Mario Baudino per “la Stampa”
Brutti e buzzurri Arrivarono insieme, uno in libreria l' altro sugli schermi: dall' Inghilterra J.R. Tolkien con Lo Hobbit nel settembre '37, dall' America Walt Disney con Biancaneve e i sette nani , due mesi prima. E fu guerra: di nani.
Il sito Atlas Obscura ha ricostruito la storia del perdurante disprezzo di Tolkien verso il suo massimo «concorrente». Cominciò appena il film arrivò nel Regno Unito (Tolkien ci andò insieme all' amico-nemico J.S. Lewis) e la prima reazione fu cauta: «I nani devono essere brutti - scrisse a un amico - ma non a quel modo».
In ogni caso ci vedeva del buono, persino del genio. Ma in questi termini: «Che cosa avrebbe potuto fare quest'uomo se fosse stato istruito o quantomeno educato in una società decorosa?». La pillola non va giù Passa il tempo, ma non l'arrabbiatura; e nel '64, scrivendo a proposito di Mary Poppins , Tolkien insiste. Disney è «corrotto senza rimedio», proclama. «Benché nei disegni realizzati dai suoi studi ci siano momenti affascinanti, ebbene, l' effetto generale mi disgusta».
E dire che in Mary Poppins non c'erano neppure i nani. Due anni dopo la casa editrice del Signore deli anelli propose proprio alla Disney - Tolkien consenziente - un film animato dalla trilogia. La risposta fu negativa. Che il vecchio Walt avesse annusato telepaticamente qualcosa, o era ancora tutta questione di nani e «mezzuomini»?