SALVATE DE GREGORI (DA SE STESSO) - ”IN ITALIA IL CANTANTE VIENE CONSIDERATO UNA PERSONA IGNORANTE E FATUA. LO TROVO INGIUSTO. SE SCRIVO CANZONI PERCHÉ NON DEFINIRLE OPERE D’ARTE? NON CREDO DI ESSERE MOLTO DIVERSO DA KOUNELLIS, SCHIFANO, DYLAN O FELLINI...”

De Gregori si racconta ad Antonio Gnoli: ''Mi dà ansia essere considerato un intellettuale. Io sono come un pollo che becca quello che trova nell’aia” - Ogni tanto mi domando perché lo Stato che sovvenziona il cinema e l’editoria, non sovvenzioni anche la musica leggera: pensano che già siamo troppo ricchi?''... -

Condividi questo articolo


DE GREGORI 9 DE GREGORI 9

 

Estratto del libro "Passo d'uomo" (Laterza) di Francesco De Gregori con Antonio Gnoli pubblicato da “il Venerdì - la Repubblica”

 

Il giornalista e il cantautore scoprono la passione comune per la letteratura noir. Da qui iniziano a parlare anche di musica, arte, e di vari pregiudizi...

 

Francesco De Gregori Simenon aveva un modo speciale di combinare le parole. Fu la sua arte.

Antonio Gnoli Un po’ come accade per le canzoni: le parole, nel loro minimalismo, vanno combinate. A volte l’effetto è sorprendente.

 

DE GREGORI COVER DE GREGORI COVER

FDG Lo puoi ben dire. Sono più di quarant’anni che combatto, lavoro e mi innamoro delle parole, di certe parole. Poi,sai, oltre all’economia delle parole, c’è in Simenon anche il fatto che non usa più di tre o quattro fondali: c’è la pioggia o c’è il sole, il grigio o il chiaro, e se tu sei simenoniano questa alternanza atmosferica non ti stanca.

 

AG Vedo che abbiamo cominciato col parlare di libri e di scrittori.

FDG Non mi dispiace, anche un po’ per la mia storia. Mio padre, come già ti ho detto, era un funzionario di biblioteche. Ma tu che cosa hai in mente?

 

il premiolino 2016 antonio gnoli (premiato) e donata righetti (giurata) sul palco il premiolino 2016 antonio gnoli (premiato) e donata righetti (giurata) sul palco

AG Esattamente ancora non lo so. Non ho schemi rigidi,domande scritte. Mi piacerebbe liberare certe energie. Vorrei avere la voce di questa conversazione. Il tono. Capire qual è la chiave.

FDG Posso dirti una cosa?

 

AG Certo.

FDG Uno dei miei problemi, non dei miei terrori per carità, ma una delle cose che maggiormente mi darebbe ansia è che io possa essere considerato un intellettuale. Non metterti in allarme. Uso questa parola con grande libertà.

 

In qualche modo, quello che a me interessa è che venga fuori un ritratto, il primo e forse l’unico, in cui vorrei che non passasse mai in secondo piano la fisicità del mio lavoro. Il sapere che hai di fronte un cantante, un musicista, un chitarrista, per quanto non mi ritenga un virtuoso dello strumento.

 

DE GREGORI 6 DE GREGORI 6

Poi è vero che ho numerose curiosità e mi interesso a diverse cose. Ma ogni tanto mi trovo davanti a persone che dimenticano che faccio il cantante. Che ho le «mani sporche». Guarda i miei calli! (...) Sai, mi piace mettere le carte in tavola con te e dirti che mi sento di appartenere al mestiere che faccio.

 

Dopotutto, sono un uomo che gioca fondamentalmente con la musica. Non voglio dire di essere un musicista all’altezza, che so, di Louis Armstrong. Sono un cantante pop o, come si dice, un cantautore, comunque mi si voglia definire. Ma c’è un però. Ti sei mai chiesto perché in Italia la figura del cantante sfugga ad altre suggestioni?

 

AG Cosa intendi dire?

FDG In parole povere, che il cantante fuori dal suo piccolo universo è considerato meno di niente. È una persona per definizione ignorante, fatua, egoista. E trovo tutto questo ingiusto. Almeno nella maggioranza dei casi. Ti porto un esempio che ti potrà sorprendere: Nicola Di Bari. L’ho conosciuto alla Rca che ero poco più di un ragazzo e lui già un cantante affermato.

 

AG Ricordo la sua aria mesta.

DE GREGORI DE GREGORI

FDG È vero, ma con una bellissima voce. Per giunta con diversi interessi fuori dalla musica. Che non erano necessariamente culturali. Almeno secondo una cultura fatta di esami all’università e di libri letti. No. Aveva una storia interessante. E sapeva porgerla con grande umanità. Tutto questo per dirti che trovo imprecisa l’immagine del cantante fatuo che pensa solo a Sanremo. Non è così. E ne rivendico un ruolo diverso.

 

AG Che fai, parli della categoria?

FDG Non sono uno che rivendica un ruolo solo a se stesso per il fatto di aver letto Simenon.

AG Convengo che sul tuo mondo ci siano parecchi pregiudizi. Però se ti dovessi semplicemente accostare a Nicola Di Bari non credo che mi verrebbe in mente di fare alcunché. E non è che sono qui con te perché sei una persona colta. Certo, tu hai fatto alcune letture che probabilmente coincidono con le mie, perché l’anagrafe ci avvicina, e so che c’è uno spazio comune nel quale si può ragionare e riflettere.

 

È chiaro quindi che il mio rapporto con te spero vada oltre il fatto di conoscere le percezioni che prova un artista grazie alla sua voce o a qualche canzone riuscita. Voglio dire che la cosa che mi interessa è che dentro una certa linea di condotta tu rappresenti un’eccezione.

 

FDG Non so se debbo essere contento o preoccuparmi.

francesco de gregori francesco de gregori

AG Ogni tanto mi chiedo perché una certa canzone con la sua musica mi risuoni nella testa. Certo perché mi piace, perché è orecchiabile e perché in fondo appartiene a una qualche fase della mia vita. Ma poi qualcosa accade che me la rende quasi indispensabile (...) È come se improvvisamente deponessi la mia storia privata nelle mani di quella certa canzone. E allora la cosa un po’ si rovescia. Non prendo solamente dalla canzone, ma le do il mio vissuto. È in questo scambio che vedo chiaramente prodursi l’interesse per te e per il tuo mondo.

 

FDG Quella che sembrava una difesa della categoria in realtà era la pura difesa del mio lavoro. Quel lavoro che magari a volte ti emoziona e mette in gioco una parte di te. Non credo di aver mai scritto niente che non si riferisse a questa consapevolezza. Non è una circostanza occasionale riuscire a parlare del proprio lavoro.

NICOLA DI BARI NICOLA DI BARI

 

Ma il punto è come farlo senza scadere nell’ovvio, nel già detto e ripetuto. So che senza il mio lavoro sarei nulla. Ma so anche che senza il lavoro degli altri sarei nulla. Da questo punto di vista, non mi sento molto diverso da Nicola Di Bari e da tanti come lui. Di diverso c’è che non mi nascondo la dimensione artistica di ciò che faccio.

 

AG Vuoi dire che non sei un semplice strumento nelle mani della musica?

FDG Voglio dire che le mie canzoni sono un modo di fare arte. Non è solo una sensazione o, magari, l’illusione provata da chi pretende di riscattare il proprio lavoro. E, a costo di espormi a una certa dose di presunzione, aggiungo che sono molto convinto di ciò che ti sto dicendo.

 

Quando tu confessi di mettere in gioco te stesso nel momento in cui ascolti una canzone, diresti la stessa cosa di me che guardo un quadro in un museo o ascolto una sinfonia, oppure vedo un film di Fellini? Il coinvolgimento dello spettatore è la risposta artistica di fronte all’arte.

 

DE GREGORI 1 DE GREGORI 1

E se io scrivo canzoni perché non definirle opere d’arte? È probabile che nessuno dei miei colleghi italiani sosterrebbe questa tesi con la stessa mia supponenza. Ma quando ascolti Bob Dylan cosa provi? Cosa ti arriva dal suo mondo? In America nessuno si sognerebbe di negare che la sua sia arte e che le sue canzoni esprimano dignità e potenza artistica.

 

Allora, per tornare a me, non credo di essere molto diverso da Kounellis, Schifano, Dylan o Fellini, tiro dei nomi a caso, e non ho pudore a dirlo. Naturalmente i livelli sono diversi, ma la prestazione è sempre artistica  (...).

 

AG Vi è dunque qualcosa di misterioso che accomuna le diverse esperienze artistiche,

siano esse musicali, visive o tattili?

FDG Non so, francamente, se sia qualcosa di misterioso, ma so che rifiutarne l’impostazione sottintende un’ingiustizia. Mentre l’arte di Kounellis, di Fellini o di qualsiasi altro artista viene distribuita dentro circuiti che non fatichiamo a riconoscere come i luoghi della recensione nobile e alta, la canzone viaggia in circuiti considerati bassi:

 

venditti de gregori venditti de gregori

Sanremo, le radio private, i più modesti contenitori televisivi, o le sciatte pagine di alcuni magazine cui interessa con chi va a letto il cantante X o Y. O se un giorno farà outing. Sono contesti che penalizzano il contenuto.

 

Ora ti parrà eccessivo questo mio rivendicare una certa creatività. Ma prima di me, nella canzone, ci sono stati artisti importanti: da Domenico Modugno a Fabrizio De André; da Lucio Battisti a Lucio Dalla. Non sono il primo né il solo. Se ascolto una canzone di Sergio Endrigo o di Enzo Jannacci avverto il respiro dell’artista.

 

Ogni tanto mi domando perché lo Stato che sovvenziona il cinema e l’editoria, il teatro e la lirica, non sovvenzioni anche la musica leggera: pensano che già siamo troppo ricchi? Non è vero per tutti. Ci sono giovani esordienti, band emergenti, che avrebbero bisogno di un incoraggiamento anche economico per muovere i primi passi. (...)

 

AG Trovo un po’ tagliata con l’accetta la separazione tra contesti buoni e cattivi e da tempo sono rassegnato al fatto che lo Stato, spesso in modo imperscrutabile, ne privilegia alcuni a scapito di altri. Però non puoi pensare di scrivere una canzone così come un compositore di musica elettronica scriverebbe la sua opera. Sono due linguaggi musicali diversi che, probabilmente, si rivolgono a due pubblici diversi. (...).

 

francesco de gregori lucio dalla francesco de gregori lucio dalla

FDG So bene che il mercato richiede certe cose.  (...) Ogni artista sa che c’è un mercato. Lo ha sempre saputo. Almeno da quando esiste l’industria culturale. Quindi gli artisti non sono mica scemi. Sanno perfettamente che ci dovrà essere qualcuno disposto a comprare quello che fanno. Però cosa accade? Sapendo quello che il mercato si aspetta da loro, hanno la forza di andare contro tali aspettative.

 

È qui che si misura il coraggio, l’autenticità o, perfino, l’arroganza di una scelta. A me è accaduto. La necessità di avere un punto di vista musicale – e non solo letterario, visto che parlo di musica oltre che di testi – non è una mera questione implicita che diviene esplicita.Voglio dire che il desiderio di essere me stesso è sempre prevalso sulla mia cognizione del mercato.

 

AG Rivendichi l’autonomia del tuo lavoro.

francesco de gregori de andre francesco de gregori de andre

FDG Il mio lavoro è indipendente rispetto a tutto il resto. So che il mercato esiste, ma non so come è fatto. Molti sperano di saperlo. Ma la verità è che nessuno può conoscere questa entità enigmatica.

 

Ritengo che l’artista diventi tale nel momento in cui crea, produce e si stacca da queste convenzioni. Poi potrà andare bene o male, chissà. (...)È come quando fai la tua firma. Deve essere la tua e non che piaccia perché la fai più bella. Mi pare di scoprire l’acqua calda.

 

A volte mi chiedo: cosa ha contato, Francesco, nel tuo successo? Il coraggio, l’onestà, il talento e certamente la fortuna. (...) Io, per un fatto forse generazionale, ma un po’ anche per indole o presunzione, ho sempre detto: voglio scrivere questo, bello o brutto non lo so. (...)

 

francesco de gregori claudio baglioni francesco de gregori claudio baglioni

Se devo raccontare di Alice, scritta nel 1971, e nessuno sa cosa voglia dire che «Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole», rispondo che in quel momento era ciò che volevo dire. Magari perché influenzato da Tristan Tzara o dal romanzo di Lewis Carroll scrivo una canzone che in quel preciso momento non è collocabile sul mercato. Però l’ho scritta. Ecco cosa intendo per operazione artistica. E non so se sia alta o bassa, di rilievo o modesta.

 

AG Un’operazione artistica deve rompere certe convenzioni, deve spiazzare?

FDG Non necessariamente. È qualcosa che nasce dal cuore e dalla tua urgenza di dire quella cosa esattamente in quel modo. Con le parole, le virgole e la musica messe così e non altrimenti.

 

AG Mi spaventa un po’ l’idea che l’arte nasca dal cuore.

francesco de gregori francesco de gregori

FDG L’ho detto intenzionalmente. (...) Con le opere d’arte degli altri ho un rapporto di gioia. La gioia è il termometro che registra la temperatura della mia febbre. Vado in un museo, in una galleria, a un cinema e se quello che vedo mi piace esco da quei luoghi più contento.

 

È una verifica banalissima. Ma è così. Ed è anche ciò che mi serve del lavoro degli artisti: la gioia, la serenità, la pulizia. Gli stessi sentimenti che vorrei trasmettere con le mie canzoni. Se poi ti vuoi divertire ad approfondire filologicamente una certa esperienza artistica, nessuno te lo vieta. Va benissimo. Ma per me non è questo il punto.  (...)

 

Quello che intendo dire, in definitiva, è che un’opera d’arte può anche nascere da un’elaborazione fortemente intellettuale, ma la sua fruizione è per lo più istintiva. Questo vale tanto più per le canzoni, opere leggere per definizione, fragili, effimere e però potenti nella loro pervasività e nella loro straordinaria capacità di incidere nelle nostre vite.Mi dici: sei complesso.

francesco de gregori francesco de gregori

 

Vabbè, me la cavo rispondendoti: anch’io ho fatto un buon liceo, ho letto buoni libri e ho partecipato a buone conversazioni, tutto questo fa parte della mia formazione. Ma per scrivere anche una sola canzone non basta.(...)

 

AG Che l’intellettualismo abbia prodotto molti guasti mi trova pienamente d’accordo.

FDG Sai, io penso sempre al pastore che guarda la luna e si commuove. In fondo la mia vita è questa: cercare la luna e cercare altre persone che sanno guardarla e commuoversi. È una sensazione recente. Vent’anni fa non ti avrei parlato in termini così perentori, arroganti e chiari. Credo di essere diventato più consapevole delle cose che faccio e di ciò che vorrei ancora fare in futuro.

 

AG Cosa ha contribuito a cambiarti la percezione?

francesco de gregori 1974 francesco de gregori 1974

FDG Un tempo mi sarei vergognato di usare la parola «artista » con tanta convinzione. Pensavo di essere semplicemente dentro un sistema di marketing e di comunicazione. Un sistema più esposto, con meno sfumature, rispetto a chi fa esperienza della letteratura e dell’arte figurativa o del cinema. Poi ho cominciato a ribellarmi.

 

Una rivendicazione da cortile che di solito mi capita di avanzare quando viene recensito un film come se dovesse essere un’opera d’arte, anche se magari è un film mediocre; oppure quando si parla degli attori, che sono sempre artisti anche quando sono attori mediocri.

 

Ai cantanti non succede mai di essere considerati degli artisti. Se qualche volta mi è accaduto di fare rapide considerazioni fuori dal mio mestiere, fuori dalla canzone e con qualche allusione artistica, la replica è stata: ma chi si crede di essere? Faccia il cantante e non rompa. E questo mi indispone.

 

AG Alla fine chi è un artista?

FDG Ti do una risposta minimalista. L’artista è uno che trova, in una cosa piccolissima e insignificante, ciò che un altro neanche lontanamente vedrebbe. Poi penso che diversamente dall’intellettuale, l’artista va un po’ a casaccio, si lascia attrarre dalle cose più stupide che però, affrontate e rielaborate, diventano meno stupide. Passando stamane da un sottopassaggio ho notato una scritta sul muro che mi ha vagamente commosso e mi ha fatto pensare: «Le persone troppo gentili non sopravvivono in questa vita».

 

antonello venditti, simona izzo, francesco de gregori e riccardo cocciante antonello venditti, simona izzo, francesco de gregori e riccardo cocciante

Non è proprio una frase scontata. Un artista è anche uno che si ferma davanti a questa inezia, la fotografa e in quel momento non sa perché. Forse non ne farà mai nessun uso. Però è lì. E stamane questa cosa mi è arrivata dritta al cervello (...) La parola «gentile» mi ha fatto pensare a una frase complessa. Cominci a scavare. A cercare. Sono come un pollo che becca quello che trova nell’aia.

DE GREGORI DE GREGORI venditti de gregori folkstudio venditti de gregori folkstudio antonello venditti, francesco de gregori e riccardo cocciante antonello venditti, francesco de gregori e riccardo cocciante FELLINI FELLINI MARIO SCHIFANO E ANDY WARHOL MARIO SCHIFANO E ANDY WARHOL francesco de gregori francesco de gregori

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGO-SPIFFERA: SUSSURRI & RUMORS - COSA HA SBIANCHETTATO DALLE SUE CHAT MARIA ROSARIA BOCCIA? LA PERIZIA SUI 13 DISPOSITIVI DELL’EX AMANTE DI SANGIULIANO SARÀ LUNGHISSIMA: NON SOLO PER LA QUANTITÀ DI DOCUMENTI, FOTO E VIDEO, MA ANCHE PER VALUTARE COSA È STATO CANCELLATO IN QUESTI MESI – I MISTERI DEL BAYESIAN NON FINISCONO MAI: CHE FINE HA FATTO LA VALIGIA “FORTIFICATA” IN TITANIO IN CUI MIKE LYNCH CUSTODIVA I SEGRETI DELL’INTELLIGENCE DI MEZZO MONDO? – PERCHÉ ALMA FAZZOLARI HA LASCIATO IMPROVVISAMENTE TIM? – GIAMPIERO ZURLO DICE “MESSA” – LA STRATEGIA DI ANDREA ORCEL PER PRENDERSI COMMERZBANK: TEMPI LUNGHI, NO ALLO SCONTRO CON IL GOVERNO TEDESCO

ULTIME DAI PALAZZI: GIORGIA MELONI E L'OSSESSIONE DI "NON TRADIRE": AL CAPO DEL PARTITO POPOLARE SPAGNOLO, FEIJOO, RICORDA IL SUO RAPPORTO D'AMICIZIA CON SANTIAGO ABASCAL (NONOSTANTE VOX SIA PASSATO CON I “PATRIOTI”) – LA DUCETTA TEME LE AUDIZIONI AL COPASIR DI CROSETTO, CARAVELLI E MELILLO: RESTERANNO SEGRETE? - MOLLATO DA MARINE LE PEN, SALVINI IN GINOCCHIO DA ORBAN PER AVERLO A PONTIDA – TAJANI FACCE RIDE': “NON SONO UNO STRUMENTO NELLE MANI DI MARINA”. MA SE LA CAVALIERA GLI TOGLIE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO E CHIEDE INDIETRO I 90 MILIONI DI CREDITO, CHE FINE FA FORZA ITALIA? - LE MANCATE CRITICHE A BONACCINI PER L'ALLUVIONE E LA GITA A ORTIGIA PRO-LOLLO DELLA SORA GIORGIA 

DAGOREPORT - L’IPOTESI DI (CON)FUSIONE TRA F2I E IL GRUPPO VENETO DI MARCHI INDISPETTISCE CDP E IL GOVERNO. RAVANELLI RESTA ALLA FINESTRA? E FRENI FRENA – IL PATRON DI SAVE, SOCIETÀ DEGLI AEROPORTI DI VENEZIA, VERONA E BRESCIA, SI SAREBBE MESSO IN TESTA DI FONDERE LA SUA SGR FININT INFRASTRUTTURE NIENTEPOPODIMENO CHE CON LA SOCIETÀ F2I. MARCHI HA GIÀ PRESENTATO IL PROGETTO A PALAZZO CHIGI E AL MEF, ED È PROSSIMO A UN INCONTRO ANCHE CON GIUSEPPE GUZZETTI, MA NELLE STANZE DEI BOTTONI MELONIANI SONO DUE GLI ARGOMENTI IN DISCUSSIONE…