Chi nella vita aveva incontrato Emily Owen la ricorda sempre con un sorriso stampato sul viso. In pochi sapevano che da anni la 19enne stava combattendo una battaglia interiore: una fragilità messa a dura prova dall’arrivo della pandemia da Coronavirus e dall’angoscia di dover rimanere chiusa in casa, di dover rinunciare alla sua vita. Un peso che Emily ha immaginato di non poter sostenere, a tal punto da decidere di togliersi la vita nella sua casa di Kings Lynn, in Gran Bretagna.
La ragazza, che soffriva di autismo ad alto funzionamento, ha provato a togliersi la vita mercoledì scorso ed è morta domenica in ospedale. La famiglia, devastata dalla perdita di Emily, racconta di come fosse terrorizzata di come il suo mondo potesse venire stravolto, di come i suoi piani per il futuro venissero bloccati e o cancellati.
Un sentimento che la ragazza aveva anche espresso ai suoi genitori, ai quali aveva esternato le sue preoccupazioni relative alle persone con problemi mentali: «Moriranno più persone suicidandosi che uccise dal virus stesso» aveva confessato pochi giorni prima di compiere il gesto estremo. «Era preoccupata dell’isolamento - racconta la sua famiglia - Aveva intenzione di fare volontariato per aiutare le persone in questa situazione. Sospettiamo che sia stata la paura dell'ignoto a spingerla oltre il limite».
Sua sorella Annabel Owen, 21 anni, ha scritto sui social: «Emily era molto preoccupata per il coronavirus, ma era molto più angosciata per l'impatto sulla salute mentale, per l'isolamento e la paura dell'ignoto. Siamo assolutamente devastati, ma anche immensamente orgogliosi di tutto ciò che ha realizzato nella sua vita.
Tante persone ci hanno inviato messaggi dicendo come Emily li abbia aiutati a superare i momenti difficili, e non avevamo idea di quale impatto positivo avesse su quelli che le stavano intorno. Per molte persone Emily era una ragazza davvero divertente, energica e felice, ma solo pochi erano a conoscenza dei molti anni di battaglie interne. Pochi lo sanno, ma quattro anni fa le fu diagnosticato un autismo ad alto funzionamento e combatteva ogni giorno per adattarsi al mondo. Voleva che nessuno lo sapesse, ma ora che se n'è andata vogliamo far sapere alla gente che l'autismo ha diverse forme».
Emily, che era iscritta nell’elenco dei donatori di organi dall’età di 12 anni, aiuterà tre bambini a salvarsi la vita. Il pub Kings Arms di Shouldham, Norfolk, ha pubblicato un ricordo sulla sua pagina Facebook: «Abbiamo il cuore spezzato. Non ti vedremo più entrare come un tornado di energia. Non sentiremo più la tua risata. Era una parte fondamentale del nostro team e ci mancherà immensamente».
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