Andrea Marinelli per il "Corriere della Sera"
Fra gli scaffali dei supermercati americani è esploso un «bucatini-gate»: dall' inizio della pandemia, uno dei tagli di pasta più popolari sembra essere diventato quasi introvabile.
«Le cose hanno cominciato a precipitare a marzo», ha scritto la giornalista di Grub Street Rachel Handler, in quello che è da un mese uno degli articoli più letti sul sito. Con l' inizio dell' emergenza sanitaria, Handler ha cominciato a notare a New York l' assenza dei bucatini nei supermercati e negli alimentari italiani. Poi, in autunno, parlando con la madre a Chicago, Handler ha scoperto che lo «shortage» non si limitava soltanto a New York: allora ha cominciato a indagare.
E così ha scoperto che gran parte dei marchi ha ridotto la produzione di alcuni tagli di pasta - fra cui proprio i bucatini, meno diffusi e più complessi da realizzare - per mantenere quella dei formati più venduti. Sebbene la popolarità dei bucatini sia in ascesa, grazie anche alla recente moda dell' amatriciana, le vendite non sono infatti al livello di spaghetti, linguine o penne. Nell' ultimo anno, con i ristoranti chiusi, è aumentata però la domanda di pasta, e questo - insieme al calo della produzione - ha creato una scarsità per alcuni marchi: è il caso di Barilla, che ammette di avere avuto una «moderata» carenza. «Noi non abbiamo avuto problemi, ne abbiamo sempre avuti», ci dicono tuttavia noti supermercati italiani di New York.
Dietro il «bucatini-gate», ha scoperto però Handler, si nasconde un' altra storia: De Cecco, uno dei principali produttori italiani, è stata costretta a ritirare tutti i bucatini dal mercato americano. La Fda, l' ente federale che regola i prodotti alimentari, ha scoperto che i bucatini del marchio italiano non avevano abbastanza ferro, e per questo ha bloccato la vendita a partire dal 30 marzo 2020. Negli Stati Uniti, infatti, la pasta è prodotta con farine «enriched», arricchite: deve avere un certo quantitativo di sostanze nutrienti e vitamine, e ai bucatini De Cecco mancavano 2,1 milligrammi di ferro.
Ma il fatto è che raramente la Fda effettua ispezioni di questo genere: secondo alcune fonti di Handler, dunque, l' agenzia federale potrebbe aver ricevuto l' imbeccata di qualche rivale. Ma chi?
Dopo mesi di tentativi vani, nei giorni scorsi Handler è riuscita infine a parlare con i vertici della De Cecco negli Stati Uniti, che le hanno svelato tutti i misteri - o quasi - della vicenda, assicurandole che i bucatini torneranno preso nei supermercati. «Non vogliamo sapere se è stata una manovra da parte di qualche competitor», le ha detto Giacomo Campinoti, ad di De Cecco negli Stati Uniti. «Non era niente di nocivo, è solo una questione di conformità». Durante la pandemia, però, le questioni burocratiche hanno rallentato, a cominciare dalle decisioni della Fda.
«Abbiamo risolto la questione mesi fa, e stiamo aspettando che venga tolga il blocco automatico sul prodotto», ha proseguito Campinoti. «Purtroppo la pasta "vitamin enriched" si può vendere soltanto sul mercato americano e in Paesi come Arabia Saudita, Tanzania, Israele. Alla fine abbiamo concluso che ci sarebbe costato meno distruggerla, piuttosto che rimandarla in Italia e poi smistarla a prezzo scontato in Paesi in cui ne è permessa la vendita».
bucatini 8 de cecco bucatini 7 de cecco bucatini 6 bucatini 10 bucatini 1 bucatini 9