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Floriana Rullo per il “Corriere della Sera” - Estratti
«La Valsesia? È una delle tre valli che conosco e frequento fin da quando ero piccolo. I valsesiani si sono offesi con me? Non hanno capito che, nelle mie risposte in radio, ero ironico». Paolo Cognetti, scrittore milanese, 45 anni, che ha ambientato Giù nella valle , il suo ultimo libro, in Valsesia (Vercelli), ha ricevuto aspre critiche per alcune frasi sul territorio dette in un’intervista.
«Stavo scherzando con Linus, su radio Deejay, non pensavo di alzare questo polverone — dice —. Nel mio libro uno dei personaggi parte da Milano per trasferirsi nella vallata. È un noir. Avevo bisogno di una valle cupa e piovosa. Uno scenario-fiction come in Blade Runner . Non penso che gli abitanti di Los Angeles se la siano presa con Ridley Scott».
Paolo Cognetti, partiamo dal principio, che legame ha con la Valsesia?
«Molto forte. La frequento fin da quando ero bambino. Insieme con la valle del Lys e quella di Ayas sono le valli della mia infanzia. Ancora oggi ho lì amici carissimi». Eppure ha ricevuto aspre critiche da Francesco Pietrasanta e Marco Bussone (presidenti Unione montana e Uncem). L’accusano di aver detto che la Valsesia è il «pisciatoio d’Italia». E pretendono delle scuse...
«Scuse? Ma io non ho offeso proprio nessuno. Ho scelto la Valsesia perché è più selvaggia della mia valle. Una zona boscosa, dove piove molto, e con tanta acqua. A me i torrenti piacciono, tra i miei sport preferiti c’è il kayak».
Avrebbe anche descritto gli uomini della comunità come «ubriaconi» e le loro mogli come donne obbligate a sopportarli...
«Non so dove l’abbiano letto. Nel mio libro racconto di umani brutali con bestie e alberi ma mai di uomini che toccano le donne. La protagonista è sposata con un valsesiano ma lui non ha mai usato su di lei alcuna violenza. Sono parole che non ho mai detto».
paolo cognetti. sogni di grande nord
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paolo cognetti. sogni di grande nord