Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera, per Oggi
Il disastro atomico è stato uno degli spauracchi più sbandierati e strumentalizzati dalle due propagande nemiche, ucraina e russa, sin dai primi giorni della guerra nel marzo 2022. Il governo di Kiev puntò subito il dito contro le pattuglie russe che già agli inizi del mese sparavano, danneggiavano e occupavano gli impianti, prima della tristemente famosa centrale atomica di Chernobyl per il suo tragico bagaglio di paure ai tempi dell’incidente del 1986, e subito dopo di quella molto più pericolosa nella regione di Zaporizhzhia.
Che la seconda fosse potenzialmente più a rischio fu subito evidente. Chernobyl è spenta, il suo reattore danneggiato è adesso coperto dal gigantesco "sarcofago" di cemento e metallo costruito dall’Unione Europea. Nella sua «zona di esclusione» vietata al pubblico si fecero male solo i soldati russi che, senza alcuna attenzione per la loro incolumità, per circa un mese scavarono trincee e bivacchi nella terra radioattiva.
La centrale nucleare di Zaporizhzhia
Ma anche sulla pericolosità dei sei reattori ormai spenti da mesi a Zaporizhzhia (descritta come l’impianto atomico più grande d’Europa) gli esperti continuano ad avere riserve. I reattori sono protetti da cupoloni a prova di disastro aereo e sino ad ora gli osservatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che dall’autunno hanno una presenza permanente sul sito, ribadiscono di non avere mai rivelato fughe radioattive.
centrale nucleare zaporizhzhia
Più pericoloso sarebbe sparare sui vasconi delle scorie nucleari, che potrebbero riversarsi nel Dnipro. Nell’infuriare della battaglia il rischio ci sarebbe, ma non paragonabile al disastro del 1986.
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