COME HA FATTO JOHNNY DEPP A VINCERE UNA CAUSA PER DIFFAMAZIONE IN CUI SEMBRAVA SPACCIATO? - AMBER HEARD HA SABOTATO LA SUA CREDIBILITÀ: LE PICCOLE E INUTILI BUGIE SUI LIVIDI E SU CHI AVEVA MANDATO I VIDEO AI GIORNALI L'HANNO FATTA SEMBRARE UNA RACCONTA-PALLE AGLI OCCHI DELLA GIURIA. E LA TESTIMONIANZA DI KATE MOSS E' STATA DECISIVA - ANCHE I SOCIAL HANNO INFLUENZATO IL PROCESSO: SU TIKTOK HASHTAG COME #JUSTICEFORJOHNNY SONO STATI VISTI 19,8 MILIARDI DI VOLTE, MENTRE I VIDEO DI #JUSTICEFORAMBERHEARD SOLO 81 MILIONI DI VOLTE...

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1 - PERCHÉ AMBER HA PERSO

Matteo Persivale per il “Corriere della Sera

 

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La nave pirata di Johnny Depp - avvocati di lusso, periti da mille dollari l'ora, Kate Moss testimone a sorpresa come nei vecchi telefilm di Perry Mason, la bizzarra sfilata di deposizioni raccolte tra assistenti, ex agenti, portieri delle ottime e abbondanti dimore hollywoodiane - è arrivata in porto contro ogni pronostico della vigilia, dopo le sei settimane di navigazione attraverso il processo più pazzo del mondo (il New York Post ieri in prima pagina lo definiva così, «bonkers») in diretta streaming che ha ipnotizzato i social media.

 

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Ma come ha fatto Depp a vincere una causa per diffamazione che la maggior parte degli esperti considerava difficilissima? La Costituzione americana riserva alla libertà di parola un ruolo straordinariamente importante: sui personaggi pubblici si può dire e scrivere di tutto o quasi grazie alla sentenza della Corte Suprema «New York Times Co. v. Sullivan» (1964).

 

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I personaggi pubblici come Depp sono considerati legittimo bersaglio a meno che le critiche siano state fatte con «actual malice», con dolo effettivo, mentendo sapendo di mentire per recare danno, ostacolo difficilissimo da superare per gli avvocati.

 

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Ma una delle prime cose che insegnano nelle facoltà di Legge dei Paesi come l'America nei quali vige la tradizione della common law è il principio falsus in uno, falsus in omnibus: il testimone che mente su qualcosa non è più credibile.

 

Ecco allora che la strategia del Team Depp, semplice e rischiosa, è stata quella di seminare dubbi sulla credibilità dell'ex moglie Amber Heard, e perfino sulla sua buona fede. E i sette giurati hanno deciso che Heard ha agito con «actual malice», «dolo effettivo», nei confronti di Depp, calunniandolo.

 

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Il dibattimento sarà studiato nelle facoltà di Legge come ai suoi tempi lo fu quello di O.J. Simpson: gli avvocati di Depp, capitanati da Camille Vasquez, hanno fatto ammettere sotto giuramento a Heard che la donazione in beneficenza di 7 milioni di dollari (ricevuti da Depp al momento del divorzio) promessa non è mai avvenuta. E l'attrice, molto irritata, si è impelagata in una discussione sul significato letterale di «promettere» che non le ha giovato.

 

Altri momenti decisivi: le bugie inutili. Heard che prima nega il suo coinvolgimento poi ammette che i video delle sue liti con Depp girati di nascosto non sono stati mandati «personalmente» da lei al sito scandalistico Tmz ma solo lei e i suoi avvocati avevano i video. Heard che insiste di non aver avvisato i paparazzi di una sua apparizione in tribunale con un livido sul viso.

 

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Perché sabotare così la propria credibilità? Mistero. Così, quando la giuria ha visto prove spiacevoli come i metadati spariti dalle fotografie digitali dei presunti lividi lasciati da Depp sul suo volto (il sospetto è che fosse uno stratagemma per non far vedere che le foto erano state alterate), la conclusione è stata: Heard mente sulle cose piccole. E su quelle grandi?

 

Era davvero l'unico dubbio da non suscitare nella giuria, che aveva peraltro già visto l'orribile foto delle feci da lei lasciate nel letto di Depp (sosteneva che fossero dello Yorkshire, del peso di 2 kg).

 

Che dire dell'ospitata a un famoso talk show, dove apparve in ottima forma, meno di 24 ore dopo che, secondo lei, Depp l'aveva pestata a sangue lasciandole occhi neri e naso sanguinante?

 

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I testimoni che hanno giurato di non aver mai visto lividi o segni di percosse sul suo volto? E così via, in una serie di vittorie per Depp culminata con la testimone a sorpresa Kate Moss che la scorsa settimana ha smentito Heard («Non mi ha mai picchiata e non mi spinse mai giù dalle scale»), l'ultima mossa vincente degli avvocati dell'attore.

 

Ieri la foto di Moss - che è andata a trovare Depp nel backstage del suo concerto alla Royal Albert Hall lunedì sera - era in prima pagina del Daily Mail: «È stata lei a salvare Johnny?».

 

2 - IL PESO DEGLI HASHTAG SUL VERDETTO: QUELLO A FAVORE DI JOHNNY CLICCATO 19,8 MILIARDI DI VOLTE

M. Per. per il “Corriere della Sera

 

Tarana Burke, co-fondatrice del mo-vimento #MeToo, ha dichiarato dopo l'annuncio della sentenza del processo Depp-Heard: «Il modo in cui #MeToo è stato cooptato e manipolato durante il processo "Johnny Depp contro Amber Heard" è una catastrofe tossica e una delle più gravi diffamazioni del movimento che abbiamo mai visto.

 

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Nelle ultime sei settimane ci siamo trovate di fronte a vere e proprie prese in giro del tema degli abusi, della vergogna e della colpa. Innumerevoli titoli che proclamano la morte di #MeToo. Notizie piene di click bait e, come conseguenza, le sopravvissute coperte di ridicolo.

 

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Quello che non abbiamo visto, però, sono titoli e conversazioni che chiedono, cosa dobbiamo fare per evitare che qualcun'altra debba dire #MeToo? Quello che abbiamo sperimentato nel processo Depp-Heard è un caso di studio su come i movimenti sociali e politici vengano usati in modo improprio, e usati come armi contro le persone che dovrebbero proteggere.

 

johnny depp a processo johnny depp a processo

Ma c'è una cosa più grande di questa sentenza, di questo processo, e di questa giuria: c'è un movimento composto da milioni di sopravvissute che lottano per la loro dignità e il loro diritto a chiedere giustizia.

 

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E c'è un Paese che deve ancora fare i conti con il motivo per cui è così concentrato sul dolore e sull'angoscia della violenza, piuttosto che sui modi per risolverla. #MeToo è il più grande riconoscimento di sempre, da parte dei sopravvissuti, di quanto la violenza sessuale sia pervasiva.

 

kate moss giura prima di testimoniare kate moss giura prima di testimoniare

Da quando l'hashtag è diventato virale, molte cose si sono spostate verso narrazioni sfumate sulla sopravvivenza e sull'impatto diffuso e a lungo termine della violenza sessuale».

 

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Elaine Bredehoft, avvocata del team di Amber Heard, ha detto alla Nbc che per colpa delle riprese tv del processo diffuse dai social media l'aula di tribunale è diventata «uno zoo» e che il verdetto ha mandato «un messaggio orribile» (su TikTok hashtag come #JusticeforJohnny et similia sono stati visti 19,8 miliardi di volte, mentre i video di #JusticeforAmberHeard sono stati visti 81 milioni di volte, ndr).

 

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«Come poteva la giuria sfuggire all'influenza dei social? - ha aggiunto Bredehoft - Tornavano a casa tutte le sere. Hanno famiglia. Le famiglie sono sui social. Abbiamo avuto una pausa di dieci giorni nel mezzo del processo. Non è possibile che non possano esserne stati influenzati.

 

È come il Colosseo nell'antica Roma, ero contraria alla presenza delle telecamere nell'aula del tribunale, l'ho fatto mettere agli atti per la natura delicata di questo procedimento. Ma le telecamere hanno trasformato tutto in uno zoo». Bredehoft ha anche detto che farà appello.

 

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