Ottavio Cappellani per “Libero Quotidiano”
Russel e Jackson insieme per tarantino hateful eight
Quentin Tarantino è Quentin Tarantino, per cui The Hateful Eight è una figata pazzesca e quando l' ho visto in alta definizione su un sito di streaming ho riflettuto circa tre secondi se vederlo subito senza la magia del grande schermo e la maestosità dei settanta millimetri e ho premuto play (tanto poi me lo rivedo all'Arcadia di Melzo, unico cinema in Italia che lo proietterà nel formato originale pazzesco che raddoppia la linea dell' orizzonte o una cosa del genere).
Tarantino è Tarantino per cui l' ottavo film di Tarantino è l' ottava figata di Tarantino, anche se Tarantino in questo ottavo Tarantino è un po' troppo Tarantino per essere davvero Tarantino. Mi spiego: Tarantino non ha mai fatto Tarantino nei suoi film, anzi la sua grandezza - è cosa nota - è stata quella di masticare la nostra cultura pop come tabacco e poi risputarlo bello filante e salivoso nel bicchiere di carta del suo cinema. In Le Iene faceva Ed McBain, in Jackie Brown faceva Elmore Leonard, in Django Unchained faceva Sergio Leone, etc. etc. etc.
samuel l jackson in the hateful eight
In The Hateful Eight Tarantino rimastica Tarantino e sputa fuori Tarantino. Il film è una sorta di enigma della camera chiusa «a la» Le Iene miscelato con le atmosfere Django Unchained con dialoghi alla Pulp Fiction, un po' di negritudine cool di Jackie Brown, spruzzate di puro splatter Kill Bill, e - sarà impossibile non notarlo - persino Christoph Waltz (il colonnello Landa dei Bastardi e il dottor Schultz di Django) rifatto da Tim Roth, tanto che per i primi cinque-dieci minuti non si riesce proprio a capire come Tim Roth si sia prestato a recitare come Christoph Waltz.
Ma poi ti rendi conto che è Tarantino che fa Tarantino e la cosa ti esalta, anche se Tarantino senza tutta la cultura pop masticata e sputata suona un po' vuoto, tipo una eco di qualcosa che manca: The Hateful Eight è la facciata di cartapesta dei paesi del West senza niente dietro.
Soltanto che quelle facciate sono bellissime proprio perché sono di cartapesta e l'ottavo film di Tarantino è Tarantino al quadrato, è Tarantino che decide di diventare Tarantino uccidendo il padre, anche se suo padre è tutto quello che la narrativa figherrima e il cinema da sballo hanno creato, e quindi sì manca qualcosa e c' è qualcosa in più: Tarantino è cresciuto anche se al contempo è regredito. Non vedo l' ora che esca il nono film di Tarantino. Anche il decimo se è per questo.
Ah sì, la storia: un cacciatore di taglie (Kurt Russel) in diligenza sta portando Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) all'impiccagione, per strada caricano un altro cacciatore di taglie (Samuel L. Jackson) e il futuro sceriffo (Walton Goggins). Si fermano in una stazione di posta dove rimangono bloccati a causa di una bufera di neve, e saranno i settanta millimetri o quello che vuoi ma vi giuro che sentirete freddo e avrete voglia di versarvi un caffè da quel bel bricco che sta lì a bollire sulla stufa.
Nella stazione di posta trovano un vecchio generale sudista razzista (Bruce Dern), il sostituto della proprietaria che è andata a trovare la madre, un bovaro (Michael Madsen) e Tim Roth travestito da Christoph Waltz che interpreta il boia, e fa anche le discussioni filosofiche da boia che da sole meritano una confezione gigante di pop corn.
Jennifer Jason Leigh è stre-pi-to-sa. Si prende le gomitate in faccia che è una meraviglia, con un ghigno beffardo sublime e si lecca il sangue che le cola dal naso e riesce a essere perversa e sexy anche e soprattutto quando le spaccano gli incisivi a pugni e sputacchia sangue e muco.
The Hateful Eight The Hateful Eight THE HATEFUL EIGHT