COSÌ ELEGGEMMO RATZINGER - DAL DIARIO SEGRETO DI UNO DEI PARTECIPANTI AL CONCLAVE EMERGE PER LA PRIMA VOLTA LA VERA STORIA CHE PORTO BENEDETTO XVI ALLA GUIDA DELLA CHIESA. AL TERZO SCRUTINIO, L’ARGENTINO BERGOGLIO SEMBRAVA IN GRADO DI BLOCCARLO. MA POI… - LIMES 31 AGOSTO 2009
http://www.limesonline.com/cosi-eleggemmo-papa-ratzinger/5959
Renato Farina per ''Libero Quotidiano''
Elio Guerriero - Servitore di Dio e dell umanita La biografia di Benedetto XVI
A proposito di misericordia. E di segreti vaticani. Ce n'è uno la cui violazione era nota ma dimenticata, e che ora è stata denunciata come grave tentativo di destabilizzazione del papato di Benedetto XVI in un libro importante, e assai ben recensito, però trascurato in un punto delicatissimo. Riguarda il Conclave del 2005, che elesse Joseph Ratzinger dopo la morte di Giovanni Paolo II.
Il volume è quello di Elio Guerriero, Servitore di Dio e dell' umanità. La biografia di Benedetto XVI (Mondadori, pagine 539, ? 24). Questa biografia di un teologo autorevolissimo è tanto più importante perché può contare sulla preventiva lettura e approvazione del Papa emerito. Una premessa. Chiarisco un punto, che riguarda questa volta le intenzioni del qui scrivente.
Misericordia per tutti. Però nella verità, e nell' equanimità. Grazia, amnistia, indulto. Misericordia et misera!, come dice il titolo della lettera apostolica di Francesco diffusa lunedì. Nessun velo che copra le vergogne. «Oportet ut scandala eveniant», è bene che gli scandali vengano alla luce, dice il Vangelo.
La richiesta che faccio come semplice battezzato al Papa, cui mi lega un rapporto diretto e immediato, è di aprire un' indagine per scoprire, come fu fatto nel caso di Vatileaks 1 e 2, chi sia chi ha tenuto il diario del Conclave e l' abbia diffuso, violando un giuramento e la buona fede dei semplici fedeli. Ricordo: l' elezione del Papa è canonicamente sigillata nel segreto per ragioni di fede e di morale, durante e dopo gli scrutini. Con le pene canoniche massime previste per i trasgressori. È una legge millenaria. La sua ragione profonda è di tutelare la Santa Sede da interferenze. Non solo al momento del voto, ma da ricatti successivi.
PREMESSA DI MISERICORDIA
Finora - lo sappiamo - i condannati a causa di colpe cartacee e/o elettroniche per diffusione di documenti sono tre. Paolo Gabriele, maggiordomo dell'appartamento pontificio: sottrasse carte dalla scrivania di Benedetto XVI. Non aveva intenzioni cattive, voleva tutelare il Papa da chi gli sembrava soffocarlo e comandare al suo posto. Nessuna venalità. È stato graziato quasi immediatamente dal pontefice bavarese.
Molto opportunamente, per decisione di Francesco, e su consiglio del segretario di Stato cardinal Parolin (avversato dal sostituto arcivescovo Becciu), gli si è ridato lavoro: la sua famiglia penava negli stenti. Gli altri due sono monsignor Lucio Vallejo Balda, tuttora in carcere, e Francesca Immacolata Chaouqui su cui pende una pena di dieci mesi temporaneamente sospesa.
Ci siamo permessi per loro di sollecitare la grazia, o anche solo l'amnistia e l'indulto: quel gesto di clemenza che il Santo Padre all'inizio del Giubileo e poi il 7 novembre ha sollecitato alle autorità di tutti gli Stati, dunque anche a se stesso. La sollecito preventivamente anche per il cardinale o i cardinali colpevoli, e chi li ha aiutati nell'impresa. E naturalmente anche per me, non si sa mai. Elio Guerriero cita la rivista Limes 4, 2005. Il noto e assai autorevole vaticanista Lucio Brunelli ebbe da un cardinale elettore il proprio diario del Conclave.
Con la cronaca dei pranzi e delle dicerie sottovoce. Ma soprattutto coi risultati tabellari di ogni singolo scrutinio. Brunelli descrive «una situazione ancora incerta» dopo le prime votazioni. C'era un testa a testa tra Ratzinger-Bergoglio. Fu un terzo a consegnare i propri voti a Ratzinger, ma appena appena per l'elezione.
E fu il cardinal Carlo Maria Martini, che non ha mai nascosto affetto per il gesuita Bergoglio, ma «non lo riteneva all' altezza» (vedi la testimonianza di Andrea Riccardi della Comunità di Sant' Egidio). Se questo cardinale esiste (ed esiste: Brunelli è una persona seria) è scomunicato. Se questo provvedimento vale per i semplici fedeli che si macchino di questo tradimento, tanto vale per chi ha responsabilità incomparabilmente maggiori. Scomunicato latae sententiae, cioè senza bisogno di sentenza.
georg e joseph ratzinger ratisbona
LIMES E REPUBBLICA
È fuori e basta, ha perso l'ufficio di cardinale. E questa scomunica non può essere tolta da nessuno, se non dal Papa. Non è prevista graduazione, buone intenzioni non sono esimenti. Trascrivo e mi scuso per la lungaggine, ma questa formula viene pronunciata da ogni cardinale all'inizio del Conclave.
«Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996... Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice». Guerriero riferisce: «Stando ai numeri riportati da Brunelli, non si trattò di una elezione plebiscitaria».
NOTIZIA GHIOTTA
Riferisce la severa valutazione di uno storico della Gregoriana, Roberto Regoli, «secondo la quale la fonte di Brunelli potrebbe essere un cardinale ostile a Ratzinger. Rendendo pubblico tale computo voleva dimostrare che il papa tedesco era stato eletto con una maggioranza risicata».
Guerriero non lo dice, si lega la mano che scrive, ma perché un cardinale si presta a tradire usando l'anonimato, sfrutta l'autorevolezza di un giornalista amico, spregiando un vincolo di fiducia verso il Papa e verso la Chiesa, se non per ragioni strategiche? Quali? Semplice. Indebolire il Papa.
Repubblica.it rilancia sul web questo stesso articolo nell'agosto del 2009, quando Benedetto XVI dopo Ratisbona e dopo gli scandali della pedofilia nella Chiesa, con l'osceno e infame sospetto di complicità, gettato su di lui dai servizi segreti americani, era sottoposto a un assalto continuo. Anche le mail di Hillary Clinton, ora in parte venute alla luce, spingevano all' attacco contro di lui.
SELFIE BENEDETTO XVI ratzinger
Brunelli è consapevole di concorrere a una violazione grave. Ma la notizia è ghiotta, sarà ripresa nel mondo intero, e il diritto canonico non è chiaro sul punto. Per analogia dovrebbe valere il reato creativo inventato per condannare Francesca Chaouqui: "concorso" in violazione di un segreto pontificio elevato alla massima potenza. Ma se la legge non è chiara, non è applicabile. E il presidente del Tribunale Vaticano ha spiegato che la libertà di stampa è un diritto umano. Concordiamo. Brunelli ha in realtà qualche scrupolo, ma assolve il cardinale fedifrago.
RATZINGER CON IL CAPPELLINO BIANCO jpeg
Scrive con la più classica excusatio non petita: «E l'obbligo del segreto? Le nostre fonti erano coscienti di violare almeno in parte (sic! ndr) un impegno assunto («obbligo grave», anche se per i cardinali non è menzionata, come pena, la scomunica). Se hanno acconsentito, sia pure in forma anonima, a rendere possibile tale ricerca è perché hanno creduto all' intenzione non scandalistica ma rigorosamente storica di questo lavoro. L'imposizione del segreto, poi, è stata decisa dai papi innanzitutto per tutelare la libertà del conclave: una fuga di notizie prima o durante il Conclave, con i "seggi" nella Sistina ancora aperti, potrebbe condizionare le successive votazioni.
RATZINGER CON UNA MAGLIA PERSONALIZZATA
VELENI COLOR PORPORA
Altra cosa, meno grave, crediamo, è una violazione del segreto post factum. Non è così. La storia della Chiesa dice diverso. Giovanni Paolo II non era uno sprovveduto a far valere il segreto anche post. Assolve e si autoassolve Brunelli: «Non c'è qui alcuna possibilità di condizionare o influenzare un fatto che è già avvenuto e può essere ormai consegnato alla storia nei suoi contorni più obiettivi».
Ovvio. Ma forse le elezioni future e come minimo la serenità del Pontefice eletto, quello - ombreggia Guerriero - sì, e lo si è fatto. Davvero qualcuno pensa che per la ricerca storica valga la pena tradire la parola data? Per di più alla Chiesa? Benedetto XVI non poteva, per ovvie ragioni di opportunità, aprire lui un'inchiesta su chi fossero il cardinale o i cardinali che hanno orchestrato l'operazione sacrilega. Ma il Papa regnante dovrebbe rimediare.
Ci rendiamo conto che qui non si tratterebbe di dare la caccia a un bamba e a una strega, a un pesce piccolo, ma a un porporato che probabilmente ha contribuito a eleggerlo. Forse un po' di trasparenza gioverebbe e anche un po' di equanimità. C'è in ballo la sicurezza della Santa Sede: ai vertici della Chiesa c'è almeno una serpe color porpora, disposta allo spergiuro per calcoli di potere.
«Mondanità spirituale», direbbe papa Bergoglio. Invece, non si fa nulla. Addosso al maggiordomo e alla strega. Qualche superiore ci può spiegare perché questo doppio peso, questa applicazione a singhiozzo del rigore e della misericordia? Per la cronaca, nell' aprile maggio del 2014, un anno dopo l'elezione di Francesco, Lucio Brunelli è stato promosso alla direzione giornalistica della televisione della Cei, Sat 2000, sostituendo il ruiniano Dino Boffo. C'è segreto e segreto.