Paolo Di Paolo per “la Repubblica” - Estratti
Trenta è un numero che ricorre. Trenta cantanti in gara: il numero più alto nella storia del festival. Trenta italiani su cento (risulta da un sondaggio YouGov) pronti a guardare tutte e cinque le serate. Almeno mezzo Paese è sicuro di guardare almeno una puntata.
Amadeus V può dormire sonni abbastanza tranquilli. E godersi l’evidenza di una impressionante riconquista del pubblico giovane: quello che tradizionalmente, per decenni, si è smarcato dalla kermesse. Anche per posizionamento ideologico-estetico. E invece eccoli, Millennials e GenZ, palpitanti e disposti perfino a recuperare un rapporto con il vetusto elettrodomestico. Se è vero che nel complesso prediligono lo streaming da computer tablet smartphone, non escludono di seguire l’evento insieme agli amici sul divano. Seratona Sanremo!
Le fasce 18-24 e 25-34 attivissime nel teleclub casalingo, con un imprevisto e surreale distinguo: i ragazzini organizzano e invitano, i ragazzoni più grandi aspettano di essere invitati. Riassumendo: il festival non è più roba da boomer. Una rivoluzione sociologica? Una nuova moda? La fine di un certo elitarismo antipop? È un peccato dover dare un dispiacere a Pasolini, atterrito oltre mezzo secolo fa dalle città deserte nei giorni di festival: «Tutti gli italiani erano raccolti intorno ai loro televisori». Quasi tutti. Perché in quel ’69 i giovani contestatori misero parecchio in ansia gli ospiti del Casinò. State sereni.
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