SEDERE E’ POTERE – MATTIOLI: DALLA POLTRONA DEL RE SOLE A QUELLA DOVE HOLLANDE POGGIA IL SUO “CUL BAS”: IN MOSTRA A PARIGI TRE SECOLI DI SEDIE SIMBOLO DI GOVERNO – LA DIFFERENZA CON L’ITALIA DOVE LE POLTRONE DEL POTERE SONO COME LE ISTITUZIONI CHE RAPPRESENTANO: VECCHIE

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Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

Solo in un Paese dove c' è il senso dello Stato come la Francia si poteva ideare una mostra così. In un Paese dove lo Stato fa senso come l' Italia, non verrebbe in mente a nessuno.

RE SOLE RE SOLE

 

Sta di fatto che il 25 aprile si inaugura, alla Galerie des Gobelins di Parigi, con la scenografia dell' archistar Jacques Garcia, Sièges en Société, du Roi-Soleil à Marianne , una sfilata di poltrone del potere da Luigi XIV a Hollande. Insomma, per una volta si parla di poltrone non in chiave metaforica ma reale, concreta, plastica, manufatti dove hanno posato, posano e, si suppone, poseranno le più o meno auguste terga i reggitori dei destini della Nation.

 

Tutto arriva dalle ricche collezioni del Mobilier national, l' istituzione che veglia sugli arredi della République e provvede a conservarli, arricchirli, restaurarli e distribuirli fra le varie sedi istituzionali (fra parentesi, a conferma dell' ossessione francese per il Potere e il modo di gestirlo, va ricordato che qualche anno fa, a Versailles, fu ostensa una clamorosa sfilata di troni, monarchici e repubblicani, reali e imperiali, laici ed ecclesiastici, europei ed extra, a conferma che la prima cosa che fa chi comanda è sedersi più in alto di chi obbedisce).

 

Ogni regime la sua sedia E qui, in attesa di vedere l' esposizione parigina, che si preannuncia assai gustosa, si possono già fare alcune considerazioni. La prima è che i regimi passano, ma le poltrone restano. Dal 1789, la Francia ha vissuto sotto cinque Repubbliche, due Imperi, un Direttorio, un Consolato, una Restaurazione, una Monarchia borghese e un État français fascista, con un' instabilità istituzionale che non ha eguali in Europa.

MOSTRA SEDIE DEL POTERE MOSTRA SEDIE DEL POTERE

 

Eppure, gli stessi mobili sono tranquillamente serviti a tutti: non è che gli ori delle repubbliche siano mai stati meno sfavillanti di quelli delle varie monarchie, e viceversa.

Quando Luigi XVIII rientrò alle Tuileries dopo un quarto di secolo in esilio, apprezzò moltissimo il mobilio che aveva scelto Napoleone, tutto ovviamente in stile Impero. Si limitò a far sostituire le api bonapartiste con i gigli borbonici e le «enne» dell' altro con le «elle» sue.

 

Molto razionale: cambiare una consonante è più pratico e meno costoso che cambiare tutto l' arredamento. Certo, alcuni gloriosi oggetti non sono più in uso, ma nei musei. In mostra ci saranno ad esempio una poltrona «alla Voltaire» proveniente dal gabinetto di Fontainebleau del duca d' Orléans, lo sfortunato primogenito di Luigi Filippo. Oppure la meravigliosa sedia da ufficio griffata Jacob, uno dei maggiori ebanisti del Settecento, già collocata nel castello di Saint-Cloud, poi disgraziatamente bruciato durante la guerra franco-prussiana. Ma altri gioiellini illustrano perfettamente l' arte del riciclo.

 

Tipo il «fauteuil de représentation», che potremmo tradurre come «poltrona da parata», disegnato nel 1814 da Percier e Fontaine, gli architetti prediletti di Napoleone, per il di lui figlio, il Re di Roma. Una poltrona gemella, attraversato tutto l' Ottocento, fu prestata nel 1915 al Sultano del Marocco, all' epoca protettorato francese, e adesso viene usata come trono dall' attuale Re del Paese africano. Come dicevano le nonne: in questa casa non si butta via niente, mai.

POLTRONA ALLA VOLTAIRE POLTRONA ALLA VOLTAIRE

 

In Italia Però colpisce anche la capacità di rinnovarsi. Prendete la poltroncina bianca, semplice ma chic, firmata Christophe Pillet. È quella dove François Hollande poggia il baricentro (basso: lui si è sempre lamentato con gli amici del suo «cul bas») quando assiste alla sfilata del 14 Luglio sugli Champs-Elysées. Ed è bellissima la «rocking-chair» in un solo pezzo creata da Richard Peduzzi, il glorioso scenografo degli spettacoli di Patrice Chéreau.

 

Scatta naturalmente il confronto con l' Italia. Le poltrone del potere, nel nostro Paese, siano come le Istituzioni che rappresentano: vecchie. Al Quirinale, a Palazzo Chigi, alla Camera, al Senato, i mobili sono meravigliosi ma tutti storici. Latita, anche qui, il rinnovamento.

 

POLTRONA HOLLANDE POLTRONA HOLLANDE

Per un Paese che è la prima potenza mondiale del design, e che nonostante tutto continua a stupire il mondo con la genialità dei suoi creativi, appare quantomeno strano che a Palazzo non si veda mai nulla di contemporaneo. Le poltrone più ambite della Repubblica sono e restano massicce, scenografiche, barocche, tutto un tripudio di velluti e dorature, con maxi braccioli e super schienali, ormai perfino più solenni di quelle papali (con Francesco, poi...). Anche qui, di rottamare non si parla.

 

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