Giordano Stabile per “la Stampa”
All'alba gli abitanti assediati a Mosul Ovest hanno trovato le strade coperte da migliaia di volantini, sganciati dall' aviazione nella notte: «Preparatevi, la battaglia sta per cominciare. Spazzeremo dalla nostra grande nazione ogni terrorista e apostata, fino all' ultimo». Nella capitale dell'Isis in Iraq, nei quartieri oltre il Tigri, restano ancora almeno 650 mila persone. La maggior parte scudi umani che non sanno come scappare. Da una parte c' è il fiume, con tutti e cinque i ponti distrutti, dall' altra strade minate, chiuse da barriere di cemento e detriti, case trasformate in nidi di cecchini e nascondigli per autobombe.
Mosul Ovest è una fortezza. Molto più di Mosul Est. A quattro mesi dall' inizio della grande offensiva, e a un mese dalla liberazione dei quartieri orientali, ieri mattina è cominciato l' assalto più difficile. Con un mossa a sorpresa, centinaia di blindati e tank, appoggiati da cacciabombardieri ed elicotteri, sono avanzati dal deserto da Sud-Ovest, per aggirare le difese e prendere di fianco l'aeroporto, la possibile breccia nelle fortificazioni degli jihadisti.
Mentre gli abitanti intrappolati leggevano i volantini, unica fonte di informazione perché da mesi televisioni e internet non sono più accessibili, il premier iracheno Haider al-Abadi parlava in tv. Era l'inizio, spiegava, della «nuova fase» delle operazioni «per liberare i nostri concittadini dal terrore». Un discorso breve, con un accenno inconsueto al «rispetto dei diritti umani» che doveva guidare le truppe nella battaglia.
Poco dopo il portavoce delle forze armate, generale Abdulamir Yarallah, annunciava la liberazione dei villaggi di Athbah e Al-Lazzagah, come pure alcune aree di Hammam al-Alil e del quartiere di Al-Lazakah, già dentro il perimetro cittadino di Mosul. Il piano prevede, secondo fonti militari irachene, la conquista dello scalo per costringere i combattenti islamisti a disperdere le loro forze concentrate sulla sponda destra del Tigri. Che poi sarà attaccata attraverso pontoni galleggianti.
La scelta deriva anche dall'impossibilità di fiaccare con i raid i jihadisti nascosti nel centro. Mosul Ovest copre il 40 per cento della superficie della città, con circa la metà della popolazione. È la zona della Medina, la città vecchia, della Grande moschea di Nourredine al-Zinki, del XIII secolo, con strade strette, abitazioni fitte, dove è difficile per le truppe manovrare.
Fra vicoli coperti da teli per sfuggire agli occhi di droni e ricognitori, in un termitaio di tunnel lunghi decine di chilometri, resistono ancora dai 3 ai 5 mila islamisti, un terzo stranieri. Un generale americano ha descritto la sfida come «un incubo anche per le forze più preparate».
Anche perché nelle case che danno sulla linea del fronte gli abitanti sono tenuti prigionieri, chiusi dentro, scudi umani quasi senza più cibo. Il coordinatore umanitario dell' Onu in Iraq, Lise Grande, ha lanciato un appello «a tutte le parti» perché assicurino «la sopravvivenza dei civili». Difficile che i seguaci del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi lo rispettino. Ma l' invito era rivolto più a forze regolari e milizie, accusate di abusi in questi quattro mesi. Ieri alcuni video postati sui social network mostravano militari che picchiavano e uccidevano a sangue freddo alcuni civili. Non si sa quando sono stati girati e dove.
Vanno presi con prudenza ma potrebbero essere un campanello d' allarme. Il governo iracheno ha promesso un' inchiesta. La vittoria a Mosul è troppo importante per essere macchiata da crimini.