Paolo Bianchi per “Libero quotidiano”
Nell' iconografia orientale i piedi del Buddha sono molto rassicuranti. Mi ricordo quelli del grande Buddha sdraiato nella pagoda Chaukhtatgyi, a Rangoon in Birmania. In realtà mi vengono in mente quando Berarda Del Vecchio, autrice del volume L' adorazione del piede, uscito qualche anno fa per Castelvecchi, mi rivela che sono i suoi preferiti. Il piede è oggetto di culto da sempre. A ripassare l' argomento ci pensa Laura De Luca, con un saggio, è il caso di dirlo, snello e leggero, Piedi (Fefè editore, pp. 236, euro 12) tramite il quale si rivolge a un feticista.
«Non pensare di essere il solo. E non pensare di essere solo», esordisce. Feticismo è spesso usato come sinonimo di perversione, ma etimologicamente non è così. Ma la parola "feticcio" ha la radice nel "fare", cioè nel manufatto, in un oggetto in grado di assorbire e trasferire magia e poteri. Il feticcio sarebbe quindi semmai la calzatura. Ma per estensione chiamiamo feticista colui che ne adora anche il contenuto, o soprattutto quello.
A proposito di scarpe, si veda anche il saggio illustrato di Virtus Zallot Con i piedi nel Medioevo. Gesti e calzature nell' arte e nell' immaginario,(Il Mulino, pp. 220, euro 25), giusto per capire quanto tenessero ai piedi gli artisti e i loro committenti nell' età d' oro della pittura italiana ed europea, quegli stessi piedi che, calcando la terra, sono simboli, quando nudi, di umiltà e povertà.
Per esempio quelli del Compianto sul Cristo morto di Giotto, o quelli leggiadri della Primavera del Botticelli.
La calzatura li rende nobili, come si evince dalle estremità inferiori dell' imperatore Giustiniano e del suo seguito, nei mosaici di San Vitale a Ravenna, o dalle due zeppe che il Carpaccio dipinse in Due dame, alla fine del Quattrocento. E ti credo: a Venezia, con l' acqua alta, le donne camminavano sui trampoli.
vicino alla terra La Del Vecchio non ha difficoltà a definirsi "feticista dei piedi". «Ma ognuno lo è a modo suo, o di capelli, o di seni, o di pance, e così via. Il problema dei piedi è che per secoli sono stati repressi, accomunati alla terra (dal lato opposto al firmamento e a Dio), allo sporco, al volgare e allo sconcio. Caravaggio ebbe grandi problemi con la sua Madonna dei Pellegrini». Le estremità dei nostri arti inferiori sono, anatomicamente, fra le parti più complesse della struttura umana. Decine di ossa, articolazioni e innumerevoli terminazioni nervose. Esiste un tatto del piede, la sensazione della sabbia e dell' erba, il benessere dovuto al massaggio plantare. Secondo la riflessologia, tutti i nostri organi sono connessi alla pianta del piede. Provate a tenere tutto il giorno un paio di scarpe strette.
CALZATURE come prigioni La liberazione alla sera. Mi dice Concetta Marrella, una disegnatrice di moda che ha ideato scarpe per Versace, Brian Atwood, Victoria' s Secret che «tutto parte dalla forma. Su quella forma, che è convenzionale, si disegna la calzatura. Eppure uno stilista non pensa all' uomo quando disegna una scarpa da donna. Quell' oggetto è ideato per piacere a lei. Sarà lei a decidere se usarlo per sedurre». E poi mi spiega che le taglie sono diverse fra Europa e America.
La "calzata americana" è più stretta, a sottolineare che le loro propaggini devono essere più snelle delle nostre. Ma guardiamo a Oriente, piuttosto: un personaggio di Junikiro Tanizaki ne I piedi di Fumiko, si dichiara convinto di «capire se una donna è licenziosa o se una persona è crudele solo guardandone i piedi». E sappiamo che nella Cina imperiale la fasciatura dei piedi era una pratica diffusa per miniaturizzarli. E poiché la Del Vecchio vive in Svezia da dieci anni, ne approfitto per chiederle una testimonianza sul feticismo scandinavo del piede. Pare che non sia un tabù, parliamo anche di Paesi dove in casa le scarpe si tolgono e si va a piedi nudi.
Scrive la De Luca: «La scarpa è una prigione con le pareti sempre pronte a cadere, a liberare la pura bellezza del piede () Che strana prigionia quella del piede dentro la sua scarpa.
Che strano sequestro di persona. Tra piede e scarpa è da credere che si consumi una intensa passione-sottomissione, in forza di una perenne sindrome di Stoccolma: tensione e insieme paura di quella liberazione, del distacco definitivo». Insomma, paese che vai, piede che trovi. Ogni paese ha i piedi che si merita.
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