Piero Degli Antoni per il Giorno-la Nazione-il Resto del Carlino
Che cosa è la seduzione per Rosa Fumetto?
«Nello spettacolo la seduzione è coraggio, suspence. Non riguarda solo la sfera sessuale. Alain Bernardin, al Crazy Horse, curava lo spettacolo con scaltrezza, la stessa che un regista come Stanley Kubrick potebbe mettere in un suo film».
Lei, torinese, ha lavorato per nove anni al Crazy Horse di Parigi. Come ci arrivò?
«Per caso. Allora nessuno sapeva cosa fosse il Crazy Horse. Ero a Torino, mi ero appena lasciata col mio fidanzato, un uomo magnifico e molto ricco, che doveva trasferirsi a Capetown e voleva sposarmi. Ma io non mi sentivo pronta per il matrimonio. Era il '68, si percepiva nell' aria un' effervescenza unica. Mi sentivo femminista ma non lo ero. Un giorno con mia mamma vado al ristorante vicino ad Avigliana con amici. Nello stesso locale, alle 4 del mattino, arriva Alain Bernardin con un amico di mia madre, suo agente. Cercavano un' italiana da inserire nel cast.
L' amico ci presenta e Bernardin crede che lo faccia per propormi per il suo locale. Insomma, un po' di fraintendimenti, finché Bernardin mi chiede: 'Hai mai visto Parigi?' Rispondo di no. 'Allora vieni con me. Rimani una settimana. Se ti piace, resti; altrimenti torni a casa'. Come potevo dire di no? Sono partita quella mattina stessa con diecimila lire in tasca. Sono arrivata a Parigi il 15 aprile del 1968, poco prima delle barricate. Ho tenuto lo stesso abito per tutto un mese, anche a una festa di Dalì. Quando Bernardin mi ha presentato, mi sono nascosta dietro una tenda perché ero intimidita. Mi sentivo fuori posto. Ma Dalì ha insistito: 'Piccola italiana vieni qui', poi mi ha fatto uno schizzo».
Com' era il Crazy Horse?
«Un locale di lusso. Solo i francesi sanno osare il vero lusso e non sono invidiosi. Se a Parigi passa una Maserati, la gente si volta e commenta: quant' è bella. Da noi invece rigano la fiancata. Bernardin faceva verniciare il parquet ogni tre giorni, cambiava la moquette, fatta su misura, ogni anno»
Lei in Italia è famosa per aver partecipato a un programma leggendario, "Il cappello sulle 23" con Paolo Mosca. Fu la prima volta che in tv venne mostrato un nudo integrale.
«Paolo Mosca mi chiamò. Ero incerta. Proposi a un' amica del Crazy Horse di accompagnarmi: in due si ha più coraggio. La trasmissione aveva un budget ridotto, nessun costumista o coreografo. Era il 1983. Avevo 5 minuti per sistemarmi, senza che nessuno dicesse cosa fare. Così sono diventata regista, coreografa, costumista di me stessa. Nel contratto non era specificato che dovessimo spogliarci, e per questo non ci spogliavamo.
Un giorno la mia amica, più prosperosa di me, indossa un vestito con le spalline che continuano a scendere, e lei si rimette a posto ogni volta. Mi accorgo che Mario Landi, il regista, sbuffa perché avrebbe voluto rubare qualche inquadratura osé. Allora gli faccio una scenata, lo mando al diavolo.
Gli stava per venire un infarto se non avessi aggiunto: volete il nudo? Ve lo do. Ma integrale. Mostrare le tette è pruriginoso, nel nudo integrale c' è meno artificio, una sorta di sincera purezza. E così ho fatto. In realtà eravamo così truccate anche sul corpo che era davvero un nudo innocente».
Perché la chiamavano Bostik?
«Un giorno dovevo indossare un vestito rosso scollato sulla schiena fino all' attaccatura della natiche, impossibile da mettere. In camerino in preda alla furia straccio l' abito. Ho appena finito di distruggerlo, quando sento che mi chiamano in studio. Allora prendo del bostik, e mi incollo i pezzi del vestito addosso. Era perfetto. Ma toglierlo è stata una tortura.»
Ha mai avuto richieste esplicite di favori sessuali in cambio di lavoro?
«A Mediaset c' era un produttore con il quale avevo lavorato benissimo, e mi fidavo. Un giorno mi convoca e dice che stanno studiando il progetto di una trasmissione.
In lizza ci siamo io, Carmen Russo e Nadia Cassini. Mi dice che lui sostiene la mia candidatura, però mi chiede se lo invito a cena a casa mia. Io gli dico che non posso, sto ristrutturando, lui insiste e io sbotto: 'Mi stai offrendo un contratto da 500 milioni. Diciamo che sei il mio agente, e ti do il 20%'. Non l' ho mai più sentito. Sa a volte cosa facevo? Quando andavo a colloqui di lavoro che ritenevo 'pericolosi' mi cospargevo la pelle di olio di fegato di merluzzo».
Molte donne dello spettacolo denunciano le molestie solo dopo molti anni...
«Lei non immagina quante ne devono trangugiare, le donne. Appena hai l' occasione di fargliela pagare non te la lasci scappare. Si è mai chiesto perché in Italia abbiamo così poche attrici brave? Perché quelle che si concedono fanno carriera. Ma ci sono anche quelle a cui piace dire di sì. Conosco un' attrice italiana, tra le più brave, che provoca. È una seduttrice nata. Io, che simboleggio la seduzione, ma solo nello spettacolo, da questo punto di vista non le arrivo neanche alle caviglie».