Alessandro Ferrucci per il Fatto Quotidiano
Le minacce non le teme, le inquadra come possibili conseguenze del lavoro; la fatica nemmeno, le piace la redazione, ama le inchieste, ama varcare i cancelli della Rai "e subito ti provano la temperatura". Ma il gossip, no.
Con Federica Sciarelli se si vuole ottenere una tregua rispetto a un costante fluire di parole, basta pronunciare "gossip" o porre domande sulla vita privata e scatta un deciso e ripetuto silenzio ("sono molto riservata, e quando sono apparsa, non per il lavoro, mi ha infastidito").
Da pochi giorni, insieme a Ercole Rocchetti, Veronica Briganti e Marina Borrometi, ha pubblicato Trappole d' amore: un libro che non lascia respiro, prende allo stomaco, avvolge l' animo di malinconia e riflessione, ed è basato su alcune delle storie (vere) affrontate da Chi l' ha visto?; sono tutte vittime di truffe online, sono persone sedotte, ammaliate, umiliate, depredate nei sentimenti e nel portafogli da gruppi criminali con sede in Africa e organizzati scientificamente. E c' è chi poi si è ucciso.
Vere "Trappole d' amore". La tecnica è pazzesca: ho acquistato i libri che servono alla loro formazione, e sono dedicati alle strategie per far innamorare.
Come sono organizzati?
Hanno vari livelli: iniziano i ragazzini, sono loro a inviare le richieste di amicizia sui social; poi quando il soggetto abbocca, entra in gioco un team più esperto e preparato a concludere le truffe.
Iper strutturati. Per vacanza sono andata in Kenya, e lì ho capito il meccanismo: un tempo esisteva il turismo sessuale maschile, un processo molto basic, con l' uomo grasso e sudato, vicino a una donna giovane.
Mentre oggi?
Vedi situazioni incredibili con donne occidentali accompagnate dai cosiddetti beach boys: questi promettono amore eterno, ma seducono e spillano soldi.
Ci è capitata in mezzo?
In aeroporto c' era un ragazzo africano abbracciato a un' europea. Entrambi piangevano.
Disperati. Ma quando lei è partita l' ho ritrovato all' uscita in cerca di una nuova turista appena atterrata.
C' è un livello culturale di chi subisce?
È trasversale; c' è una psicologa che dopo aver scoperto la truffa è partita per la Nigeria spinta da un ragionamento: "Va bene, chi mi ha contattata non è un soldato americano, vedovo e con figli, comunque mi sono innamorata di lui".
E Lo ha trovato e portato in Italia; ma lei è riuscita a ribaltare la questione, mentre le storie finiscono male.
In quante le scrivono?
È un continuo, tutti i giorni riceviamo segnalazioni o persone che ci inviano foto accompagnate dal messaggio: "Per favore, mi fate capire se è una truffa o meno?" Mettete il bollino.
Marina Borrometi ha il compito di verificare e rispondere; in alcuni casi andiamo a cercare i soggetti che subiscono il furto del profilo e gli spieghiamo la situazione.
Tipo?
È successo a Maurizio Aiello (uno dei protagonisti di Un posto al sole): le sue foto sono state utilizzate in Francia.
E Aiello?
Alcune donne francesi lo hanno chiamato perché desideravano conoscerlo.
Macchine da guerra, i clan.
federica sciarelli sandro curzi
È una truffa che a loro costa pochissimo, per organizzarla basta un computer, Internet e un po' di tempo a disposizione. E di tempo ne hanno tanto; (silenzio) mi rendo conto che noi di Chi l' ha visto? siamo un osservatorio sulla società.
Mantenete il contatto.
Questo filo con gli spettatori ci consente di capire cosa accade; (cambia tono di voce) chi scompare in questi giorni, in realtà, si è quasi sempre suicidato.
Siete una comunità.
Attualmente ci contattano per le tanti morti strane tra gli anziani È perennemente immersa nelle sue storie.
Quando lavoravo nella redazione politica del Tg3 gli argomenti erano certamente più allegri di Chi l' ha visto?; il problema è che se dai il tuo aiuto a un familiare, non è che poi giri le spalle e attacchi il telefono; recentemente, a causa di un dramma, una collega della redazione è stata un' ora al cellulare per ascoltare lo sfogo di una donna appena colpita da un lutto.
Situazione tosta.
(Tono semiserio) Ogni tanto, a fine stagione, chiedo di cambiare perché è un programma tosto e noi siamo delle spugne; in realtà ci credo fino in fondo.
Riesce a non portarsi tutto ciò a casa?
Siamo sempre connessi, con il lockdown si lavora più di prima.
L' hanno descritta come una mamma apprensiva.
Non è vero! È che quando mi intervistano alla fine piazzano sempre una domanda su mio figlio, e da lì esce un titolo forzato e frasi nelle quali neanche mi ritrovo.
Qual è la verità?
In questi anni ho affrontato storie terribili come nel caso di Federico Aldrovandi: quando parli con sua madre, e ti racconta la notte della tragedia, lei che chiamava il figlio e il figlio non rispondeva perché già morto, sono immagini forti che ti restano dentro e si tramutano in cicatrici.
Quindi?
A mio figlio raccomando: "Esci tranquillo, ma se fai tardi manda un messaggio, così se mi sveglio non mi agito".
Non è ansiosa.
A tredici anni avevo già il motorino.E andava alle manifestazioni. Frequentavo una scuola definita "rossa", ed ero in classe con Giorgiana Masi (uccisa il 12 maggio 1977): la sua morte ci ha segnati per sempre e in quel periodo, ogni settimana, veniva organizzata una manifestazione; (sorride) sono scesa talmente tante volte in piazza per Valpreda, che mi avrebbe dovuto omaggiare di un monumento.
Però
Era interessante, era un modo di discutere, di stare in mezzo agli altri, di aprire la mente; anni fa incontro la mia professoressa di Lettere del liceo, ero convinta che mi avrebbe attaccato, della serie "non ne potevo più di voi"; al contrario mi ha sorriso: "Bei tempi i vostri, adesso gli studenti hanno la testa piegata sul cellulare, non ti guardano, non protestano. È un piattume".
Era rappresentante d' istituto?
Non c' erano quei ruoli.
Però secchiona.
Diplomata con 60.
È arrivata seconda al concorso Rai.
Avevo vent' anni e partecipai al bando per l' avviamento alla carriera giornalistica; con me altri diecimila partecipanti.
Chi è il primo?
Dario Laruffa del Tg2, ogni volta che lo incontro gli ricordo il primato; comunque allora era complicato entrare in Rai, utilizzavano solo la chiamata diretta, con la politica che lottizzava, e noi del concorso rappresentavamo qualcosa di anomalo, contrastavamo la spartizione. (sorride) Che succede?
federica sciarelli chi l ha visto
Anche nei concorsi conta la fortuna: nel questionario mi capitò una domanda dedicata all' hockey su prato, e credo di essere stata l' unica a rispondere: giocavo a hockey.
Come è finita la storia del concorso?
Per un anno ho lavorato in varie redazioni, anche a Napoli, Firenze e al Tg1 dove ho conosciuto un Enrico Mentana praticante; lo stipendio era di 250 mila lire al mese, nonostante le trasferte E allora? Dopo un anno gli altri borsisti hanno organizzato una lotta per l' assunzione e insieme al sindacato; io nel frattempo mi sentivo offesa dal trattamento ricevuto, e mi iscrissi a un concorso per il Senato: mi presero all' ufficio delle informazioni parlamentari.
Altro mondo.
Eravamo obbligati a mantenere un certo decoro: a un collega decurtarono metà dello stipendio perché aveva osato non indossare i calzini; un altro, tutti i giorni, era obbligato a togliere l' orecchino; mentre io sono sempre stata una un po' scapestrata. Comunque sono rimasta quattro anni e, appena assunta hanno tentato lo scherzo del "Sarchiapone selvatico".
Cioè?
Ti chiamavano dalla stanza accanto e chiedevano: "In quale anno è stato presentato il disegno di legge sul Sarchiapone selvatico?" Per fortuna avevo visto in televisione lo sketch di Walter Chiari e non ci sono cascata. Da lì sono salita nella scala dei valori.
Quei quattro anni Esperienza bellissima, e siccome dovevo dare informazioni parlamentari, mi sono impossessata di tutti i meccanismi; al mio piano c' era il Gruppo misto e allora era presente solo Umberto Bossi.
Diventata amica?
No, ero una dipendente.
federica sciarelli pamela prati chi l ha visto
E poi?
Dopo 4 anni il ricorso con i sindacati si è sbloccato, come la possibile assunzione.
Lei, subito.
Alt! Al Senato guadagnavo benissimo: 15 mensilità, stavamo chiedendo la sedicesima, quindi benefit, aiuti sul mutuo, e poi mio padre, da avvocato dello Stato, ripeteva: "Ma che sei matta, vuoi lasciare un posto del genere per il giornalismo?".
Soluzione?
Uno dei borsisti, Angelo Figorilli, mio amico e già entrato in Rai, aveva capito che non mi conveniva, però mi voleva bene e conosceva la mia psicologia, così rispetto ai guadagni mi sparò una cifra approssimativa.
Perfetto.
Poi gli domandavo: "Quante ferie hai? Al Senato sono 40 giorni l' anno". E lui: "All' incirca così", e ancora un' altra serie di balle; quando mi è arrivato il primo stipendio, a momenti svenivo, e l' ho richiamato: "Che mi hai detto!!!". E lui: "Altrimenti non saresti entrata".
In famiglia?
Tutti contro di me, non solo mio padre; il massimo fu quando andai all' ufficio del personale del Senato: "Buongiorno, mi devo licenziare.
Come si fa?". "Non lo sappiamo, non si è mai licenziato nessuno".
Esordio al Tg3.
Ero timida, terrorizzata, avevo paura di affrontare un mestiere importante, però mi misero nella redazione del Politico e mi ritrovai con una competenza pazzesca, ero dentro ai lavori parlamentari.
federica sciarelli bianca_berlinguer
A Tele Kabul tra i nipoti di Stalin.
Mi reputo fortunata: avevo Sandro Curzi come direttore e Corradino Mineo caporedattore centrale. Mi hanno insegnato tutto. E per noi del Tg3 non era semplice lavorare.
Emarginati?
Ci consideravano solamente dei comunisti, mentre c' erano anche democristiani e liberali, poi uscì un articolo su il Popolo che ci derubricava a nipotini di Stalin e mi offesi; mentre Tele Kabul è opera di Giuliana Ferrara al congresso socialista, con noi relegati in uno scantinato.
Appunto, emarginati.
Ci trattavano come l' ultimo dei Tg, ma noi eravamo combattivi, con Curzi che ci spediva nelle piazze, parlavamo di mafia, di morti bianche, di argomenti che nessun telegiornale affrontava.
Com' era un rimprovero di Curzi?
Metteva paura, e anche Mineo non era male; (ride) un anno mi prendo un mese di ferie, destinazione India, ed esattamente in quel periodo scoppia la guerra in Iraq.
Dolore.
Quando mia sorella mi viene a prendere in aeroporto, mi inquadra la situazione: "Adesso ti piazzeranno a incollare i francobolli, i tuoi colleghi sono tutti i giorni in diretta".
E invece?
Arrivo prestissimo in redazione, consapevole dell' incazzatura di Curzi, ma in India gli avevo preso un pareo con sopra tutte falce e martello; appena lo vedo gli do subito il dono. Lui lo prende e cambia d' umore.
Furba.
Non ho mai totalmente rinunciato alla mia vita per il lavoro; Sandro è stato veramente un maestro, è lui ad aver ideato la rassegna stampa e tutte le sere a mezzanotte chiamavo i giornali e mi segnavo i titoli a penna.
Falce e martello l' affascinavano?
Sono sempre stata di sinistra, la mia famiglia no, però oggi sorrido alla me quindicenne che credeva nella rivoluzione; adesso credo che se una persona è perbene lo è a prescindere dal voto.
Dal Tg3 a Chi l' ha visto? è diventata fonte di gossip.
Mi ha sempre dato fastidio, e non vado da nessuna parte, nessuna festa, sono riservata.
Sciarelli, coletta, iacona berlinguer
La fermano spesso?
Mah, normale, come accade a tanti; e poi giro in tuta, con il cane e il mollettone sulla testa.
Niente aperitivi.
Macché! Ripeto: non sono mondana, sono una giornalista.
Minacce?
Le ho messe nel conto; qualcosa è arrivato soprattutto dopo l' inchiesta sulla Banda della Magliana e le interviste ai superstiti di quel clan, tanto da volermi mettere sotto sorveglianza.
Ma Ho fatto mia una frase di Nino Mancini (uno degli ex boss della Magliana): "È meglio morire sparati che in ospedale".
Tempo fa è stata una delle candidate alla direzione del Tg1.
Un sabato, mentre passeggiavo, all' improvviso mi esplode il cellulare di messaggi, ed erano tutti complimenti. Non capivo. Poi una collega mi scrive: "Ma è vero?" E io: "Cosa?" "l' Huffington post titola: 'È fatta, la Sciarelli direttore del Tg1'". Io basita. Poi sono andata a pattinare, e nel frattempo ho pensato: vabbè, sto zitta, per due giorni lo faccio credere.
E sono arrivate le raccomandazioni (Scoppia a ridere) Qualcuna sì vabbè, scherzo; però non sono una innamorata del potere, quindi non ho mai brigato per ottenere di più e ritengo il mio mestiere già un privilegio.
Altri suoi colleghi hanno cambiato la loro tipologia di contratto e ottenuto stipendi sopra la media. Lei come è inquadrata?
Sono orgogliosamente dipendente della Rai e non ho neanche l' agente.
Un suo vizio.
Lo sport.
Scaramanzia.
Sono di origine napoletana.
Cattolica?
La mia famiglia sì, io solo rispettosa.
Lei chi è?
Una persona normale.
(Cantano i Mattia Bazar: "Sono una persona normale che fa da sé ma fa per tre. Non rinuncio a lottare. Ma mi piego all' amore, do all' amore tutto quel che ho").
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