Albina Perri per ‘Giallo’
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo, è come uno stupro: manipolare il Dna di una persona è una violazione inaccettabile”. Così ha detto Massimo Lovati, uno degli avvocati di Andrea Sempio, mentre con il suo cliente si recava al palazzo di giustizia di Milano a presentare una querela per diffamazione, falso ideologico e violazione della privacy contro gli avvocati Giarda che difendono Alberto Stasi, il genetista Pasquale Linarello e la società di investigazione privata di Milano che ha compiuto le indagini su Sempio.
«Parole molto gravi e del tutto inaccettabili; saranno immediatamente sottoposte all’attenzione dell’autorità giudiziaria competente», hanno risposto i Giarda, legali di Stasi. «Mi sembra una denuncia fuori posto, ne prendiamo atto, la valuteremo e ci difenderemo», ha aggiunto Angelo Giarda.
La battaglia, dunque, è più accesa che mai. Ma perché siamo arrivati a questo punto? E che cosa accadrà ora? Proprio la denuncia di falso fatta da Sempio potrebbe, in realtà, rimettere tutto in discussione. Vediamo perché. Come ricorderete, lo scorso dicembre si era diffusa la notizia di un nuovo indagato per il delitto della povera Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nella sua casa il 13 agosto del 2007. Il nome di Andrea Sempio era comparso sui giornali a qualche giorno dalla notizia.
La madre di Stasi, Elisabetta Ligabò, aveva infatti presentato un esposto alla Procura di Milano: la donna aveva detto di aver fatto analizzare da un genetista di chiara fama, Pasquale Linarello, appunto, il Dna trovato sulle unghie della ragazza nel 2014. Un Dna che secondo le analisi di Linarello era risultato, a sorpresa, proprio di Andrea Sempio. Così era partita l’indagine della Procura di Pavia: Sempio era un amico del fratello di Chiara Poggi, ai tempi 19enne, conosceva la ragazza, la casa, la famiglia e il giorno in cui Chiara fu uccisa era a Garlasco.
Per la difesa di Stasi questi erano indizi più che sufficienti per indagare su di lui. Ma il pm che si è occupato del caso, Mario Venditti, non è stato dello stesso parere: il Dna, per lui, non è una prova sufficiente. Non era infatti analizzabile e anche se lo fosse stato poteva essere finito sulle unghie di Chiara per varie ragioni, tra tutte il fatto che Sempio usasse abitualmente il computer di Chiara. Il magistrato non ha nemmeno ritenuto opportuno consultare altri esperti di genetica.
E il giudice per le indagini preliminari gli ha dato ragione, archiviando definitivamente la posizione di Sempio. Dunque, Andrea Sempio è stato giudicato totalmente estraneo alla faccenda. Ma la questione non si è esaurita qui. Il giovane, come dicevamo, ha dato mandato ai suoi avvocati perché querelassero gli avvocati di Stasi e il genetista Linarello per falso e violazione della privacy. Ma se la sua querela avesse seguito, e si aprisse un processo contro il genetista Linarello, la questione potrebbe tornare al punto di partenza: per stabilire se la perizia di Linarello è vera come dicono gli avvocati di Stasi o falsa, come dice Sempio, dovranno infatti essere ascoltati altri esperti.
Un giudice dovrà affidare l’incarico a un genetista terzo, il quale sarà chiamato a giudicare il lavoro e la perizia del consulente degli avvocati di Stasi. Se l’esperto del Tribunale dovesse dire che il genetista Linarello ha davvero confezionato un falso, la questione sarebbe chiusa, con una condanna per lui.
Ma se invece confermasse che la perizia di Linarello è corretta, che cosa accadrebbe? Si riaprirebbe la questione e ci si tornerebbe a domandare perché quel Dna era sulle unghie di Chiara. La difesa di Stasi, insomma, avrebbe un elemento forte a suo favore, utile anche per chiedere ai giudici di Brescia la riapertura del caso, o per fare ricorso contro l’archiviazione dell’inchiesta su Sempio.
In attesa di questi sviluppi, gli avvocati delle due parti non si fermano. Dice ancora l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati: «Andrea è un ragazzo equilibrato e con i nervi saldi, se fosse capitato a una persona fragile forse non saremmo qui. Ci interessa che venga fatta luce sulla illiceità di questo comportamento, reso ancor più grave dal fatto che gli autori sono avvocati, cioè professionisti che dovrebbero essere al servizio della giustizia».
E gli avvocati di Stasi ribattono: «Ribadiamo la correttezza e legittimità dell’operato dello studio legale Giarda e dei nostri consulenti, lo dimostreremo in tutte le sedi competenti e ci riserviamo di agire, fin da subito, nei confronti di tutti coloro che hanno, in questo periodo, tentato di screditare l’immagine del nostro studio legale, la cui storia parla da sola e ha sempre parlato soltanto nelle aule giudiziarie. Non sarà più tollerato o consentito che qualcuno possa anche solo insinuare il dubbio che il nostro studio segale abbia violato delle norme di legge per arrivare a una differente verità processuale per Alberto Stasi. Non l’abbiamo fatto e non lo faremo mai. Continueremo a cercare questa verità, ma sempre nel rispetto della legalità».