Raffaele Castagno per “la Repubblica”
PARTO CHOC PARMA NASCE SENZA GAMBE
Bryan è venuto al mondo la notte di Natale. Ha emesso i suoi primi vagiti intorno alle due in una sala parto dell’ospedale Maggiore di Parma ma ad accoglierlo non ha trovato il sorriso dei genitori. I medici e le ostetriche presenti hanno subito coperto il neonato e fatto uscire il padre.
Bryan è nato con una grave malformazione agli arti inferiori: è privo delle gambe dal ginocchio in giù. Eppure, secondo la famiglia, nessun esame pre parto aveva fatto scattare l’allarme.
Ora il piccolo è nella sua casa nel Parmense insieme alla madre Monica, originaria di Scandiano (Reggio Emilia). Le loro condizioni di salute sono buone. Con loro c’è il padre Hektor, di origini albanesi, e il figlio più grande.
Tutti stanno vivendo «un dramma psicologico », racconta l’avvocato Silvia Gamberoni che assieme al collega Alessandro Falzoni ha avuto dai genitori il mandato di capire come mai non è emersa una così grave menomazione. «La prima richiesta dei genitori è avere spiegazioni sulle cause di una tale omissione — spiega l’avvocato Gamberoni — Fino al 25 dicembre, dalle ecografie effettuate non era emerso alcun problema».
La madre, una volta appreso della gravidanza, si è subito sottoposta a esami. Bryan non è il primo figlio, Monica ne ha già uno di sette anni. «Conosce bene la prassi — argomenta il legale — non è una sprovveduta». Nel corso dei primi cinque mesi di maternità la signora segue un percorso privato, rivolgendosi a un ginecologo parmense. Quindi, lo scorso novembre, fissa un appuntamento in una Casa della Salute gestita dall’Asl di Parma.
Un passaggio, stando alle verifiche dell’azienda sanitaria, avvenuto intorno alla 32esima settimana di gravidanza. Viene sottoposta a una ecografia, necessaria, secondo le linee guida dell’Azienda sanitaria, alla diagnosi di altri parametri ma non delle malformità degli arti, che si verificherebbero, sempre secondo la prassi, alla 12esima settimana. L’esito degli esami, spiega ancora l’avvocato, non desta alcun tipo di preoccupazione.
L’ultimo atto avviene all’ospedale Maggiore di Parma, dove ogni anno nascono 2.700 bambini. La 34enne si presenta nella struttura sanitaria tre settimane prima della scadenza per un colloquio e successivamente per il parto, avvenuto la notte di Natale.
Un iter — secondo i primi riscontri in corso da parte dell’Asl e dell’Azienda ospedaliera universitaria — avvenuto al di fuori delle linee guida indicate dal percorso nascite della Regione Emilia Romagna e recepito dalle strutture del territorio di Parma.
Dopo una iniziale presa in carico da parte di un consultorio pubblico, la scelta è stata di procedere nella sanità privata fino alla trentaduesima settimana, per poi ritornare nel pubblico al momento degli ultimi controlli — già oltre l’ottavo mese — controlli che accertano altri parametri.
In queste ore Asl e Azienda ospedaliera hanno manifestato «la volontà di mettersi a totale disposizione della famiglia per verificare e chiarire tutta la vicenda e sostenere la famiglia stessa» e hanno espresso « grande dispiacere per quanto avvenuto». Intanto i legali hanno fatto partire le lettere di diffida, indirizzate alla Casa della Salute di Parma, all’Asl e all’Azienda ospedaliera della città.
Una missiva è stata inviata anche al medico privato che ha seguito la madre. In questo modo gli avvocati del Foro di Ferrara puntano a ottenere la documentazione clinica di cui non sono in possesso, per decidere se citare in causa tutti i soggetti entrati in contatto con la loro assistita o solo alcuni.
«Occorre capire l’origine di un omissione così grave, dopodiché avvieremo una richiesta danni nei confronti di chi risulterà responsabile. L’ultima ecografia fatta a novembre — conclude Gamberoni — dava anche le dimensioni di entrambi i femori. Non ci sono dubbi, si stratta di scoprire il responsabile dell’omessa diagnosi».