"CON EMMA DANTE LO SDEGNO PER GLI STUPRATORI DIVENTA CROCIATA ANTI-MASCHIO" – LUCA BEATRICE COMMENTA L'INVOCAZIONE DELLA CASTRAZIONE DELLA REGISTA PALERMITANA: "DIETRO LA LEGITTIMA INDIGNAZIONE DELLA DONNA DI CULTURA NON SI RIESCE A NASCONDERE LA SEMPRE PIÙ EVIDENTE CONTRAPPOSIZIONE TRA SESSI, PESSIMO COSTUME CHE PASSA NEL FANATISMO, CHE PEGGIORA INVECE DI AIUTARE A RISOLVERE" - "PREFERIREI LA CERTEZZA DELLA PENA: ALMENO VENT’ANNI DI GALERA, NESSUNA ATTENUANTE, NESSUN PERDONISMO"

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Estratto dell'articolo di Luca Beatrice per “Libero quotidiano”

 

LUCA BEATRICE LUCA BEATRICE

Sfruttando l’omonimia con il più importante autore italiano di tutti i tempi, Emma Dante, regista di teatro e di cinema, ha pubblicato una solenne invettiva contro gli stupratori di Palermo, peraltro la sua città, facendo molto discutere e provocando non poco sconcerto.

 

(...)

Così ha scritto in un post: «A che vi serve quel coso moscio, quel pezzetto di carne che pesa meno di un etto, quella protuberanza fastidiosa che a volte mettete a destra e a volte a sinistra, quel naso brutto senza narici, quella piccola sporgenza imbarazzante, quell'illusione di centro del bacino, centro del maschio, centro del mondo, quel palloncino che si gonfia con la pompetta della libido e diventa arma tagliente, pugnale penetrante, esaltazione dell’io, pene immondo che insozza la poesia di corpi sublimi fatti di vallate e promontori? Perché non asportarlo subito quel pungiglione velenoso? Sarebbe un grande rimedio, finalmente, evirare il maschio portatore di fallo fallace a scopo sanitario e ascetico. Allora, questo genere di maschi, ripuliti da superflui pezzi di carne, canterebbero melodie soavi con le loro voci bianche».

emma dante emma dante

 

Modi eleganti e forbiti per dire che il maschio bastardo e stupratore andrebbe evirato, che la fallocrazia è criminosa e ripugnante, traducendo in immagini piuttosto efficaci ciò che diversi politici, non proprio della sua parte, hanno espresso ripetutamente di fronte a casi del genere. Con Emma Dante la misura della castrazione chimica è diventata di sinistra, tanto per dar ragione a chi pensa che il mondo vada all’incontrario.

 

E proprio a sinistra sono imbarazzati di fronte a un’uscita così potente. Diversi intellettuali interpellati sulla questione hanno voluto precisare che il problema va visto in un contesto più ampio, a cominciare dalla scuola (che gestiscono loro, fallimento totale) e dalla cultura (stessa musica, pure peggio). Tralasciando i commenti sui social, anche il cantante Ermal Meta si era espresso in modo molto violento ma essendo un maschio la notizia è sembrata meno rilevante, qualcuno deve aver fatto notare a Emma Dante di aver trasceso nei toni, prestando il fianco a possibili equivoci. La regista si è in parte corretta: «Non potrei mai avvallare una cosa violenta come la castrazione. Né voglio la guerra dei sessi. Anche se le risposte che ho ricevuto mi dicono che forse, invece, è in corso».

 

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Peccato, questa spiegazione forse richiesta ha rovinato il tono poeticamente violento dell’invettiva. Da femminista convinta e militante, Emma Dante ha più volte espresso nei propri lavori teatrali il forte contrasto tra uomini e donne, spesso ha proposto letture rovesciate di favole e parabole, però fino a ora non si era mai spinta così avanti. La memoria mi porta fino a Valerie Solanas, l’attivista americana che nel 1967 pubblicò SCUM, il manifesto in cui auspicava la caduta del governo, l’eliminazione del sistema monetario e la distruzione del sesso maschile. Ben pochi le diedero retta e allora lei per passare alla storia aspettò il suo ex amico Andy Warhol di fronte alla Factory e gli sparò contro diversi colpi di pistola. Salvo per miracolo, lei arrestata, le più fanatiche in America la ritengono un’anticipatrice del femminismo radicale.

 

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Disse che non avrebbe voluto ucciderlo, ma punirlo in quanto maschio sì. Meglio insomma non esagerare con i termini, perché qualcuno potrebbe equivocarti o prenderti alla lettera. Mi pare che dietro la legittima indignazione della donna di cultura non si riesca a nascondere la sempre più evidente contrapposizione tra sessi, pessimo costume che passa nel linguaggio, in ciò che si può dire oppure no, nel fanatismo che peggiora invece di aiutare a risolvere, nella conclamata mancanza di dialogo, soprattutto nelle fasce più deboli e ignoranti della società. Alla Penisneid freudiana che soggiace preferirei la certezza della pena: almeno vent’anni di galera, se bastano, nessuna attenuante, nessun perdonismo. Nonostante la rabbia, la legge del taglione non appartiene a tanti uomini dotati di cosi mosci e fastidiose protuberanze.

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luca beatrice luca beatrice

 

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