Marco Giusti per Dagospia
Volevate il sesso vero? Tom Ford, in questo notevole, complesso, ambiziosissino meta-thriller, Nocturnal Animals, tratto dal romanzo di Austin Wright (“Tony&Susan”) ce lo mostra fin dalla sequenza iniziale con un gruppo di ciccione orrende nude che ballano diventando presto, da titoli di testa, parte di una esposizione alla Bill Viola che ha messo in piedi la gallerista Susan, una grandiosa Amy Adams, in quel di Los Angeles.
Susan dichiara da subito che non le piace più quello di cui si occupa, l’arte. A nessuno piace quello di cui ci occupiamo, le risponde il raffinato critico interpretato da Michael Sheen. A un certo punto te lo trovi a fare e basta.
Sarà per questo che uno stilista famoso come Tom Ford è passato al cinema, prima con A Single Man, presentato a Venezia nel 2009, e ora con questo film meno autoriale, se si vuole, meno concentrato, meno cool, ma non certo meno riuscito. Susan vive da parecchi anni con un bell’uomo inutile e traditore, Arnie Hummer. Per lui ha lasciato diciannove anni prima il suo amore e primo marito, il texano Edward, uno scrittore timido, romantico e soprattutto debole.
TOM FORD JAKE GYLLENHAAL NOCTURNAL ANIMALS 2
Ha fatto come le aveva predetto la mamma, ricca borghese. Perché, alla fine, “tutte le figlie diventano come le madri”. In piena crisi, anche economica, malgrado lo sfoggio di Jeff Koons e Damien Hirst (finto?) in casa e in galleria, perfettamente cosciente delle corna che le mette l’inutile marito bono, Susan riceve le bozze di un libro dedicato a lei proprio dal suo primo amore Edward, Jake Gyllenhall.
E le pagine del libro diventano una storia truculenta ambientata nel Texas, durante un viaggio notturno in quel di Marfa (dove aveva ambientato un magistrale film Larry Clark), che è anche metafora di sentimenti non detti e nascosti.
Nel libro, che si chiama, appunto “Nocturnal Animals”, un timido professore, Tony, che nella sua testa ha il volta di Edward, cioè di Jake Gyllenhall, porta in auto nella notte la moglie e la figlia, Isla Fisher e Ellie Bomber, quando incontrano un gruppo di balordi, capitanati da certo Ray, Aaron Taylor-Johnson, che stuprano e uccidono le donne.
JAKE GYLLENHAAL NOCTURNAL ANIMALS
Tony, con l’aiuto di un sceriffo texano ammalato di cancro ai polmoni, un grandioso Michael Shannon, avrà la sua vendetta. Ma il percorso che Tom Ford e il suo scrittore, Edward, ci propongono, non è solo quello del revenge movie. Perché è durante la costruzione prima della violenza subita e poi della vendetta messa in scena che prendono vita le pulsioni probabilmente sessuali e i sentimenti del protagonista.
Anzi, di chi scrive, Edward, di chi lo interpreta nel romanzo, Tony, e di chi legge, Susan, perché lei è la sola lettrice del libro. Susan-Edward-Tony diventano quindi parte di uno stesso corpo che si rivela nella lettura e nella messa in scena. Sappiamo però che Edward era il grande amore anche del fratello di Susan e attorno alla sua debolezza, estremamente femminile, ruota il racconto. Non solo.
Perché sia Edward che Susan partono da una ricerca di creatività, lui vuole fare lo scrittore lei avrebbe voluto fare l’artista, che si scontra con le debolezze del carattere di entrambi, nel non volere entrare nel mondo. E la morte della famiglia diventa la parabola della sconfitta per tutti.
Anche se il film perde un po’ di tensione nella seconda parte, e la costruzione dei più livelli narrativi, come fa Franzen in “Purity”, ci fanno perdere un po’ di sostanza, rimane fino alla fine un’opera di grande classe e di grande maturità creativa. Mentre il cinema, soprattutto in America, sembra piegare anche buoni registi alle banalità che vogliono le produzioni, artisti e stilisti sembrano più liberi nelle loro scelte.
La tensione sessuale che scatta tra la vittima e il carnefice, le cause della sua debolezze, diventano qui una materia oscura che Jake Gyllenhall e Amy Adams riescono benissimo a trasmettere. Se Amy Adams, sia qui che in Arrival, si rivela come l’attrice dell’anno, già pronta per una doppia corsa all’Oscar, va detto che siamo perfettamente d’accordo con Robbie Collin che alla fine Michael Shannon con lo Stetson in testa è più cinema di tutti. E ruba in pochi secondi la scena a tutti impadronendosi del film con un ruolo minore. Gran bel film, comunque, giustamente ambiguo e disturbante.
tom ford for men campagna tom ford cara delevingne per tom ford