ADDIO A CLAIRE BRETÉCHER – SI È SPENTA A 79 ANNI LA FUMETTISTA FRANCESE MADRE DELL’ADOLESCENTE PESTIFERA “AGRIPPINA”: “AVEVO TANTE AMICHE CON FIGLI ADOLESCENTI. LI TROVAVANO GENIALI E CREATIVI. IO LI TROVAVO STUPIDI E INVADENTI” – UNA DELLE PRIME DONNE AD AFFERMARSI NEL MONDO DEI FUMETTI CON UMORISMO FEROCE. ERA IMPIETOSA, CINICA, POLITICAMENTE SCORRETTA, IL “MIGLIORE SOCIOLOGO” PER ROLAND BARTHES: È FINITA NEL MIRINO DELLE FEMMINISTE PER…

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Leonardo Martinelli per “la Stampa”

 

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Claire Bretécher aveva raccontato com’era nata l’idea di Agrippina, adolescente pestifera, uno dei protagonisti più famosi dei suoi fumetti (era il 1988). «Mi sono ritrovata con tante amiche che avevano figli adolescenti. Li trovavano geniali e creativi. Io li trovavo stupidi e invadenti.

 

Per questo ho creato un personaggio stupido e invadente». Claire ieri si è spenta, a 79 anni, una delle prime donne ad affermarsi nel mondo dei fumetti, maschile e a tratti maschilista. Con un umorismo feroce. Impietosa, cinica, politicamente scorretta. Era nata a Nantes, città che abbandonò già a 19 anni (assieme agli studi alle Belle arti), fuggendone la provincialità, una famiglia cattolica e borghese e un padre violento.

 

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Sbarcata a Parigi, si arrangiava come poteva, da subito ossessionata dal disegno. Iniziò a pubblicare le prime strisce nelle riviste Tintin, Spirou e poi in Pilote, per il quale creò nel 1969 Cellulite, la principessa ninfomane. Nel 1972, assieme a Marcel Gotlib e Nicolas Mandryka, dette vita al mitico L’Echo des savanes. L’anno dopo cominciò a pubblicare sul Nouvel Observateur una striscia settimanale, i «Frustrati».

 

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Vi prenderà in giro, fino al 1981, quel mondo di intellettuali di sinistra, di cui faceva parte, prodotto del ’68: i radical chic, che, come diceva lei, «pensano a sinistra e vivono a destra». Nel 1975 Roland Barthes la definì «il migliore sociologo dell’anno». Ma per lei era «un’assurdità», perché non si prendeva mai sul serio, malgrado un successo internazionale (conosciuta anche in Italia grazie a Linus e poi pubblicata da Bompiani).

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Chiusa nel suo atelier a Montmartre, si dedicò anche alla pittura. I suoi erano ritratti (spesso coloratissimi) di bambini, amiche, componenti della propria famiglia (è stata compagna per 25 anni del costituzionalista Guy Carcassonne, morto nel 2013, da cui ha avuto un figlio).

 

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Faceva pure autoritratti, dove lei, che nella realtà era longilinea, bionda, con gli occhi azzurri e bellissima, non veniva mai valorizzata. L’autoderisione fu sempre una delle sue cifre. E la derisione di tutti, tanto che, simbolo del femminismo anche per la sua vita vissuta, si ritrovò comunque nelle mire di certe militanti, che ne criticavano il supposto sessismo e le esagerazioni. Robe da pazzi.

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