Estratto dell’articolo di Irene Famà per “la Stampa”
Baby pusher. I nuovi corrieri della droga sono bambini, qualcuno ha compiuto da poco undici anni. Semplici da arruolare, con promesse di un guadagno facile, vestiti firmati, scarpe da ginnastica appena arrivate sul mercato, smartphone di ultima generazione.
Facili da manipolare, da comandare, da istruire. E perfetti per sfuggire alle maglie della giustizia: sotto i quattordici anni, infatti, non sono imputabili. Ovvero, non possono essere considerati responsabili di nulla.
Chi li coordina lo sa bene, le truppe da strada le sceglie con cura. E le schiera nelle zone di spaccio di Torino: a Mirafiori sud, periferia popolare, operaia e nelle periferie melting pot come Aurora e a Barriera di Milano, nelle aree della movida e nelle stazioni.
Il mercato della droga è in continuo movimento: lotta per i territori, invasione di spazi. E l'altra notte, proprio a Mirafiori, nei giardinetti all'angolo tra via Duino e corso Caio Plinio è scoppiata una violenta rissa. Una cinquantina di persone si sono affrontate in strada con spranghe e bottiglie: spacciatori da un lato, frequentatori del parco dall'altro. Che quei baby pusher li vogliono cacciare dalla zona.
Giovanissimi fattorini dello stupefacente si ritrovano lì, sulle gradinate che sovrastano la ferrovia. Nascondono dosi di hashish e cocaina, le più richieste, sotto gli alberi e negli anfratti del parco. Trascorrono le giornate come qualsiasi altro coetaneo, ad ascoltare musica, giocare a calcio e postare foto sui social.
Quando arriva la chiamata per la consegna, salgono a bordo dei monopattini a noleggio. Poi tornano, in attesa di un altro ordine. Gli agenti del commissariato Mirafiori quell'area la controllano spesso e qualche giorno fa è scattata una vera e propria retata: una quindicina le persone fermate, dodici erano minori non accompagnati. Uno aveva appena undici anni, ma il piglio del leader.
[…] I baby pusher si spostano da una periferia all'altra. Lo spiegano gli inquirenti, che ne tracciano l'identikit: minori non accompagnati o immigrati di seconda generazione. Con alle spalle famiglie numerose e genitori che lavorano da mattina a sera. Ma no, quel giaccone all'ultima moda, quel cellulare da migliaia di euro, non possono acquistarlo. Ed è su quell'egoismo da adolescenti, che chi gestisce il mercato della droga fa leva: soldi facili. E veloci. Loro si sentono adulti, parte di un gruppo. «Veri duri», come postano su Instagram e su Tik Tok. […]