Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, quando sento pronunciare religiosamente la parola “privatezza” (e peggio ancora quando ne sento pronunziare il corrispondente inglese privacy) come se fosse un valore da difendere con le unghie e coi denti ho un senso di irritazione.
Quando leggo che qualcuno si oppone a che un qualche nostro documento identitario contenga l’informazione che siamo stati vaccinati, penso che la genìa degli imbecilli sia davvero illimitata quanto al suo numero e alle sue modalità di esistenza. Nell’era della comunicazione elettronica la parola “privatezza” ha perduto qualsiasi sua possibile valenza. Lo avrò detto cento volte e lo ripeto, che Amazon mi conosce e conosce i miei gusti cento volte meglio che non Michela, la mia compagna da trent’anni.
Stamattina mi è arrivata una mail da Amazon dove, in base alle mie precedenti “abitudini” di acquisto, mi raccomandavano il libro (meritorio) che Filippo Facci ha dedicato a quella famigerata aggressione a Bettino Craxi che stava uscendo dall’albergo romano dove risiedeva. Ebbene è un libro di cui un paio di giorni fa avevo scritto a Filippo che lo avrei comprato appena finito un lavoro che mi stava impegnando molto. E difatti lo avrei comprato domani o dopodomani. Una volta che mi è arrivata la raccomandazione di Amazon l’ho comprato subito. Male che vada mi arriverà domani pomeriggio. Spesso Amazon mi manda una lista di dieci libri che giudica adatti a me. Effettivamente nove li ho già, il decimo lo vorrei comprare.
Qualche giorno fa girando per internet mi sono soffermato su un libro che non avevo e di cui non sapevo ma che mi sembrava suggestivo, un libro del 1974 dedicato al celebre Studio Boggeri che a partire dagli Trenta era stato una delle vette italiane in fatto di comunicazione visuale e grafica. Ho guardato e poi sono passato ad altro. Dopo qualche ora mi è arrivata una comunicazione dalla libreria che aveva messo in vendita quel libro. E’ sicuro di non volerlo?, mi dicevano. Ho cliccato e comprato.
Alcuni mesi fa ho comprato un whisky da un’enoteca online di cui sono cliente. Dopo una settimana mi è arrivato l’annuncio di una Maison du whisky parigina che offre caterve di quella meravigliosa bevanda, e io ringrazio il cielo che quell’annuncio mi sia arrivato e che la privatezza ai tempi odierni sia una fanfaluca. Siamo costantemente collegati con mezzo mondo, questa è la nostra vita di oggi.
Ci offriamo costantemente alla conoscenza e al giudizio di mezzo mondo, come dimostrano i miliardi di post che attengono alla vita privata e che vengono pubblicati minuto per minuto sui social. Affari loro, epperò sono abitudini di tutti o quasi. Stesse a me le telefonate che faccio ogni giorno potrebbero essere trasmesse in viva voce su tutta la piccola via romana in cui abito, dato che non sono mai telefonate a un’amante e bensì a qualcuno dei librai antiquari di cui sono cliente.
E a non dire del cambiamento radicale della sensibilità diffusa, per cui tutti mettono in vetrina i loro panni e quelli sporchi e quelli puliti. Nelle interviste che occupano intere pagine dei giornali tutti raccontano per filo e per segno di come sono andate le loro cose di letto con tizio o con caia. Qui io non li seguo, perché quanto alle cose della mia vita personale mai un nome e cognome uscirà dalla mia bocca. Ma questo è un altro tema, tutto un altro tema. Non c’entra affatto la privatezza. C’entra la discrezione e il pudore, due monete divenute fuori commercio.
GIAMPIERO MUGHINI Mughini e Michela Pandolfi GIAMPIERO MUGHINI
GIAMPIERO MUGHINI