DAGOREPORT
Il 19 febbraio il cantautore Paolo Conte si esibirà alla Scala. Mentre montano le richieste di biglietti (ci saranno i bagarini?) da parte di coloro che, sentito Conte, non metteranno più piede alla Scala nemmeno per un recital, montano pure le polemiche di quelli che alla Scala e all’opera ci vanno sempre e stigmatizzano la “ospitata” di Conte (che ospitata non è, poiché la serata figura prodotta dalla Scala).
Qualcuno dichiara di non voler nemmeno “discutere la presenza di Paolo Conte alla Scala”; altri parlano dei “prezzi dei biglietti come scandalo mondiale”; qualcuno ricorda che alla Scala cantò anche Milva. Ma questa fu cosa diversa poiché Milva non cantò canzoni pop, ma alla Piccola Scala nel 1975 nello spettacolo ‘’Io Bertolt Brecht’’, tre anni dopo nella prima del “Diario dell'assassinata” con la direzione di Donato Renzetti e la regia di Filippo Crivelli; Luciano Berio la chiama nel 1982 e nel 1988 partecipò al dramma coreografico “L'angelo azzurro” di Roland Petit, quindi ultima apparizione nel 1989 protagonista in “Sette peccati capitali” di Kurt Weill con l’orchestra scaligera diretta da Zoltan Peskó.
dominique meyer sergio mattarella 2
Alla Scala non ha mai cantato il Nobel Bob Dylan, che pure sarebbe stato più legittimato, nemmeno Paul McCartney: perché ci arriva Paolo Conte? Di certo non l’ha cercato il sovrintendente Dominique Meyer: a lui, mi sa, arriva il pacco postale. E anche a tutti i lavoratori Scala, che per lo più stropicciano gli occhi all’iniziativa (si fa sciopero per la Cultura perché 90 lavoratori non sono troppi per montare due leggii e nemmeno un documentino critico sul concerto di Conte? Perché?).
chiara bazoli beppe sala prima scala 2022
Quel che possiamo dire è che Conte appartiene alla casa discografica fondata dal compianto Piero Sugar, il grande produttore ungherese figlio di Salomon Sugar e Vilma Goldstein, gestita dalla vedova ex Casco d’oro Caterina Caselli. L’ex ministro della cultura, il ferrarese Dario Franceschini, sarebbe stato a conoscenza dell’iniziativa (quindi l’ha approvata? L’ha sostenuta? Spinta?) e, di certo, lo è stato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presidente del Teatro.
piero sugar caterina caselli 7
Non è una affittanza: la Scala emette i carissimi biglietti (300 euro) tutti esauriti, probabilmente guadagna nella produzione e paga un feea Conte; pare che si produrrà un dvd dell’evento. Evento nel quale si dovrebbero usano chitarra elettrica e amplificazione. Alla Scala!
Non è una questione di classe, di élite… ma di cancellazione della storia della Cultura, mancata difesa dei generi, volontà di assecondare la disintermediazione dove tutto è uguale a tutto, la Ferragni è maîtrea Sanremo più di un professore ordinario di Filosofia e Conte alla Scala vale Mozart. Finora la Scala era resistita.
dario franceschini foto di bacco (2)
Poi ci lamentiamo dei like a questo e a quello e facciamo i distinguo se Uto Ughi sbotta e dice “basta” ai Maneskin. A proposito, loro, così fluidi e mainstream, visto che non sono a Sanremo quando li vedremo alla Scala?