Enrico Caiano per il “Corriere della Sera”
Giovanna Mezzogiorno, attrice e mamma di due gemelli: «Basta pancioni in mostra. La mercificazione della gravidanza fa male al benessere delle donne. Perché mostrarsi perfette dopo due settimane dal parto?» Giovanna fase due. I 40 anni sono scavallati, diventano 41 tra due settimane.
E ci sono altri due nella nuova vita di Giovanna Mezzogiorno, attrice: il due che forma con suo marito, il macchinista di cinema Alessio Fugolo conosciuto sul set di «Vincere» e sposato nel 2009, il due dei suoi gemelli, Leone e Zeno, nati nell' agosto 2011, oggi quattro anni ben portati («Sono dei giganti, vestono per i sei»...). La fase due può cominciare, allora: Giovanna può tornare al suo lavoro con cadenza finalmente regolare e nuovi ruoli da donna più matura.
Ma se la Giovanna fase due si è scrollata di dosso le tante ansie di chi ha messo al mondo due bimbi subito dopo aver perso l' amatissima madre, l' attrice Cecilia Sacchi, di certo non si può banalmente dire che solo ora ritroverà se stessa.
Mezzogiorno non si è mai persa: carattere forte, idee ben salde, quell' aria di ragazza antica che è tutt' altro che una posa ma è la sua essenza, scomoda spesso più per lei che per chi la circonda («Quando in passato hanno scritto "troppo perbene per essere brava" non ci ho proprio visto più! Ma che vuol dire? È un giudizio artistico questo?»).
Due sono stati anche gli anni di black out dal mondo, quelli di una gravidanza e di una maternità difficili. «I gemelli - ha raccontato al pubblico di Expo in uno degli incontri di #casacorriere - nessuno se li aspetta, anche se io ho gemellarità da parte di mia madre e di mio padre per cui il sospetto poteva venirmi. Quando te lo dicono hai proprio uno choc».
E lo choc è continuato dopo: «È stata difficile, la maternità. Vissuta molto in solitudine perché non ho avuto aiuti. Come molti gemelli i miei figli sono nati prematuri, quindi sono stati in terapia intensiva neonatale a lungo. Lo prevede la legge. Poi sono venuti a casa ed è partito un cammino difficile».
Un cammino iniziato ancora prima della nascita, a dire il vero: «Per i gemelli viene richiesta un' alimentazione particolare per cui se per un bambino una madre deve prendere più o meno 9 chili, per due ho dovuto prenderne 20.
Già questo è avvilente. Ma non perché io volessi essere bella, perché dovevo mangiare sei volte al giorno che è una cosa tremenda: piangevo in quei 7 mesi, non ce la facevo più. I bambini poi sono nati sottopeso come tutti i prematuri e lì è iniziato questo viaggio della nutrizionalità dei miei figli veramente faticoso.
SCHIFFER DEMI MOORE GRAVIDANZA
Mettere in pari quelle due bambole con i bimbi di peso normale ha richiesto estrema attenzione e grossa dedizione». Alla fine, al secondo compleanno di Leone e Zeno ormai «normali», il suo colpo di teatro da attrice in sonno l' ha riservato al marito: «Gli ho regalato - che patetica - un quaderno di tutte le ricette inventate perché i bambini mangiassero in maniera completa... C' erano i disegni fatti da me». Oggi sorride, ripensandoci.
Ma una domanda, seria e senza risposta le è rimasta: «Non voglio dire una cosa buonista ma mi chiedo: come si fa quando non si è in un ambiente tra virgolette privilegiato, ricco? Perché i gemelli nascono ovunque, in qualsiasi fascia sociale e Paese del mondo. E hanno tutti bisogno delle stesse cose. Non ho risposte da dare».
Le risposte le trova invece se si tratta di giudicare chi fa lavori come il suo, vive in un ambiente ovattato e agisce diversamente. Risposte radicali e violente: «Provo orrore, ma veramente orrore furibondo per quella che da madre mi sento di definire la continua, quotidiana, martellante mercificazione del corpo e della maternità sia sui social network sia sulle copertine dei giornali. È una cosa disgustosa, i figli vengono considerati come uno status e usati per prendere punti».
La gravidanza come bottino: «Viene pubblicizzata in continuazione perché comunque intenerisce, incuriosisce, crea seguito. Il bottino preso serve per salire di notorietà - non di successo, di notorietà, sono cose ben diverse».
E anche qui c' è una (orribile) fase due. Giovanna la dice così, con lo sdegno della ragazza perbene, quasi parlasse di pornografia: «La gravidanza è passata e non deve lasciare tracce, dopo due settimane ci si mostra in forma perfetta! Ma perché? Io sono stata uno straccio per due anni!
Ora non dico che tutti debbano fare la mia fine che non è da prendere ad esempio. Però davvero questa mercificazione, della femminilità, del rapporto con i figli, questo usare i figli, è qualcosa che non posso più sopportare. Tenete i vostri ragazzi al riparo».