Giacomo Amadori per “la Verità”
Le indagini difensive degli avvocati di Luca Palamara hanno aggiunto un importante tassello al filone investigativo sulle fughe di notizie che hanno distrutto l' inchiesta sulla presunta corruzione del magistrato radiato.
Il segretario generale del Csm Paola Piraccini, ascoltata in Procura a Perugia su richiesta dei legali di Palamara (Roberto Rampioni, Benedetto e Mariano Buratti), ha riferito informazioni fondamentali sul punto. Così la vulgata che le notizie provenissero da fonti del Csm è stata spazzata via definitivamente.
SERGIO MATTARELLA PAOLA PIRACCINI
Partiamo dall' inizio o quasi. Tra il 27 e il 28 maggio 2019 inizia a circolare insistentemente la notizia (come conferma una conversazione registrata dal trojan) che due giornali, La Verità e Il Fatto quotidiano, stanno per pubblicare l' imbarazzante storia dell' esposto presentato due mesi prima al Csm dal pm romano Stefano Fava contro l' ex capo Giuseppe Pignatone. Forse per questo, qualcuno dà un' accelerazione alla pubblicazione dello scoop dell' inchiesta di Perugia su Palamara, in quel momento ancora coperta dal segreto istruttorio.
Solo dopo quelle prime fughe di notizie gli inquirenti umbri decidono di inviare un cd al Csm con le intercettazioni dell' hotel Champagne, considerando evidentemente le trattative per la nomina del procuratore di Roma Marcello Viola inquinate da illeciti disciplinari. Ma, come detto, la misteriosa gola profonda dei giornalisti non può essere un membro di Palazzo dei marescialli.
marcello viola procuratore generale firenze 2
Infatti la Piraccini ha riferito che il 29 maggio, di prima mattina, venne avvertita dal vicepresidente del Csm David Ermini delle prime pagine dedicate dai quotidiani al caso Palamara e all' esposto di Fava. In quel momento i due si trovavano in visita agli uffici giudiziari di Catania e decisero di tornare nella Capitale, annullando la visita a Napoli del giorno successivo.
La Piraccini ritirò personalmente la sera del 30 maggio il plico che le venne consegnato da un carabiniere, come conferma il visto sul registro della posta. Dunque è impossibile che le fughe di notizie, almeno quelle dei primi tre giorni, siano partite dal Csm. «Su questo non c' è il minimo dubbio.
Le carte di cui hanno parlato i giornali il 29 e il 30 maggio noi le abbiamo ricevute, e le ho ritirate io personalmente, il 30 alle ore 19 (scandisce il numero, ndr). E non c' erano le captazioni del trojan che sono arrivate successivamente» spiega la Piraccini. A questo punto il cerino resta in mano ai magistrati di Perugia, a quelli di Roma che stavano condividendo informazioni con i colleghi umbri e alla polizia giudiziaria, in questo caso gli uomini del Gico della Guardia di finanza.
Ma ricostruiamole queste fughe di notizie. Tra l' 8 e il 9 maggio le Fiamme gialle intercettano la famigerata riunione dell' hotel Champagne, in cui risulta chiaro che Palamara, i parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri hanno discusso con cinque consiglieri del Csm della nomina del procuratore di Roma.
In quella serata la corruzione di cui è sospettato Palamara non emerge in nessun modo. Eppure il giorno dopo il procuratore Luigi de Ficchy decide che è arrivato il momento di informare il Csm dell' iscrizione per corruzione di tre magistrati finiti sul registro degli indagati alcuni mesi prima: Palamara, Giancarlo Longo e Francesco Musolino. La notizia, a quanto risulta dagli atti, è nuda e cruda.
C' è solo lo stato del procedimento: «Indagini preliminari». C' è anche scritto: «Si allega annotazione di pg della Guardia di finanza di Roma che ha dato origine al procedimento». Si tratta di 37 pagine che ricostruiscono le presunte regalie dell' imprenditore Fabrizio Centofanti (frequentatore dello stesso de Ficchy) a Palamara.
Quindi dal 9 al 30 maggio sera, le notizie in possesso del Csm erano solo queste.
Eppure il 28 maggio La Repubblica e Il Corriere della sera sembrano già essere a conoscenza delle vicende dell' hotel Champagne, sebbene dalla Procura di Perugia non sia ancora partito nulla in direzione del Palazzo dei marescialli.
Il 29 maggio La Repubblica titola «Corruzione al Csm», parlando di mercato delle toghe. Palamara deve ancora essere perquisito per corruzione. Ma il giornalista dimostra di essere molto più avanti e collega la vicenda alla nomina del procuratore di Roma, definita «un mercato dei pani e dei pesci».
Parla anche di «giochi che entrano nel vivo» e di cui è «protagonista» Palamara, «magistrato indagato a Perugia». Poi l' articolo, facendo riferimento a fantomatiche «qualificate fonti del Csm», accende un faro sull' asse di Palamara con Ferri e con il «convitato di pietra» Lotti. Cioè i presunti complottardi dello Champagne. E cita gli asseriti nemici della squadretta, in primis quel Paolo Ielo, ampiamente citato nelle intercettazioni.
Anche Il Corriere della sera pare informatissimo. Addirittura collega già nel titolo il fascicolo su Palamara alla nomina del successore di Pignatone: «Un' inchiesta per corruzione agita la corsa alla Procura di Roma». Il giornale informa i lettori che l' indagato Palamara «è uno dei protagonisti di trattative e cordate che si stanno delineando al Csm, ma anche nei palazzi della politica».
Rivela pure che «nelle stesse ore» dell' arrivo dell' informativa su Palamara al Csm, «ha ripreso improvvisamente fiato l' esposto che un pm romano ha inviato contro l' ex procuratore Giuseppe Pignatone e un aggiunto». Anche questo emergeva nelle intercettazioni e, per una strana coincidenza, come abbiamo anticipato, gli articoli dei due principali quotidiani italiani sullo scandalo Palamara escono proprio lo stesso giorno in cui La Verità e Il Fatto danno notizia dell' esposto, con l' effetto (casuale o voluto?) di oscurare quest' ultima vicenda o almeno di metterla sotto una luce sinistra.
Passano 24 ore e, quando le carte non sono ancora giunte al Csm, Il Corriere fa sapere che «negli atti dell' inchiesta perugina» emergono «tracce» sulla partita «politico-consiliare» per la Procura di Roma e svela gli «incontri notturni» dei pedinati: «Durante questa inchiesta sono venuti alla luce incontri dello stesso Palamara con politici e magistrati che sarebbero serviti a gestire la partita per portare alla guida della Procura romana l' attuale procuratore generale di Firenze Marcello Viola».
E La Repubblica? Rivela che ci sono «quattro nomi iscritti al registro degli indagati dell' inchiesta sulla corruzione e le nomine al Csm». E aggiunge: «La storia dunque cammina». O forse deve camminare. E in fretta, per far saltare la nomina di Viola, il candidato procuratore in pectore.
Per questo l' esposto di Fava nell' articolo diventa «una formidabile arma di manipolazione che la Procura di Perugia si prepara a illuminare». E in effetti quella stessa mattina il pm scopre di essere indagato e riceve un invito a comparire. L' articolista conclude con un messaggio ai naviganti: «L' indagine è arrivata a un punto dove evidentemente nessuno prevedeva arrivasse. Staremo a vedere. Siamo al primo atto. Ma il tempo si è messo a correre».
Dopo quegli scoop i pm sono costretti a uscire allo scoperto, ordinando perquisizioni, interrogatori e inviando nuovi documenti al Csm. Il 30 maggio la Piraccini riceve il decreto di perquisizione nei confronti di Palamara e l' avviso a comparire per due altri magistrati, Fava e il consigliere del Csm Luigi Spina, accusati di aver informato (i reati contestati sono la rivelazione di segreto e il favoreggiamento) Palamara dell' arrivo dell' informativa inviata il 9 maggio. Nel decreto di perquisizione si scopre finalmente perché Longo e l' ex presidente dell' Anm siano indagati: il secondo avrebbe percepito 40.000 euro per far nominare procuratore il primo (accusa poi caduta).
Ma, lo ribadiamo, queste notizie, che diventano ostensibili solo il 30 maggio, erano già state ampiamente annunciate sui giornali. Dopo l' arrivo delle prime carte al Csm, i cronisti perdono il freno e, sebbene nel decreto di perquisizione di Palamara, a pagina 14, si faccia solo un generico riferimento al coinvolgimento di «parlamentari», il 31 maggio, La Repubblica e Il Corriere citano i nomi di Lotti e Ferri e gli appuntamenti con Palamara e Spina. Con tanto di date. Addirittura Il Corriere titola: «Quegli incontri con Lotti e Ferri sulle nomine». E parla di «vendetta contro Pignatone».
marcello viola procuratore generale firenze
L' 1 giugno, dopo aver evocato «qualificate fonti investigative» La Repubblica fa l' ennesimo scoop svelando le intercettazioni che «fulminano» i consiglieri del Csm Corrado Cartoni e Antonio Lepre, entrambi presenti allo Champagne. Inoltre, il giornalista anticipa le mosse della Procura come se facesse parte della polizia giudiziaria: «I modi dei "carbonari", il tenore dei loro conversari non devono essere edificanti se è vero, come è vero, che la Procura di Perugia, riservandosi eventuali future valutazioni penali, si prepara a trasmettere a Palazzo dei marescialli gli atti relativi a questo passaggio dell' inchiesta, perché il Consiglio valuti gli aspetti disciplinari». L' articolo è stato scritto il 31 maggio. Le carte sono state effettivamente spedite al Csm il 3 giugno.
Dopo le dichiarazioni della Piraccini, a quanto ci risulta, la difesa di Palamara sta valutando la possibilità di presentare un esposto per fare chiarezza sulle incredibili fughe di notizie di fine maggio e inizio giugno 2019.