Margherita D’Amico per “la Repubblica”
Secondo l’autopsia a uccidere Thendara Satisfaction, per gli amici Jagger, sarebbero stati alcuni bocconcini di carne riempiti da un mix di veleno per topi e lumache. Secondo i proprietari del setter irlandese appena rientrato a Tonegem, in Belgio, dal Crufts Dog Show di Birmingham, Inghilterra, la mostra canina più prestigiosa al mondo, ad assassinare il pluricampione di tre anni sarebbe stata la gelosia di qualche rivale. In attesa dei referti tossicologici si è aperta un’indagine.
«Abbiamo perso un membro della nostra famiglia», dichiara Alexandra Lauwers, comproprietaria di Jagger assieme a Dee Milligan-Bott, raccontando il drammatico rientro con l’animale già catatonico, morto fra le sue braccia il giorno seguente. Si dice costernata Caroline Kisko, portavoce del Kennel Club che organizza il Crufts, mentre un giudice ha riferito alla stampa britannica di essere a conoscenza di altri due casi di cani che avrebbero accusato malesseri gravi nel corso dell’evento, e ora verserebbero in difficili condizioni.
Benché tutta da verificare, quest’ultima notizia crea nuovo allarme fra i partecipanti, ormai rientrati a casa, e sposterebbe l’obiettivo: non si sarebbe forse puntato a colpire Jagger in particolare, ma a boicottare la manifestazione, nata nel 1891, oppure si potrebbe sospettare l’opera di un folle.
Ma cosa c’è di logico, a ben vedere, in una gara di bellezza per cani o gatti? Sono, questi ultimi, protagonisti e vittime di una giostra che nulla ha a che vedere con il nostro affetto per loro. Sballottati fra viaggi e luoghi rumorosi, rinchiusi la maggior parte del tempo in gabbia, costretti a noiose sfilate, esposti al rischio di malattie, toelettati artificiosamente. Belli, bellissimi, i futuri concorrenti vengono acquistati da piccoli a caro prezzo, a volte in cordate di proprietari.
Se faranno carriera, non solo acquisiranno prestigio e quotazione individuale, ma valore commerciale come riproduttori. Provengono da criteri estetici spesso ossessivi, quando il livello dell’allevamento è alto, oppure da consanguineità, pasticci e importazioni illecite, di solito dai paesi dall’Est. Qualunque sia la loro origine, non tutti i cuccioli riescono bene: bruttini, deformi, malati, parecchi non troveranno un compratore e della loro sorte non ci è dato sapere, al pari delle fattrici sfiancate.
Ci sono poi i forzati degli stabulari fai-da-te, femmine o stalloni rinchiusi in una stanza, quando non in una scatola, costretti a riprodursi senza tregua per tutta la durata della vita. Di puppy mills, le fabbriche di cuccioli casalinghe, negli Usa si discute già da alcuni anni, ma è difficile strappare il velo che copre un colossale mercato fatto di vasi comunicanti. Milioni e milioni in mangimi, accessori, medicinali, cure veterinarie, dog sitter, cosicché sotto i riflettori del Crufts Dog Show l’appagamento della nostra vanità può esigere qualche sacrificio di troppo.