Mario Ajello per il Messaggero
Era più o meno rimasta ferma al tempo gialloverde, nei ruoli direttivi, l'informazione della Rai. Con il Tg1 ai grillini e il Tg3 ai grillini con spruzzata sinistrese (più il Tg2 fortemente centrodestra) in cui la voce del padrone era più che altro quella di Rocco Casalino. Non si può andare avanti così, è stato il refrain del Pd da quando il governo ha cambiato colore con il giallo restante ma il rosso - anzi il rosa - arrembante. Ogni tentativo di riequilibrio o di nuova lottizzazione veniva vanificato, ma dopo tanto pressing adesso anche il Pd ha il suo tiggì in comproprietà con Renzi e nelle mani di un professionista comunque apprezzato di qua e di là e che - parliamo del nuovo direttore dell'ex TeleKabul, Mario Orfeo - ha già portato al successo il Tg2 e il Tg1.
Nel Cda di ieri, i consiglieri di centrodestra, Igor De Blasio e Giampaolo Rossi, più il presidente Marcello Foa, si sono astenuti nel voto che ha sancito un cambio di stagione politica, anche se la composizione del Cda è ancora quella che fu decisa al tempo in cui governavano Salvini e Di Maio. E infatti, in prospettiva e se ne sarà capace, il Pd mira a terremotare anche quell'assetto che Zingaretti e Franceschini giudicano fuori dal tempo. In ogni caso, oltre a Orfeo al Tg3, Franco Di Mare - che tanti collocano in casella M5S ma egli non è catalogabile di fede grillina - va a dirigere Rai3, dove c'era Silvia Calandrelli che ora lascia la rete ma mantiene la direzione della Cultura. Ieri l'ad Salini in Cda l'ha assai ringraziata per il lavoro svolto e confida molto nella qualità di quello che continua a fare nell'ambito culturale.
GLI SCHEMIPer Orfeo, hanno votato a favore l'ad Salini e le consigliere Borioni del Pd e Coletti di M5S. Il nuovo patto rossogiallo tra Viale Mazzini e Saxa Rubra è naturalmente lo specchio del reciproco bisogno della compagine di governo di andare avanti insieme, pur se è lecito chiedersi verso dove visto il caos che regna a Palazzo Chigi e dintorni su Fase 2 e Fase 3.
Altra nomina: Simona Sala al Gr, molto stimata al Quirinale, ed è la prima donna a dirigere il giornale radio. E anche per questo, il presidente Foa non s'è astenuto ma ha dato il suo sì. Così è stato anche, 4 voti a favore, per Giuseppina Paterniti passata dal Tg3 all'Offerta Informativa (il coordinamento trasversale che fu di Carlo Verdelli e da cui egli scappò perché non gli facevano toccare palla).
Il Cda di ieri ha proposto le nomine, che poi dovranno passare al vaglio delle varie assemblee, delle consociate Rai Way, Rai Cinema e Rai Com. A Rai Way è stato confermato, come ad, Aldo Mancino con Giuseppe Pasciucco presidente. Dirigeva Rai1, al tempo gialloverde, Teresa De Santis, poi sostituita con Stefano Coletta, ma adesso è diventata presidente di RaiCom.
Il Cda ha confermato per Rai Cinema alla presidenza Nicola Claudio e Paolo Del Brocco ad. Ha impressionato l'astensione di Foa, presidente di garanzia, nei voti per Orfeo e per Di Mare, per i quali comunque ha stima. Foa ha ritenuto che avesse poco senso rimuovere dall'incarico direttori a pochi mesi dalla nomina, come è il caso della Calandrelli a Rai3, e della Paterniti che ha avuto buoni ascolti al Tg3. E per di più due donne, in un'azienda che deve promuovere l'equilibrio di genere oltre che la meritocrazia.
LA ROAD MAPIl dato politico è abbastanza chiaro. L'offensiva Pd sulla Rai si svolge in due fasi. Quella sancita ieri è il riequilibrio rispetto a M5S, ovvero, piazzare una figura forte come Orfeo e confidare sul basso, per non dire inesistente, tasso di grillismo di Di Mare e di Sala. Lo step successivo, ma già cominciato togliendo alla Lega il presunto ma impossibilitato controllo del Gr, è quello della cacciata di ogni residuo sovranismo in Rai (con l'eccezione del Tg2): e il boccone grosso, oltre alle vicedirezioni al Tg1 e al Tg2, sarà piazzare a metà giugno in quota Zingaretti, come condirettore della potentissima TgR, Carlo Fontana.