ADESSO VEDIAMO CHI È VERAMENTE SOLIDALE - L’UNIONE EUROPEA APRE AI PROFUGHI, APPLICANDO LA DIRETTIVA SULLA PROTEZIONE TEMPORANEA PER GLI UCRAINI IN FUGA: A LORO SARÀ GARANTITO AUTOMATICAMENTE LO STATUS DI RIFUGIATO, LA TUTELA DURERÀ UN ANNO E SARÀ RINNOVABILE PER ALTRI 12 MESI – LA DIRETTIVA NON PREVEDE QUOTE OBBLIGATORIE DI REDISTRIBUZIONE TRA GLI STATI CHE INDICHERANNO QUANTE PERSONE POSSONO ACCOGLIERE – I GOVERNI EUROPEI SONO PRONTI A SPALANCARE LE PORTE, MA GLI STATI CHE CONFINANO CON L’UCRAINA FRENANO… 

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Marco Bresolin per "la Stampa"

 

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Ci sono già più di trecentomila cittadini ucraini sul territorio dell'Unione europea, ma le stime dicono che il numero dei rifugiati potrebbe presto salire a quota quattro milioni (sette milioni gli sfollati interni in seguito all'invasione russa). «E li accoglieremo a braccia aperte» dice Ursula von der Leyen. Per questo Bruxelles ha deciso che applicherà la direttiva sulla protezione temporanea, approvata nel 2001, più volte invocata, ma mai utilizzata.

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Di fatto garantirà quasi automaticamente diritti simili a quelli dello status di rifugiato a tutti i cittadini ucraini in fuga dalla guerra. Lo strumento non prevede quote obbligatorie per i Paesi, ma nella pratica ci sarà una sorta di redistribuzione "naturale", dato che per gli non varrà il principio del Paesi di primo approdo che è tipico del regolamento di Dublino.

 

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Questo perché, sulla base di un accordo bilaterale risalente al 2017, l'Ue aveva concesso a Kiev la liberalizzazione dei visti. Chiunque sia in possesso di un passaporto biometrico può già entrare nel territorio Ue e muoversi liberamente tra i suoi Stati per un periodo di 90 giorni. «Ora si tratta di essere pronti per il novantunesimo giorno» ha spiegato ieri la commissaria Ue alle Migrazioni, Ylva Johansson, dopo aver proposto ai ministri dell'Interno di applicare la direttiva. Durante la riunione straordinaria del Consiglio Ue di ieri c'è stato «un ampio sostegno» e giovedì il piano sarà formalmente sul tavolo del nuovo vertice per la sua adozione. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha assicurato che l'Italia farà la sua parte ed è pronta ad accogliere i rifugiati.

 

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Alcuni governi hanno invitato la Commissione a temporeggiare, chiedendo un supplemento di riflessione. Tra gli scettici spiccano proprio i Paesi che condividono una frontiera con l'Ucraina: Romania, Slovacchia, Ungheria e soprattutto Polonia. Ma il ministro francese Gérald Darmanin ha confermato che il tema sarà messo all'ordine del giorno. Per l'approvazione non è necessaria l'unanimità: basta la maggioranza qualificata. La direttiva sulla protezione temporanea era stata adottata nel 2001 all'indomani delle guerre nell'ex Jugoslavia, ma è sempre rimasta nel cassetto. Era stata evocata a gran voce per l'esodo dei rifugiati siriani nel 2015 e per quello degli afghani nel 2021, ma senza successo.

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La Commissione aveva persino proposto di abolirla con il nuovo Patto sull'immigrazione, ma ora potrebbe diventare lo strumento più utile per gestire la crisi umanitaria dovuta al conflitto in Ucraina. La direttiva «promuove un equilibrio degli sforzi tra i Paesi», ma non impone la distribuzione obbligatoria. Non sono previste quote. La solidarietà, dunque, resta su base volontaria. La protezione viene concessa per un periodo di un anno, che può essere prorogata per un altro anno e in casi particolare per un terzo, ma il Consiglio può decidere di interromperla nel caso in cui il rimpatrio degli sfollati nel Paese di origine sia ritenuto sicuro.

 

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Ci sono delle eccezioni che prevedono di escludere da questo diritto chiunque sia sospettato di crimini contro la pace, crimini di guerra e reati gravi di natura non politica, oppure chiunque costituisca un pericolo per la sicurezza del Paese ospitante. La protezione dà il diritto di lavorare, di accedere all'istruzione, di ottenere un alloggio adeguato, oltre che assistenza sociale, sostegno economico e cure mediche. Oggi la commissaria Johansson sarà nelle zone di frontiera in Romania per visitare le strutture di accoglienza.

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I ministri hanno deciso di attivare il meccanismo di riposta politica integrata alla crisi (Ipcr) anche per una migliore gestione delle frontiere esterne, con la possibilità di inviare agenti e funzionari di Frontex ed Europol per le procedure relative ai controlli di sicurezza e per la registrazione dei rifugiati in arrivo. Infine al tavolo è emerso il timore per le «minacce ibride», in particolare - ha sottolineato il ministro francese Darmanin - per i possibili cyberattacchi in vista delle elezioni in Francia, Malta e Ungheria.

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