Gabriele De Stefani per “la Stampa”
L'entusiasmo della prima estate senza mascherine è andato a sbattere contro l'inflazione più alta degli ultimi quarant' anni: a giugno gli italiani hanno ridotto gli acquisti rispetto al 2021. Dal giorno della fine del lockdown non era mai successo. È un taglio del 3,3% che rischia di farsi più brusco nei prossimi mesi e che già segna un'inversione di tendenza nettissima rispetto alla prima metà del 2022, in cui si viaggiava tra il 6 e il 9% in più rispetto al 2021, secondo i dati sulla congiuntura economica diffusi da Confcommercio.
In sostanza il grande balzo primaverile dell'inflazione, quella sorta di Putin tax figlia della guerra che ha fatto schizzare i costi dell'energia e a cascata di tutti i beni, si è scaricato sul livello di spesa. E quei 100 miliardi di euro di risparmi che erano stati forzatamente accumulati dalle famiglie nei lunghi mesi delle restrizioni anti-Covid sono stati di fatto bruciati dalla corsa dei prezzi. Se ne stanno andando uno dopo l'altro in bollette e rincari vari. Così, rileva Confcommercio, la fiducia è crollata ai livelli dell'autunno 2020, quando mezza Italia era ripiombata in zona rossa.
A far reggere complessivamente i consumi (+0,7%) sta pensando la spesa per i servizi, in particolare quelli turistici: in vacanza e al ristorante gli italiani ci sono tornati eccome, con balzi del 45% e del 6% per hotel e ristoranti. Che pure si stanno solo rifacendo parzialmente del salasso delle due estati precedenti e restano ben lontani dai livelli pre-pandemia, tra il 12 e il 15% in meno rispetto al 2019.
«La voglia di spendere c'è, ce lo dicono i dati del turismo e anche le prime settimane di saldi estivi, favoriti dagli aumenti più contenuti di abbigliamento e calzature - commenta Mariano Bella, direttore dell'Ufficio studi di Confcommercio che ha curato il rapporto -. Il problema è che la botta dell'inflazione è troppo dura e secondo noi arriverà all'8,2% già a luglio, per questo a settembre ci aspettiamo un'altra grossa frenata. Può sembrare una provocazione, ma un po' di austerità su gas ed elettricità nei prossimi mesi potrebbe farci bene. Sia per raffreddare le bollette, sia per liberare un po' di soldi delle famiglie per sostenere i consumi. Ma sarà inevitabile assistere nei prossimi mesi a un taglio delle spese non necessarie».
Se i negozi di vicinato stanno vivendo una parziale riscossa rispetto alle grandi strutture di vendita, la corsa dei prezzi spazza via anche gran parte delle analisi sulle nuove dinamiche del commercio. La sofferenza è trasversale: «Discutere di digitale contro negozi tradizionali o dell'impatto dello smart working ora ha davvero poco senso - ragiona Bella - con un'inflazione a questi livelli, qualunque altro fattore passa decisamente in secondo piano».
A pagare di più sono i settori che continuano a rimanere lontanissimi dai livelli pre-pandemia: gli italiani continuano a volere meno abiti e scarpe (-9%), divertimenti (45%), automobili (20%). E spendono sempre di più, rispetto al 2019, per la casa e per sé: il 25% in più per gli elettrodomestici, il 4,8% per l'arredamento, il 2,4% per la cura della persona, il 2% per i giocattoli. Tutti acquisti a cui ci siamo abituati durante i lockdown e che continuiamo a privilegiare.