che il piccolo Quentin capisce come la violenza possa anche far ridere, con grandi conseguenze sul suo futuro artistico) a Senza un filo di classe con George Segal, e «un tizio vestito da gorilla che si piglia una botta nelle palle: cioè le due cose che più divertono un settenne combinate in una cosa sola».
quentin tarantino mangia una pizza a milano
[…] Tarantino spiega che ha scelto deliberatamente di limitare il tema del libro al cinema americano del periodo («No Kong fu, no Corbucci») e questo ci fa sperare in nuovi capitoli: piccola consolazione, se è vero, come ha detto, che di film ne girerà uno e poi basta.
Si sa da un pezzo che si chiamerà The Movie Critic, ma a Brescia smentisce che c’entri Pauline Kael, la mitologica critica del New Yorker: «Speculazioni dei giornali americani, da una frase s’inventano un mondo». […]E oggi bagno di folla a Milano, alla libreria Mondadori Duomo alle 18. Pare con tappeto rosso di 40 metri.
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