Barbara Tomasino per Libero Quotidiano
Una bambina abbandonata all' orfanotrofio si innamora del suo futuro pappone, un ragazzo senza scrupoli che la convince ad affittare l' utero a una coppia di ricchi cafoni americani. Poi quel bambino, deciso a tavolino grazie alla dittatura del dio denaro, si ribella e inizia a parlare dalla pancia alla povera sventurata, Asia, che non ha idea di cosa significhi essere madre.
Non è la trama eccentrica di un film di John Waters o Tim Burton, ma il nuovo libro di Barbara Alberti: Non mi vendere, mamma! (Nottetempo, pp. 148, euro 12), una fiaba morale colma d' ironia che punta il dito con leggerezza su un tema serio come la maternità surrogata.
Il dilemma del libro è se considerare o no la maternità surrogata una maternità a tutti gli effetti.
«Anche se il figlio non è biologicamente suo, la relazione è profonda. Quando il bambino da dentro comincia a parlare, lei gli risponde "Ma che vuoi tu, che non sei manco figlio mio?" E lui: "Vai a dirglielo al corpo. Vai a dirglielo all' anima". Portare in sé un bambino per poi lasciarlo è straziante. A meno che fra le parti non ci sia un rapporto affettivo, non basato sul bisogno del più debole. La famiglia normale non è un modello, Pasolini scriveva: "La famiglia è un' associazione a delinquere"».
È l' idea di comprarsi un figlio che trova mostruosa, quindi.
«Ti pago per farlo, te lo prendo appena nato, poi sparisci. Ma il libro non è una predica, è la storia d' amore fra la madre surrogata e un piccolo diavolo irriverente che diventa il suo maestro di disobbedienza, attraverso l' affabulazione».
Molti pensano che sia un fenomeno prettamente legato alle coppie omosessuali.
«E si sbagliano, il 90% delle coppie che richiedono la maternità surrogata sono etero. Certo fa comodo a chi è contro fare una campagna additando i gay come il problema, invece si tratta perlopiù di eterosessuali ricchi che non possono avere figli, o che si vogliono solo risparmiare il disturbo. Penso che sia una deriva irreversibile, tra un po' sarà permesso anche nel nostro Paese, ovunque ci siano soldi. Mi indigna perché si tratta dei diritti dei ricchi: s' è mai vista una ricca che fa un figlio per una povera?».
Ma in teoria non si tratta di una battaglia progressista che afferma ancora una volta il diritto della donna di fare ciò che vuole del proprio corpo?
«È il più grande regresso sul corpo della donna che si sia mai fatto. Una grande intellettuale libertaria come Luisa Muraro è totalmente contraria, e non è certo sospettabile di antifemminismo. Il fatto è che ormai abbiamo acquisito una mentalità da schiavi, per cui il denaro lava tutto».
È una società in continuo mutamento, come si possono trovare dei punti fermi?
«Certo non accettando di fare figli a 40 anni, perché prima non te li puoi permettere. O addirittura di non poterli fare perché altrimenti ti licenziano. Ma che fanno i giovani? Sono così stremati e condizionati da non ribellarsi neanche più. Orwell era ottimista! Nel suo 1984 gli uomini si piegavano alla dittatura perché terrorizzati da torture, mitra e cani lupo, noi ci siamo arresi gratis».
Tornando all' utero in affitto, lei nel libro tratteggia due ricchi americani, i Trump, ma in realtà in Italia l' unico personaggio pubblico che è ricorso a questa pratica è Nichi Vendola, colui che in teoria dovrebbe difendere i più deboli in quanto paladino di una sinistra dura e pura.
«Una volta piansi a un discorso di Vendola: era davvero ispirato. Ma non voglio partecipare al linciaggio contro di lui, anche perché passa l' idea che sia una cosa legata al mondo gay. Mi ha deluso, certo, ma non è vero che sia l' unico. Altri personaggi famosi lo hanno fatto, ma guardandosi bene dall' esporsi».
«Figliamo per morire un po' di meno», è una frase sua.
«Tutti facciamo i figli per egoismo. Quando mia madre mi rinfacciava: "Io ti ho dato la vita!", le rispondevo: "Mica l' hai fatto per me, manco mi conoscevi!". Fare un figlio è un atto di narcisismo totale. Poi, però una volta nato, sei costretto a scoprire l' altro, a dedicarti a lui per la vita. Fra le astuzie della natura, è la più riuscita».
Cosa pensa dell' aborto?
«Che è il più tragico diritto della donna. È incontestabile. Noi ci assumiamo questo atto terribile per non commetterne uno peggiore: fare un figlio che non si vuole. Non c' è una donna al mondo che "voglia" abortire. È una violenza che fa a se stessa. Però gli antiabortisti americani sparano a chi non la pensa come loro. Viviamo in una società dove l' omicidio è lo sport del secolo».
Ma non è sempre stato così?
«Mai come ora. La tecnologia moltiplica la ferocia umana. Delle conquiste che credeva di aver fatto la mia generazione si è impadronito il mercato. La liberazione sessuale è diventata prigionia sessuale, sesso come obbligo. Il sadomasochismo era un' inclinazione di pochi, ora sono 20 anni che il Postal market ti manda a casa le manette di peluche».