DAGOREPORT
Dopo il casino sollevato dall’articolo di ‘Repubblica’ che raccontava la denuncia presentata un anno fa da Colin Firth e Livia Giuggioli contro un presunto stalker, Dagospia ha contattato l’accusato, il giornalista dell’Ansa Marco Brancaccia, che ha dipinto un quadro decisamente meno drammatico.
“Io e Livia abbiamo avuto una relazione di un anno, iniziata a luglio 2015. Lei e il marito all'epoca si erano lasciati, e come ogni coppia ci siamo scambiati messaggi, foto, brevi video.
Cos’è successo quando la vostra relazione è finita?
Ho inviato due messaggi Whatsapp a Livia, e un’email a Colin. Questa è stata una cazzata, lo ammetto, ma quando un amore finisce ci possono essere incomprensioni, e si possono fare errori. Parlare di stalking è assurdo.
Quando ha saputo della denuncia?
Dieci mesi dopo la fine della nostra storia. Ad aprile 2017 mi sono piombati in casa sette carabinieri, mi hanno perquisito e sequestrato telefono e computer. Non capivo cosa stesse succedendo, finché non mi hanno chiesto le foto e i video che mi aveva mandato Livia. Glieli ho consegnati subito.
Come mai secondo lei l’hanno denunciata?
Non ne ho idea. Forse temevano che, essendo un giornalista, avrei potuto passare alla stampa le prove del nostro amore. Ma se avessi voluto vendicarmi, avrei avuto tutto il tempo e le occasioni per farlo. Non mi è passato per l’anticamera del cervello di fare una cosa simile.
Forse lei (o più probabilmente i pr di lui) temevano che quelle foto potessero finire ai tabloid? Nel Regno Unito Colin Firth è una superstar, con un’immagine patinata di marito e padre impeccabile. Uno che quest’anno è diventato cittadino italiano per amore della moglie (nata a Roma) e dei figli. Lei è una darling delle stiliste e delle sciure milanesi. Immagino che un materiale simile abbia un valore notevole.
cristina tajani, franca sozzani e livia firth
Può essere, forse qualcuno l’ha mal consigliata. La cosa paradossale è che ora – con la denuncia – la questione è diventata di dominio pubblico. Solo che io non posso accettare di passare per stalker: nei mesi in cui io avrei “perseguitato” la coppia (da settembre 2016 a maggio 2017) ero il corrispondente per l’Ansa in Brasile, e lei viveva a Londra. Non si è mai visto uno stalker intercontintale!
Beh, c’è il telefono…
I carabinieri hanno analizzato anche i tabulati delle mie chiamate. Sa quante erano dirette a Livia Firth in quel periodo? Zero. Neanche una.
Come mai la notizia è uscita solo ora?
Perché in procura hanno chiuso le indagini e ora gli atti non sono più segreti. Si figuri che io l’ho saputo dal giornale, mi hanno buttato giù dal letto due giorni fa e da allora sono bombardato di chiamate dai colleghi. Per fortuna i quotidiani inglesi hanno ascoltato la mia versione, in Italia non tutti sono stati corretti.
Dopo l’uscita dell’articolo su Repubblica, i Firth hanno pubblicato un comunicato stampa in cui precisano che “qualche anno fa avevano deciso di separarsi” e che voi due, amici di lunga data, avevate intrapreso una breve relazione.
Persino nella denuncia Livia specifica che il loro matrimonio era finito da più di due anni. Dall’articolo invece sembra che io dal nulla mi fossi messo a contattarla e “perseguitarla”.
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