"BARBRA STREISAND? DI UN'INSICUREZZA FASTIDIOSA. RUSSELL CROWE? UN CASO PATOLOGICO" - DANTE SPINOTTI, DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA DUE VOLTE CANDIDATO ALL'OSCAR, RACCONTA I SUOI 80 ANNI E I 75 FILM: "GLI ATTORI, PIU' CHE VANITOSI, SONO INSICURI. ALCUNI NON FANNO UNA PIEGA, SI AFFIDANO ALLE SCELTE DEL REGISTA E DEL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA" - "HO LA FAMA DI 'QUELLO CHE RENDEVA BELLE LE ATTRICI?' A VOLTE LE GUARDAVO E PENSAVO…"

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dante spinotti 1 dante spinotti 1

Estratto dell'articolo di Paola Jacobbi per "Il Venerdì di Repubblica"

 

A diciassette anni appena compiuti Dante Spinotti si trovava in volo su un DC 8 semivuoto diretto a Nairobi. […] Oggi Spinotti ha appena compiuto 80 anni e qualche mese fa ha finito di girare un film, il settantacinquesimo, di cui è protagonista il suo coetaneo Robert De Niro: Wise Guys, la regia è di Barry Levinson e uscirà l'anno prossimo.

dante spinotti dante spinotti

 

In mezzo, […] c'è una vita avventurosa come direttore della fotografia che ha lavorato al fianco di tanti autori del cinema italiano e internazionale. Due volte candidato all'Oscar (nel 1998 per L.A Confidential e nel 2000 per Insider – Dentro la verità), Spinotti pubblica ora la sua autobiografia. Si intitola Il sogno del cinema. La mia vita, un film alla volta (La nave di Teseo) e l'ha scritta con Nicola Lucchi.

 

[…]

A Hollywood lei si fece la fama di quello che rendeva belle le attrici. Sono davvero così vanitose come si pensa?

«Più che vanitose, sono insicure. Ho avuto un'esperienza semitraumatica con Barbra Streisand. Simpaticissima e generosa nella vita ma quando è ripresa, diventa di un'insicurezza pestifera e fastidiosa. Il set di L'amore ha due facce, film di cui lei era protagonista e regista, è l'unico che io abbia lasciato in vita mia. Era impossibile. Un giorno girammo una scena in un ristorante con lei e Jeff Bridges. Per tutto il giorno pretese solo suoi primi piani.

dante spinotti salvatore nocita dante spinotti salvatore nocita

 

 Rimase un'ultima mezz'ora per fare un campo largo di tutto l'ambiente e il controcampo sul povero Jeff. In più, la truccatrice di Barbra stava continuamente appiccicata al mio monitor e diceva la sua su luci, ombre, inquadrature. Insopportabile. Quando le dissi che me ne andavo, Barbra cercò di minimizzare: "Quello tra regista e direttore della fotografia è come un matrimonio, si litiga e poi si fa la pace". Le risposi: "Nei matrimoni si divorzia, anche"».

dante spinotti michelle pfeiffer al pacino dante spinotti michelle pfeiffer al pacino

 

È andata meglio con Michelle Pfeiffer.

«Lei è stupenda. La prima volta che ci siamo incontrati era per il film Paura d'amare. Mi chiese di non farla troppo bella perché il ruolo era quello di una ragazza semplice che lavora in una tavola calda, sempre un po' spettinata e stanca. Molti anni dopo ci siamo ritrovati sul set di Ant Man and the Wasp e le ho chiesto "Vuoi sempre che non ti faccia troppo bella?". Lei ha riso e ha risposto: "No, anzi. Stavolta se puoi ringiovaniscimi un po'". Poi mi ha dato un bacino a fior di labbra».

dante spinotti robert deniro dante spinotti robert deniro

 

Quindi il direttore della fotografia è una specie di seduttore?

«No, non in quel senso! Però per le attrici è una figura essenziale, infatti ai tempi dello studio system, ogni grande diva aveva, da contratto, un direttore della fotografia personale. Comunque, ammetto che certe volte, nel mio entusiasmo creativo, guardavo attraverso il mirino queste donne bellissime e dentro di me pensavo: "Avrai anche un marito, un fidanzato o un amante ma in questo esatto momento, sei mia". […]».

dante spinotti 8 dante spinotti 8

 

E gli attori maschi sono insicuri come le donne?

«Dipende. Russell Crowe lo è. Un caso patologico. Ha sempre paura di non essere ripreso e valorizzato abbastanza. Altri non fanno una piega, almeno apparentemente. Si affidano alle scelte del regista e del direttore della fotografia».

dante spinotti sul set di la freccia nera dante spinotti sul set di la freccia nera

 

[…] Tra i grandi registi italiani che ha conosciuto bene c'è stato Ermanno Olmi. Come fu la lavorazione della Leggenda del santo bevitore?

«Bella ma complicata. Il protagonista era Rutger Hauer, il quale aveva deciso di non stare in albergo con la troupe, ma di alloggiare nella propria roulotte parcheggiata in giro per Parigi. In più, lui e Ermanno faticavano a comunicare, perché Olmi non parlava una parola d'inglese. Quindi, ogni tanto gli urlava in bergamasco: "Rudighe! Ostia!"».

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