Mirella Serri per "la Stampa"
«Quando a gestire lo Strega era la cosiddetta "Zarina" Anna Maria Rimoaldi, il premio aveva regole assai chiare. Un esempio? Era il 1998 e io avevo appena pubblicato da Rizzoli Tutte stelle. La Zarina mi chiamò a casa sua e mi ricevette in camera da letto. "Siedi lì, quello era il posto di Pier Paolo Pasolini quando mi veniva a trovare".
Poi annunciò: "Avrai il mio voto», e mantenne la parola data. Funzionava così, lo Strega, con grande trasparenza». Oggi non ci sta Aurelio Picca a essere escluso dai giochi dell' alloro romano: ha protestato con veemenza fin da ieri quando ha saputo che il suo libro, Il più grande criminale di Roma è stato amico mio (Bompiani) non è rientrato tra i dodici narratori finalisti al prestigoso certamen. Il suo romanzo, presentato allo Strega da Edoardo Nesi, è stato infatti definito dalla critica «una narrazione formidabile», «una storia unica e coraggiosa». Allora perché è stato escluso?
«Il Comitato direttivo dello Strega (presieduto dalla scrittrice Melania Mazzucco e di cui fanno parte numerosi illustri intellettuali, ndr) ha dato vita a una falsa democrazia», spiega Picca. «Con la Rimoaldi tutto avveniva alla luce del sole. Adesso il Comitato ha messo in moto un monstrum culturale e comunicativo che promuove gli scrittori senza valutarne la qualità letteraria e li tratta come "oggettistica" da vendere. Preferisco una vera oligarchia, questa riforma è antidemocratica».
AURELIO PICCA - IL PIU' GRANDE CRIMINALE DI ROMA E' STATO AMICO MIO
Il narratore di Velletri s' interroga dunque se dalla dozzina, per favorire maneggi e trame editoriali, non siano state fatte fuori firme di gran valore. Come la pensano gli altri esclusi?
«Mi avrebbe fatto piacere essere tra gli scrittori designati per salire al Ninfeo. Ma non mi sento di formulare alcuna critica», risponde Antonella Lattanzi che, con Questo giorno che incombe (HarperCollins), ha portato in libreria un thriller connotato da una scrittura fluida, appassionata.
«Siamo stati illusi dal forte consenso dei librai e dei lettori», osserva Carlo Carabba, responsabile editoriale della narrativa e della saggistica italiane HarperCollins, «il romanzo di Antonella è stato accolto come una delle presenze letterarie più importanti dell' anno. Ci sentivamo confortati dall' adesione generale e siamo dunque un po' abbacchiati».
Più distaccata è Loredana Lipperini, che ha visto rimandato al mittente La notte si avvicina (Bompiani), dove si narra il flagello di una micidiale peste che colpisce gli abitanti di un paese immaginario. «Sapevo di partecipare a un gioco, conoscevo le regole. Peraltro sono in buona compagnia, non sono state incluse bravissime scrittici come la Lattanzi, Alessandra Sarchi e Carmen Pellegrino».
La Pellegrino, scesa in campo con La felicità degli altri (La nave di Teseo) per il quale si è parlato di «ritorno al grande romanzo», mostra di comprendere le ragioni del risentimento di Picca: «È un grande narratore. Le Figaro lo ha paragonato a Pasolini. Io invece sapevo che la mia casa editrice, avendo vinto lo scorso anno con Il Colibrì di Sandro Veronesi, era difficile facesse il bis al Ninfeo in questa stagione. Inoltre, pubblicata sempre dal mio editore, è entrata Edith Bruck: un libro alto, forte, che racconta la tragedia della Shoah. Ma certo, se avessero scelto due autori della mia stessa casa, come hanno fatto per Ponte alle Grazie, non mi sarei tirata indietro!».
Non è entrata nel gruppo che ambisce alla cinquina nemmeno la Sarchi, in gara con Il dono di Antonia (Einaudi Stile libero), racconto connotato da una straordinaria introspezione psicologica: «Ho affrontato la competizione con atteggiamento consapevole. Le regole dello Strega non sono facilmente decifrabili. Quali sono i rapporti tra il premio e le case editrici? Chissà! Del perché si stringano alcuni legami piuttosto che altri non abbiamo nessuna prova. Esiste un "non detto" di cui tanti sono a conoscenza. Il re è nudo e tutti fanno finta di non vedere».