LA ‘SPENDING REVIEW’ BY FELTRI: ‘INVECE DI ACCANIRSI SUI COMPENSI DEI BOIARDI COME MORETTI, RENZI PENSI A TOGLIERE DI MEZZO GLI ENTI INUTILI: VIA LE AUTHORITY, AZZERIAMO I TAR, ELIMIAMO LE REGIONI O RIDUCIAMOLE A 4 O 5’

L’Infeltrito: ‘Usare le cesoie a capocchia è controproducente: l’omologo tedesco di Moretti guadagna oltre il doppio del nostro connazionale, eppure la Merkel non si sogna nemmeno di segargli lo stipendio. Perché? Elementare: è uno che sa il fatto suo, esattamente come l'organizzatore di Frecciarossa e similari’...

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Vittorio Feltri per ‘Il Giornale'

Si dice che l'astuzia sia l'intelligenza dei poveri. Probabilmente è vero. E si vede che Matteo Renzi, pur non essendo mai stato ricco, punta a diventarlo. In attesa di alzare i propri guadagni, cerca di abbassare quelli degli altri, per esempio dei manager di Stato: un'operazione molto popolare, fucina di consensi facili.

vittorio feltri daniela santanchevittorio feltri daniela santanche

Appiattire lo stipendio di chi ti sta intorno è un metodo sicuro, inoltre, per valorizzare il tuo anche senza aumentarlo. L'importante, predicava un vecchio saggio un po' rincoglionito, non è incassare tanti soldi, ma una lira in più rispetto ai tuoi simili. Vabbè, ciascuno ha il proprio modo di escogitare stupidaggini. Renzi ha il suo, e bisogna riconoscere che certe idee producono effetti speciali.

Negli ultimi giorni egli ha decretato che nessun boiardo possa ricevere uno stipendio più alto di quello del presidente della Repubblica, che ammonta a circa 220mila euro l'anno. La notizia, però, ha mandato nel più profondo sconforto un sacco di gente che ha la testa nella pubblica mangiatoia, per esempio Mauro Moretti, già sindacalista rosso, attuale amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, il cui stipendio annuo supera gli 800mila euro lordi. Se il diktat renziano fosse confermato, egli vedrebbe ridotto a un quarto il totale dei propri emolumenti. Ovvio che sia furibondo e che minacci di mandare al diavolo il premierino e i suoi treni della malora.

Uno come Moretti, che è riuscito, nonostante i governi del menga cui ha dovuto rendere conto negli anni, a rinnovare le ferrovie, trasformandole da reperti archeologici in modernissimi trasporti veloci e velocissimi, di certo non si rassegna a farsi ridimensionare la paga a livello di quella di un manager di quart'ordine. Piuttosto che ingoiare una simile umiliazione, è disposto a trasferirsi altrove per sfruttare a meglio le proprie capacità professionali.

Occorre aggiungere che non tutti i capi di azienda al servizio della pubblica amministrazione sono all'altezza dell'ingegnere ex comunista. La maggior parte di essi ruba lo stipendio e meriterebbe una busta paga assai più sottile. Però questo è un altro discorso, e lo facciamo subito: il compenso ai manager non va stabilito a tavolino, bensì in base al rendimento di chi lo percepisce. Il metro di misura da adottare per retribuire un leader non è il grado gerarchico, ma il risultato di bilancio. Chi ha prodotto utili e altri vantaggi per l'azienda guidata è normale che intaschi tanti soldi; chi invece ha combinato solo guai va cacciato. Il problema non è l'ammontare della remunerazione, ma la bravura di chi se la ficca in saccoccia.

Si dà il caso che l'omologo tedesco di Moretti abbia un appannaggio di 1 milione e 800mila euro, oltre il doppio di quello del nostro connazionale, eppure Angela Merkel non si sogna nemmeno di segarglielo. Perché? Elementare: è uno che sa il fatto suo, esattamente come l'organizzatore di Frecciarossa e similari.

Moretti insieme al premier Matteo Renzi fef c c c d fafe fb c b kYgG U bcC x LaStampa itMoretti insieme al premier Matteo Renzi fef c c c d fafe fb c b kYgG U bcC x LaStampa it

Nonostante ciò, il baby presidente del Consiglio italiano insiste nell'intenzione di piallare il compenso di tutti i boiardi, adeguandolo a quello del titolare del Quirinale, senza valutare che Giorgio Napolitano è spesato come e quanto un re, mentre il numero uno delle Ferrovie (è non il solo) si sbatte tutto il giorno per tenere in piedi egregiamente la baracca, dimostrando più efficienza dei suoi predecessori, che hanno tirato a campare abbandonando i nostri treni all'incuria e alla mediocrità tipiche delle imprese statali.

RENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTORENZI E NAPOLITANO AL GIURAMENTO

Il fatto che Renzi miri a tagliare le spese pubbliche è confortante. Ma c'è modo e modo per usare le cesoie. Sforbiciare a capocchia, indiscriminatamente, è ingiusto e controproducente. Se il giovanotto di Palazzo Chigi vuole lodevolmente potare i rami secchi, invece di accanirsi su chi agisce nell'interesse del Paese, si sfoghi sugli enti inutili che pullulano dalle nostre parti.

Sono numerosi e costosissimi. Prendiamo le authority. A che cosa servono, se non a ingrassare una moltitudine di funzionari, amministratori, segretarie, impiegati e autisti la cui attività non porta beneficio alcuno alla collettività? E che dire dei Tar? Sono entrati in servizio negli anni Settanta, in coincidenza con l'istituzione delle Regioni, e hanno provocato soltanto disastri. Azzeriamoli. Il personale sia trasferito nei tribunali ordinari, così saranno meno lenti, forse. Le stesse Regioni che fanno oltre a sperperare denaro? Via, eliminiamole. Oppure da 20 che sono riduciamole a quattro o cinque.

RENZI NAPOLITANORENZI NAPOLITANO

Gli enti che non hanno motivo di esistere sono decine, centinaia: spazziamoli via e che sia finita. Coraggio, Renzi, trascuri le poche cose che funzionano e si dedichi alla soppressione di quelle parassitarie i cui oneri pesano sulle tasche dei cittadini senza un minimo di tornaconto per i medesimi. Non sia ingrato con i vari Moretti che guadagnano tanto (neanche troppo) perché tanto fanno e sia implacabile con coloro i quali, viceversa, vivono a sbafo, grazie all'imbecillità dei governanti e alla pazienza dei contribuenti. Giù le mani dal portafoglio degli onesti, e si saccheggi quello dei fannulloni.

 

 

 

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