Estratto dell’articolo di T. L. per il Corriere della Sera
«E poi c’è questo ragazzo, Ultimo, che viene dalla borgata e fa delle canzoni bellissime, come quella che ha cantato al Festival. La sala stampa di Sanremo ha esultato nel momento in cui è finito fuori dal podio ma lui se ne frega, va avanti per la sua strada, ha già riempito lo stadio Olimpico e lo farà ancora in estate. Un tempo», il riferimento è all’epoca del Partito comunista italiano, «questi ragazzi li andavamo a cercare noi, li chiamavamo, li conoscevamo.
Come abbiamo fatto con un giovanissimo Antonello Venditti, con Francesco De Gregori, qualche anno dopo con Luca Barbarossa…». Lunedì 14 febbraio 2023, ore 18, sulla testa del centrosinistra romano soffia il vento gelido della pesante sconfitta alle elezioni regionali del Lazio.
«L’ultimo Sanremo è stata la combinazione di tre cose. C’è stato il politicamente corretto, come la lettera di Zelensky: sia chiaro, io sono per sostenere l’Ucraina anche con l’invio delle armi ma le parole del presidente ucraino erano un invito alla guerra, mentre questa guerra si vince solo se si arriva alla pace. (…)
Poi c’è stato il politicamente scorretto, tutte le cose che avete visto, come quella scena di Rosa Chemical con Fedez (…)». E oltre questo corretto e scorretto, in mezzo, «c’è stato Ultimo, uno di quelli che un tempo noi avremmo cercato, conosciuto, coinvolto, come avevamo fatto con artisti come Venditti, De Gregori, Barbarossa». (…)
goffredo bettini foto di bacco (7)
ULTIMO
Estratto dell’articolo di Giuseppe Fumagalli per “Oggi”
Non esistono più le stagioni e, diciamocelo, anche i campanili non sono messi benissimo. Gli architetti ormai ne fanno volentieri a meno. Anche Roma, che tra Vaticano e centro storico detiene il primato mondiale di campane (ne verrebbero sbatacchiate quotidianamente oltre 1.200), vede sparire dalle periferie il più atavico e italico totem di appartenenza territoriale. Sparisce il campanile, ma nel cuore e nella mente degli uomini resiste il campanilismo.
I suoi rintocchi si odono distinti già alla prima tappa di un viaggio nell’hinterland della Capitale, alla ricerca di storie e notizie sulle origini di Ultimo, al secolo Niccolò Moriconi, indicato tra i favoriti del prossimo Festival di Sanremo. Il cantante ha sempre sostenuto d’essere cresciuto nel quartiere popolare di San Basilio, ma un giovane abitante del rione agita le dita come tergicristalli impazziti.
«Ultimo non è di qua», interviene. «Lo dice lui che è di San Basilio. E sa perché lo dice? Perché fa più scena dire che si è “nati ai bordi di periferia”, come cantava Ramazzotti, in una zona povera, dove non c’è lavoro, gira la droga, la vita è dura ed “è più facile sognare che guardare in faccia alla realtà”». Un coetaneo aggiunge: «Fabrizio Moro, quello sì è nostro. Ultimo no. Lui è del Giardino Nomentano, dall’altra parte della strada, a un paio di chilometri da qui.
goffredo bettini foto di bacco (8)
Un bel quartierino costruito dal padre di Ultimo, ingegnere, con una bella villa dove lui ha abitato finché non è diventato più ricco del babbo suo e se n’è pigliata una più grande e più bella. Sa cos’hanno oggi i ricchi? È che non s’accontentano più di quello che hanno, vogliono fare tutto, pure i poveri. E noi che poveri lo siamo per davvero ci sentiamo un po’ presi in giro».
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