ACCIAO FUSO E PETROLIO ALLA GOLA IL GOVERNO VUOLE PRENDERE SUBITO IL CONTROLLO DELL'EX ILVA. E LO VUOLE FARE UTILIZZANDO I FONDI DEL PNRR – L'IPOTESI È FAR SALIRE IL SOCIO PUBBLICO, INVITALIA, AL 60% DI ACCIAIERIE ITALIANE – PER IL CASO DEL POLO PETROLCHIMICO DI PRIOLO, A SIRACUSA, FINORA CONTROLLATO DALLA RUSSA LUKOIL, ROMA CHIEDERÀ A BRUXELLES UNA DEROGA ALLE SANZIONI SUL GREGGIO RUSSO – LO STABILIMENTO SICILIANO FORNISCE IL 20% DELLA BENZINA IN ITALIA E DA’ LAVORO A 10MILA PERSONE…

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giu. bal. per “La Stampa”

 

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Il governo accelera sul controllo pubblico dell'ex Ilva e stringe la presa sulla raffineria Lukoil di Priolo, in provincia di Siracusa. Per le Acciaierie d'Italia il cambio di governance - oggi a maggioranza ArcelorMittal - potrebbe arrivare prima del 2024, mentre nel caso dello stabilimento siciliano che fornisce oltre il 20% della benzina utilizzata nel Paese, i tempi sono più stretti: lunedì 5 dicembre scatta l'embargo sul petrolio russo, l'unico raffinato a Priolo.

 

A dettare la linea è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: «La produzione dell'ex Ilva, di Acciaierie d'Italia, non è in condizione di poter reggere uno stabilimento e una produzione siderurgica come quella che l'Italia merita», ha scandito il ministro. In queste settimane il titolare di Via Veneto ha incontrato sindacati, sindaci e governatori: «Li ho ascoltati e abbiamo condiviso alcuni strumenti perché lì c'è bisogno di riequilibrare la governance», ha spiegato.

 

ADOLFO URSO GIORGIA MELONI ADOLFO URSO GIORGIA MELONI

La linea è chiara: lo Stato ha già investito nell'ex Ilva «molto denaro» e lo farà ancora, con le risorse del Pnrr per la transizione e con l'aumento di capitale previsto dall'Aiuti bis. Si tratta di due miliardi che - dice Urso - «abbiamo il dovere di sapere come saranno spesi». Se non ci fosse trasparenza, l'esecutivo potrebbe prendere il controllo della società. Una delle ipotesi di cui si è discusso in questi giorni è non a caso quella avanzata da Michele Emiliano.

 

Al tavolo convocato dal Mimit dopo lo stop di Acciaierie a 145 aziende dell'indotto, il governatore della Puglia ha suggerito di condizionare l'eventuale versamento del miliardo messo a disposizione dal precedente esecutivo «ad un contributo in conto capitale, aumentando la quota azionaria in capo al governo italiano e le società che il governo controlla».

 

ILVA DI TARANTO ILVA DI TARANTO

Si potrebbe forse pensare a un anticipo della già prevista salita del socio pubblico Invitalia al 60% di Acciaierie, rinviata proprio a maggio di quest' anno al 2024. Più che chiara in questo caso l'indicazione della Uil di Taranto: «ArcelorMittal vada via. Siamo stanchi di essere illusi e violentati», ha detto il coordinatore provinciale Pietro Pallini.

 

Il ministero, però, accelera anche sull'Isab di Priolo della russa Lukoil. Il governo Meloni si sta muovendo perché il sito non sia costretto a fermarsi e lo sta facendo agendo sulle banche da una parte e sull'Europa dall'altra. A Bruxelles è stata chiesta una deroga alle sanzioni, sulla scia di quanto fatto già da Germania e Polonia.

 

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Alle banche che devono fornire alla Isab le linee di credito sono state assicurate le garanzie di Sace. Meno praticabile sembra invece la strada della nazionalizzazione, mentre in caso di vendita per lo Stato italiano scatterebbe il golden power "prescrittivo" che impone la salvaguardia della produzione e dei posti di lavoro. Urso ha assicurato una soluzione in tempi brevi: «Ci siamo attivati subito. Siamo in campo e interverremo in un tempo congruo, questa settimana».

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