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1. ZELENSKY ALLA BERLINALE, LA RUSSIA RIVUOLE IL MURO
(ANSA) - La cultura può parlare contro il male o fare silenzio, la "Berlinale ha fatto una scelta". "Ci sono migliaia di chilometri tra di noi, ma siamo fianco a fianco, non c'è un muro tra di noi".
Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, parlando in diretta video all'apertura della Berlinale. "Wim Wenders abbatté il muro di Berlino prima che cadesse", con gli angeli di "Il cielo sopra Berlino", ha detto Zelensky, aggiungendo che "oggi la Russia vuole costruire un muro in Ucraina, tra noi e l'Europa", tra la civiltà e tirannia, tra la libertà e la tirannia. Ma l'Ucraina resisterà e protegge la stessa Europa, ha detto Zelensky.
2. BERLINALE, PARLA IL DIRETTORE CHATRIAN: «APRE OGGI ZELENSKY IN DIRETTA VIDEO»
Estratto dell’articolo di Flaminia Bussotti per “il Messaggero”
[…] La rassegna è specchio della realtà: dunque focus su Ucraina e Iran. Il presidente Zelensky parlerà all'apertura con un intervento in diretta streaming e il docufilm Superpower di Sean Penn e Aaron Kaufman sarà mostrato nei Berlinale Special. Probabile, la presenza della first lady, Olena Zelenska.
Penn, atteso al festival, è stato in Ucraina, ha incontrato Zelensky ed era a Kiev il 24 febbraio, inizio dell'invasione russa. L'Italia è presente in concorso con Disco Boy di Giacomo Abbruzzese (storia di un bielorusso che per ottenere un visto si arruola nella Legione straniera, con Franz Rogowski), più diversi film nelle altre sezioni. [...] Attualità ma non solo: «realtà e fantasia, ovvero l'essenza del cinema», dice il direttore artistico Carlo Chatrian.
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Qual è l'idea che ha ispirato questa 73ma Berlinale?
«L'idea di base è ripartire insieme con tutte le componenti del festival. Un grosso festival con una configurazione unica nel mercato, ma anche un grosso evento di pubblico e sociale. Ed è una ripartenza dopo due edizioni speciali per il Covid. La peculiarità del festival è stata declinata in molte maniere: forte accento politico, opere prime di giovani, una giovane presidente di giuria e molto eclettismo».
Ucraina e Iran: sono due punti forti del festival con forte presenza di film fuori concorso. Può spiegare le motivazioni?
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«Sono due Paesi molto vicini a Berlino. L'Ucraina per ragioni storico-geografiche, l'Iran per la storia del festival: ha dato un Orso d'oro a Jafar Panahi (scarcerato il 3 febbraio), ha lanciato Asghar Farhadi, e un Orso d'oro nel 2020 a Mohammad Rasoulof (ora scarcerato). C'è una forte vicinanza. Siamo stati fortunati perché diversi film di iraniani e ucraini erano pronti e ciò ci ha permesso di offrire una visione sfaccettata di queste realtà. Il cinema è lo specchio del mondo, e anche dell'anno che è stato: Ucraina e Iran hanno dato segnali molto forti di resistenza e lotta per la libertà.
Quanto al film di Penn e Kaufman su Zelensky, era logico averlo, un anno dopo lo scoppio della guerra».
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Il presidente Zelensky parlerà al festival?
«È un onore speciale per noi poter accogliere digitalmente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky giovedì sera all'apertura del nostro festival».
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