ANONIMARTE - SCEGLIERE DI NON FIRMARE LE PROPRIE OPERE È UNA SCELTA ETICA E POLITICA - OGGI SONO BANKSY ED ELENA FERRANTE, IN PASSATO ERANO GLI ARTISTI DEL MEDIOEVO - L’ANTITESI DEL NARCISISMO, MA ANCHE LA CONSEGUENZA DI FORME ARTISTICHE “ILLEGALI”

Tomaso Montanari: I writers somigliano ai tanti pittori vissuti prima del Rinascimento e di cui conosciamo la produzione ma non i nomi In qualche modo chi dipinge su un muro rifiuta l' eredità del moderno e predilige una tradizione fatta di comunità e non di singoli...

Condividi questo articolo


elena ferrante libri 5 elena ferrante libri 5

Tomaso Montanari per “la Repubblica”

 

Chi è Banksy? Chi è Elena Ferrante? Siamo disposti ad arrampicarci sulle più improbabili congetture pur di riuscire a dare un volto, una biografia, una foto senza trucco ai pochi artisti o scrittori che hanno scelto di negare al circo mediatico la propria persona.

Non tolleriamo che qualcuno «si nasconda » dietro uno pseudonimo: e basterebbe la scelta del verbo «nascondersi» per rivelare lo spirito vagamente inquisitoriale col quale guardiamo a chi vuole parlare solo con le proprie opere.

 

banksy gaza banksy gaza

Molti che non hanno mai visto un Banksy, né letto una riga della Ferrante si sono, negli ultimi giorni, appassionati all' abilissima cronaca della caccia alla loro identità anagrafica: poterli mettere a sedere tra gli ospiti in un programma del primo pomeriggio (quando «non c' è due senza trash», come canta Fedez) sarebbe il sogno di qualunque venditore di immagine.

 

elena ferrante libri 1 elena ferrante libri 1

Intendiamoci, il culto della personalità degli artisti è un culto antico. Se è vero che esso conta tra i molti tratti che si sono esasperati e radicalizzati nel passaggio dalla «società dello spettacolo» (Guy Débord) alla totalitaria «civiltà dello spettacolo» (Mario Vargas Llosa), è anche vero che la storia dell' arte come la intendiamo oggi rinasce - dopo l' anonimato del millennio medioevale - con un' autobiografia d' artista: quella di Lorenzo Ghiberti, alla metà del Quattrocento. Leggendo Plinio e altre fonti antiche, gli uomini del Rinascimento scoprivano una legione di artisti: ne conoscevano i nomi e i successi, le conquiste figurative e le avventure personali. I testi erano stati davvero più duraturi del bronzo (come aveva predetto Orazio), e se le opere avevano fatto naufragio, le biografie si erano in qualche modo salvate.

BANKSY BANKSY

 

È su queste basi che Giorgio Vasari edifica un monumento storiografico che tuttora ci condiziona: le Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550 e 1568) culminano nell' apoteosi di un Michelangelo divino, contro cui Roberto Longhi mostrava, nel 1950, tutta la sua insofferenza («e s' è già troppo sofferto del mito di artisti divini e divinissimi, invece che semplicemente umani»).

 

Parliamo ancora con le parole di Vasari quando chiamiamo «divi» e «dive» gli attori o le cantanti che ci sembrano più grandi, e la medaglia ha il suo rovescio: quello dell' artista sporco, sociopatico e assassino. Caravaggio, dunque: caso in cui l' arte ci sembra indissolubile dalla biografia, lo stile del pennello da quello della spada.

 

caravaggio 2 caravaggio 2

Ma è proprio con Caravaggio che diventa evidente il prezzo enorme di questa affermazione di una forte individualità eterodossa: quando le sue pale d' altare vengono rifiutate dalle chiese ed entrano subito nelle grandi collezioni private, inizia a rompersi il nesso opera-funzione. Inizia il lungo processo verso l' arte di oggi: che «non fa perdere all' arte la sua qualità di arte, ma le fa perdere il suo legame diretto con la nostra esistenza: l' arte diventa una splendida superfluità» (Edgar Wind).

 

Consapevolmente o no, è contro tutto questo che lotta il writer Blu quando cancella le opere che aveva fatto sui muri di Bologna perché non vengano staccate ed esposte nell' ennesima mostra di cassetta sulla Street Art. È in questo senso che l' anonimato di Banksy non sembra solo un vezzo personale, o la conseguenza del carattere illegale dello scrivere sui muri, ma un programma artistico, etico, politico.

Un'«arte senza nomi» che prova a riportare indietro le lancette della storia: a prima di Ghiberti.

 

elena ferrante libri 4 elena ferrante libri 4

Ottimi studi sulle firme e i ritratti degli artisti (soprattutto italiani) del Medioevo hanno ormai messo in crisi «l' immagine romantica dell' artista che annulla la sua personalità nell' opera condotta insieme ad altri, a maggior gloria di Dio», ma è innegabile che «percorrendo a ritroso il Medioevo si direbbe che i tratti individuali degli artisti, i loro stessi nomi sfumino e si confondano insieme, unificati in una sorta di configurazione collettiva» (Enrico Castelnuovo).

 

E proprio Peter C. Claussen (lo storico dell' arte che più di ogni altro ha saputo censire le tracce individuali degli artisti medioevali) ha sottolineato l' anonimato che cancella gli artisti dall' epicentro del gotico francese, tra il 1130 e il 1250: le grandi cattedrali dell' Île-de-France continuano ad apparirci come capolavori collettivi voluti e costruiti da comunità civili.

street art 9 street art 9

 

È in questo senso che la Street Art rifiuta l' eredità del moderno, cercando altrove.

Per molti versi viviamo in un nuovo Medioevo: nelle nuove città torri sempre più alte separano la vita lussuosa dei nuovi signori feudali da quella della massa dei servi, non della gleba, ma di un mercato senza regole.

 

A redimere la programmatica bruttezza dei non luoghi dove vive la maggior parte degli occidentali è nata un' arte che appare collettiva per natura, e generata quasi in opposizione simmetrica a quella mainstream. Se quest' ultima è un' arte privata per definizione, un' arte da interno che nasce per gallerie e per case di lusso, o per musei, simili a lounges aeroportuali, nei quali si paga un biglietto, la Street Art è un' arte pubblica, un' arte da esterno che si vede gratis perché aderisce come una seconda pelle ai luoghi dove vive e lavora chi possiede quasi solo la propria pelle.

street art 5 street art 5

 

La prima non puoi comprarla perché costa milioni, la seconda non puoi comprarla perché non è in vendita: e negare il nesso arte-mercato è un altro tratto che nega tutta la tradizione moderna, tornando al nesso medioevale arte- comunità. E anche per macchine tritatutto come il mercato dell' arte e l' industria delle mostre non è facile digerire la Street Art: perché quando la sradichi, ne uccidi anche il valore estetico. In questo gioco di contrari, il divismo esasperato dei Jeff Koons, Damien Hirst o Maurizio Cattelan trova un corrispondente perfetto nell' anonimato di Banksy.

street art 12 street art 12

 

Dei writers - come di molti artisti medioevali - conosciamo solo le firme, e - proprio come accade per l' arte europea dell' alto Medioevo - non possiamo interpretarne l' arte alla luce delle biografie: non possiamo individualizzarla, e dunque siamo "costretti" a leggerla come un' arte davvero collettiva.

 

E questa strategia funziona: difficilmente vedremmo i cittadini insorgere in difesa di un museo d' arte contemporanea, mentre in molte città d' Europa (e ora a Bologna) succede che la comunità si preoccupi della sorte di un' arte che sente "sua" anche grazie all' eclissi della personalità del creatore. Non di rado i writers italiani mettono in atto progetti di notevole valore civico, oltre che artistico: come il collettivo FX, che ricopre con il testo dell' articolo 9 della Costituzione i muri di cemento che l' hanno violato distruggendo il paesaggio.

GRIDAS SCAMPIA STREET ART GRIDAS SCAMPIA STREET ART

 

O come il Gridas (Gruppo Risveglio dal Sonno), che ha raccontato l' epopea collettiva dei cittadini di Scampia non «coprendo le brutture» del quartiere, ma «usandole in modo creativo» (lo raccontano Alessandro Dal Lago e Serena Giordano in Graffiti. Arte e ordine pubblico, il Mulino 2016).

 

BANKSY SMASCHERATO NEL 2008 BANKSY SMASCHERATO NEL 2008 BACIO BANKSY BACIO BANKSY Operai al lavoro per coprire il lavoro di Banksy 5 Operai al lavoro per coprire il lavoro di Banksy 5 BANKSY STEVE JOBS BANKSY STEVE JOBS

Se oggi in molti pensiamo che «le parole dei profeti /sono scritte sui muri della metropolitana / e negli androni dei palazzi» (come recitava, già nel 1964, la fine di The Sound of Silence di Simon & Garfunkel) è anche perché i writers continuano a pensare che la loro arte valga più del loro egotismo. Un messaggio, questo sì, profetico.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...

I PRIMI 90 ANNI DI CARLO DE BENEDETTI INIZIANO ALL’HOTEL PALAZZO PARIGI DI MILANO ALLE 19.30 CON UN APERITIVO E TERMINANO CON UN BRINDISI ALLE 22.30 - 100 ATTOVAGLIATI TRA CUI IL NEO 90ENNE IL PATRON EMERITO DEL POTERE BANCARIO, “ABRAMO’’ BAZOLI, ZANDA E GENTILONI (UNICI POLITICI), EZIO MAURO E GAD LERNER – DA RCS: CAIRO, DE BORTOLI, ALDO GRASSO E LILLI GRUBER (CHE HA SCODELLATO IERI SERA SU LA7 UNA PUNTATA REGISTRATA) - MOLTI HANNO NOTATO L’ASSENZA DELLA MOGLIE DI MARCO, PAOLA FERRARI, DA SEMPRE AVVERSARIA DEL SUOCERO: “E’ IL NONNO DEI MIEI FIGLI MA MI DISSOCIO DALLE PAROLE DISGUSTOSE DETTE SU GIORGIA MELONI” – E CARLETTO NON SOLO NON L’HA INVITATA MA AVREBBE SOTTOLINEATO AL FIGLIO MARCO CHE LA PRESENZA DELLA MOGLIE PAOLA NON ERA PER NULLA GRADITA….