Giulia Masoero Regis per www.repubblica.it
"La vitamina C è molto efficace sui pazienti affetti da coronavirus. La stanno utilizzando come terapia e le persone rispondono benissimo". Sono le parole di una donna che, in un audio circolante su WhatsApp in questi giorni, attribuisce all’acido ascorbico il potere di curare la Covid-19. Nel farlo cita tre ospedali lombardi: il San Gerardo di Monza, il Policlinico e il Sacco di Milano.
In queste strutture, sostiene, starebbero utilizzando con successo terapie a base di vitamina C per sconfiggere il nuovo virus. Si tratta però dell'ennesima bufala, da cui tutti gli ospedali menzionati si dissociano.
"Smentisco categoricamente la notizia – afferma Andrea Gori, direttore Malattie Infettive del Policlinico di Milano - Le terapie che utilizziamo per trattare i pazienti con coronavirus al Policlinico, così come al Sacco e al San Gerardo, sono standardizzate perché sono state decise dai primari di malattie infettive di tutta la Regione Lombardia in modo coordinato. E la vitamina C non è assolutamente contemplata". Così come non è contemplato il Cebion, pure raccomandato dal web ma il cui utilizzo è sconsigliato dalla stessa azienda che lo produce, la Dompè farmaceutici, che si è dissociata dal messaggio ingannevole e ha comunicato che perseguirà le vie legali per difendere la propria reputazione.
Le terapie farmacologiche standard
L'approccio farmacologico per ora si struttura su tre medicinali. "Prima viene somministrato un antiretrovirale, il kaletra, utilizzato in passato per il trattamento dell’Hiv, insieme all’antireumatico idrossiclorochina. Successivamente, in alcuni casi selezionati, possiamo utilizzare anche remdesivr, un nuovo farmaco sperimentale la cui efficacia è stata documentata dagli studi pubblicati dopo l’esperienza cinese".
Le notizie rassicuranti sull’utilità di rimedi semplici, come acqua calda, integratori e vitamina C, nel contrastare il virus continuano a diffondersi. Ma la verità è che non esistono evidenze scientifiche su sostanze non farmacologiche capaci di sconfiggerlo o prevenirne il contagio. "I trattamenti farmacologici utilizzati sono supportati da studi scientifici o da dati provenienti da trial clinici. Sull’acido ascorbico non esistono evidenze che ne supportino l’azione curativa o preventiva contro un’infezione virale" sottolinea l’esperto del Policlinico.
Il mito dell'acido ascorbico
Quello sul ruolo della vitamina C come cura per raffreddori e altri disturbi è un mito duro a morire, nato da Linus Pauling, uno scienziato americano (anche premio Nobel), che negli anni Settanta ne divulgò le doti terapeutiche. La comunità scientifica ha più volte smentito, ma ciclicamente si torna a parlarne.
Soprattutto persistono i consigli di tipo preventivo: l’assunzione di vitamina C sotto forma di limoni, arance, kiwi oppure integratori è diffusamente suggerita per rinforzare le difese immunitarie. Non serve proprio a nulla? "Ciò che bisogna fare è seguire un’alimentazione sana e adottare un corretto stile di vita a tutto tondo: solo così si può pensare di rinforzare il sistema immunitario - conclude Gori - Ovviamente in una dieta sana può rientrare una spremuta, ma non è la spremuta a difenderci dalle infezioni e dalle malattie. Così come non lo sono gli integratori di qualsiasi altra natura".