PAOLO BERLUSCONINO MEDITA DI CEDERE A "LITTORIO" IL QUOTIDIANO DI VIA (I) NEGRI - FELTRUSCONI HA ALZATO TROPPO IL TIRO CREANDO GROSSE GRANE POLITICHE A PAPI - IN DEFICIT CRONICO, ERA L'UNICA VIA PER AUMENTARE LE COPIE (NE SA QUALCOSA IL CORRIERE) - NON SOLO LO VUOLE GRATIS MA VUOLE ANCHE UNA SOSTANZIOSA E PLURIENNALE "DOTE"

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Sabina Rodi per "Italia Oggi"

La fonte non vuol comparire ma è attendibilissima, essendo la stessa che, a suo tempo, confidò a ItaliaOggi (che per prima pubblicò la notizia) che Vittorio Feltri stava andando a ri-dirigere il Giornale.

VITTORIO FELTRI - copyright PizziVITTORIO FELTRI - copyright Pizzi

La notizia è questa: Paolo Berlusconi (in ciò spinto soprattutto da Silvio) sta meditando di cedere la testata il Giornale. E il più favorito ad acquisirla, con altri soci di minoranza eventualmente da lui scelti, è l'attuale direttore Vittorio Feltri.

fel14 vittorio feltrifel14 vittorio feltri

Contrariamente a ciò che pensa la sinistra (e anche gli ammaccati dagli articoli di Feltri che stanno nel centro destra) Feltri fu chiamato dalla famiglia Berlusconi a ri-dirigere il Giornale, non per dargli in mano uno strumento giornalistico al fine di ridurre al silenzio l'artiglieria di la Repubblica, ma per risolvere, con un drastico aumento della tiratura, il profondo deficit del Giornale che, oltre che essere un deficit cronico, è anche in vertiginoso aumento e perciò ha anche raggiunto livelli che non vuol più sopportare la proprietà (che poi, in un modo o nell'altro, è la stessa che, per fare cassa, si è liberata addirittura di Kakà).

Ma per aumentare la tiratura, Feltri non può che alzare il tono e non limitarsi a camminare sulle uova. Da qui, ad esempio, l'attacco a freddo del direttore di Avvenire, Dino Boffo, che ha portato all'esaurito in edicola delle copie del Giornale, che pure erano state aumentate fino al raddoppio.

fini mare slffini mare slf

Ma la fortuna di Feltri presso i suoi lettori ha subito portato grosse grane a Silvio Berlusconi (si è parlato di fuoco amico). E le grane non sono state con la sinistra, ma addirittura con la Conferenza episcopale italiana (Cei) e con il Vaticano. Berlusconi ha cercato di uscire subito, come poteva, dall'empasse, dichiarando esplicitamente che non condivideva la campagna di Feltri contro il direttore di Avvenire (ma ci ha creduto nessuno) e che, in ogni caso, il Giornale appartiene a suo fratello Paolo (e a questa sua ulteriore precisazione, vera o falsa che essa sia, ci ha creduto meno di nessuno).

feltri boffofeltri boffo

Cicatrizzata alla meno peggio la rottura con la Chiesa, Feltri ha cominciato subito a sparare, senza nessuna prudenza, contro Gianfranco Fini. Anche qui, non creduta (perché non credibile?), è subito arrivata la dissociazione di Silvio Berlusconi. Fini però ha ugualmente alzato la voce contro il Giornale.

E Feltri allora ha mostrato, da sotto le lenzuola, un accenno a luci rosse che, secondo Feltri, potrebbe interessare l'ex cupola di An (questo malcostume inventato da la Repubblica, che a lungo ne ha avuto il copyright, sta infatti dilagando. Anche se, forse, per uscire dal letamaio giornalistico, bisognava toccare il fondo per poi poter esibire, anziché l'equilibrio del terrore, che ha funzionato benissimo ai tempi della guerra fredda, l'equilibrio delle mutande che ora potrebbe funzionare anch'esso nelle redazioni italiane).

PELLEGRINI-SILVIO BERLUSCONI - FOTO FRASSINETIPELLEGRINI-SILVIO BERLUSCONI - FOTO FRASSINETI

Sta di fatto che questi episodi dimostrano che Feltri non è manovrabile. E' come quei pitt bull che, essendo stati addestrati a mordere, poi fanno fuori anche la figlia del proprietario che pure lo giudicava "tanto buono, il mio cucciolone" e soprattutto inoffensivo.
Né, realisticamente, allo stato dei fatti, Feltri è licenziabile.

Quindi, Berlusconi, non potendo tollerare (anche se gli piacerebbe tollerare) che l'agenda politica la stabilisca Feltri (perché egli sta dirigendo un giornale di casa Berlusconi), per uscire dall'empasse, per lui insostenibile politicamente, deve trovare una soluzione. Che potrebbe essere quella della cessione del Giornale e a Feltri. In tal modo, Feltri potrebbe fare quel che vuole senza per questo coinvolgere il premier, pur continuando ad avere un occhio di riguardo per il premier.

boffoboffo

Ecco perché l'operazione è stata politicamente approvata ma, economicamente, presenta molti problemi. Feltri infatti, per mettere le mani, da proprietario, in un Giornale in cronica perdita, non solo lo vuole gratis ma vuole anche una sostanziosa e pluriennale dote del tipo di quella che, in Francia, è stata data recentemente all'editore che ha comprato (sia fa per dire) il quotidiano economico La Tribune da LVMH che se ne voleva disfare perché non riusciva a portarlo in attivo ed aveva nel frattempo acquistato il quotidiano economico concorrente Les Echos.

 

 

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