FRANCESCO OLIVO per la Stampa
Il deejay, la musica, il bancone del bar, le luci: pagando 50 euro si balla tutta la notte come se il Covid non ci fosse. Gli elementi dell' estate di Ibiza sono gli stessi di sempre, ma con una differenza: per colpa della pandemia, nell' isola delle discoteche, i locali sono chiusi.
Così, gli irriducibili della notte (e dell' alba) che vogliono far tardi ballando hanno delle alternative, fuorilegge, ma numerose e ben organizzate.
La moda di questa strana stagione delle Baleari sono le feste illegali, un appuntamento classico da queste parti, che però quest' anno ha un aggravante: il rischio di provocare nuovi contagi. Un mese fa è successo, un party ha causato 9 positivi.
L' isola già provata dal crollo del turismo non può permettersi di vedere esplodere dei focolai, così il Comune ha deciso di passare alle maniere forti, con una nuova legge si sono imposte multe fino a 600.000 euro per chi organizza le feste, ma le sanzioni colpiranno anche chi partecipa. Fatte le norme, ora il problema è individuare le feste.
La polizia perlustra le campagne, e i Comuni ricevono le segnalazione dai vicini (quando ci sono), ma non è semplice.
Italiani e inglesi Gli inviti arrivano via social network o sui gruppi di WhatsApp, a volte utilizzando parole in codice, sia sulla tipologia di serata, sia soprattutto sul luogo. Gli organizzatori sono per la maggioranza inglesi, la comunità straniera più numerosa di Ibiza, (ma ci sono anche italiani molto attivi) e utilizzano i siti di affitti di barche e case per promuovere i party illegali, che si svolgono in ville private in mezzo alla campagna, spesso all' insaputa dei proprietari. Una volta pagato il biglietto, intorno ai 50 euro, ci si presenta in due punti dell' isola e da lì con i pullman ci si sposta verso i luoghi segreti.
«Oltre a rappresentare un pericolo per la salute di tutti, questi appuntamenti fanno una concorrenza sleale alle discoteche ufficiali, chiuse per senso di responsabilità dei proprietari», spiega al telefono Vicent Marí, il presidente del "consell", l' organo che riunisce tutti i municipi dell' isola. Le nuove misure per cercare di limitare questi appuntamenti sono, come detto, molto dure, anche per chi mette a disposizione i locali, «la licenza turistica può essere sospesa per tre anni».
In questa strana estate chi vuol divertirsi a Ibiza ha un limite, alle 2 di notte chiude tutto, per ordine delle autorità. Ma a quell' ora sono in tanti a voler andare avanti, e secondo alcuni proprio qui sta il problema, «e ora che facciamo? », si sente ripetere davanti alle saracinesche che si abbassano.
A quel punto, l' unica opzione possibile resta la festa illegale. «Con il Covid emergono dei problemi storici di Ibiza - racconta Joan Lluis Ferrer Colomar, autore di saggi come La distruzione del paradiso -: si sono costruite ville in mezzo alla campagna, dedicate al turismo, poi riconvertite a discoteche».
Il fenomeno non riguarda solo Ibiza. Nello stesso arcipelago, a Maiorca, la polizia interviene senza sosta, una settimana fa a Magaluf, la zona più popolata di turisti giovani, gli agenti hanno interrotto una festa in piscina con un centinaio di partecipanti, con relativo sequestro di cocaina.
Complicato impedire i ritrovi notturni anche a Berlino, una delle capitali mondiali della techno, dove le autorità ora stanno tentando di stabilire delle regole per poter organizzare feste in sicurezza, a differenza di quella scoperta nel Hasenheide Park. A Bristol, invece, sono stati i vicini, che a tre chilometri di distanza sentivano la musica di un "covid party", a chiamare la polizia, che ha impiegato molte ore per smontare la festa.