Emilio Orlando per leggo.it
Un delitto che oramai sembra non avere più “segreti”. Inquirenti e investigatori hanno infatti stretto il cerchio attorno ai mandanti e al killer che il 7 agosto di due anni fa ha ucciso “Diabolik” (soprannome di Fabrizio Piscitelli) su una panchina del parco degli Acquedotti, al Tuscolano.
Un omicidio, secondo la sezione omicidi della squadra mobile, maturato all’ombra degli affari legati al di stupefacenti dei sodali del clan Senese. La direzione distrettuale antimafia, che coordina l’inchiesta, ha esteso il raggio delle indagini anche in altre organizzazioni criminali che operano a Boccea e a Primavalle, località dove il narcotraffico all’ingrosso viene sempre gestito da personaggi malavitosi della Tuscolana.
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Ma perché al capo ultras Piscitelli è stata inflitta una simile, definitiva “punizione”? La risposta sta nelle inchieste svolte negli anni scorsi, come quella in cui venne arrestato Marco Turchetta a Primavalle. Tifoserie violente e narcotraffico si incontravano proprio sulle curve degli stadi, anzi qui convergevano vari interessi criminali.
Quella che appare come l’inversione di rotta decisiva dopo quasi settecento giorni d’indagine dall’omicidio Diabolik, è arrivata sia da alcune testimonianze che dalle ricostruzioni della polizia scientifica soprattutto dopo che in via di Boccea è stato gambizzato Leandro Bennato, altro componente attiguo ai Senese e finito in carcere per droga. Non solo.
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Un identikit del killer che ha sparato quel pomeriggio del 7 agosto è stato inoltre disegnato dopo le descrizioni fornite dall’autista (e bodyguard) che si trovava insieme al “Diablo” prima dell’esecuzione. Tra conferme e smentite sulla nazionalità dell’esecutore materiale del delitto, di certo c’è che sulla scena del crimine erano presenti due persone: il sicario e il “palo”.
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