Da la Stampa
Tutto è iniziato da qui.
L' epicentro dell' epicentro dell' epidemia, chiamiamolo così, è una stradina del Comune di Castiglione d' Adda, provincia di Lodi, attualmente in una specie di quarantena con scuole chiuse, pubblici esercizi idem, negozi idem idem, molti inviti alla prudenza e a muoversi il meno possibile. La via è senza uscita: da una parte, i campi; dall' altra, un negozietto di abbigliamento, chiuso pure lui, che promette un «Super sbaracco invernale!» che, data la situazione, appare un po' jettatorio.
Qui vivono i genitori del Paziente Uno, lo sportivo 38enne che è stato il primo contagiato italiano dal Coronavirus. A venti metri, stessa strada ma lato opposto, papà e mamma del Paziente Zero, il manager che, di ritorno dalla Cina, l' avrebbe contagiato. Però, a proposito dello Zero, ieri il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha smentito che sia lui il portatore sano del virus. «Dai test effettuati è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi», ha spiegato Sileri.
Dando quindi ragione al padre dell' ex Paziente Zero che dal balcone di casa sua spiegava ai giornalisti che suo figlio sta benissimo, che è ancora in ospedale per gli ultimi accertamenti ma presto tornerà a casa e, insomma, che l' untore non è lui. «Stava male all' idea di aver contagiato il suo amico».
Fatto sta che ieri pomeriggio la stradina era presidiata da una coppia di carabinieri del Nas con guanti e mascherina e da una coppia di medico e infermiere con anche gli occhiali e le scarpe speciali. I vicini sono stati gentilmente pregati di non uscire. Poco dopo si è capito perché. È arrivata un' ambulanza e ha caricato i genitori del Paziente Uno, 78 anni lui e 70 lei. Sono usciti di casa, sono stati forniti di mascherina e poi portati all' ospedale di Cremona per controlli. In effetti prima il padre e poi la madre avevano iniziato ad avere la febbre.
Tutt' intorno, c' è un paesino di 4.646 abitanti che oscillano fra la preoccupazione, l' irritazione e lo sbalordimento: mai visti tanti giornalisti, anzi mai visti dei giornalisti. I cittadini positivi ai test sono già quattro, e Castiglione fa parte di quella decina di comuni che sono diventati una specie di enorme lazzaretto con 50mila ospiti controvoglia. Nell' incertezza su cosa fare e se fare qualcosa, la gente resta tappata in casa. Già in condizioni normali, raccontano, la main street di Castiglione risulta assai meno affollata della Quinta Strada o di Piccadilly; alle tre del pomeriggio di ieri appariva addirittura spettrale, con poche persone in giro, molte con la mascherina, e in maggioranza rappresentanti dei media, anche stranieri. Una pattuglia della Polizia fermava tutti invitando alla prudenza.
Doverosamente, nonostante fosse giorno di chiusura, i titolari della Farmacia Gandolfi hanno riaperto. Però basta ascoltarli per rendersi conto che la macchina organizzativa non è poi così sfavillante come si racconta.
I farmacisti, Carlotta Felisi e Riccardo Comello, sono pacati ma chiari: «È evidente che ci si è mossi in ritardo, prima per bloccare gli ingressi in Italia e poi per farsi trovare pronti. Sono mesi che cerchiamo mascherine e ancora non ci sono. Idem i tamponi per il test». Loro l' hanno già fatto, «perché è sicuro che siamo entrati in contatto con qualche contagiato. Però non abbiamo ancora il risultato, cosa che ci fa ben sperare perché se è positivo informano prima».
castiglione d'adda genitori del paziente 1
Per limitare i contatti, i clienti vengono serviti con maschera e guanti da una finestrina che si apre sulla strada. E qui veramente, con tutto che in mezzo ci sono quattro secoli e infiniti progressi della medicina, non si può fare a meno di pensare alla peste e al Manzoni: sbucasse all' angolo della strada un cerusico con la maschera dal lungo naso ripieno di essenze, non ci stupiremmo (peraltro qualcuno ha già aperto la stagione della caccia agli untori, perché le epidemie cambiano, gli uomini no).
Qualche metro più in là, il negozio «Bella Sicilia» è uno dei pochi aperti, legittimamente: alimentari. Il titolare, che ne ha uno anche a Maleo, è egiziano, sposato a una siciliana, il che spiega l' insegna. Anche lui si lamenta: «Ho quasi finito le scorte, perché non è che se c' è il virus la gente smette di mangiare. Però io faccio rifornimento al mercato di Piacenza, e non so se posso andare e tornare. Dal 112 mi dicono di chiamare il 1500, ma il 1500 non risponde. Il vigile mi ha detto che se esco e rientro dal Comune devo fare il tampone, ma non so dove farlo e forse non ce ne sono più. Mi sa tanto che finirò per chiudere. Però lo scriva, che nonostante l' emergenza non ho alzato i prezzi».
psicosi coronavirus strade vuote a castiglione d adda
Insomma, non si sa bene come comportarsi. «No, io lo so: come al solito», chiosa la signora Rosanna dall' alto del suo secondo piano. D' accordo, però intanto lei resta in casa... «Solo perché al sabato faccio le pulizie. Più tardi uscirò in bicicletta o in macchina per andare a trovare mia madre come al solito».
Senza maschera? «Senza. Basta stare a due metri dagli altri e non sputarsi addosso», e anche questo è vero. Oppure si può ricorrere a dei rimedi basici, tipo quello proposto dal signor Carlo Paganini, pensionato, 69 anni, uno dei pochi a sfidare il contagio per la strada: «Ma per uccidere il virus non basta fumarsi una bella sigaretta?». Eh, sciùr Carlo, forse no. Non ha paura? «Ma no.
psicosi coronavirus strade deserte a castiglione d adda
E poi, dovesse anche succedere, ormai la mia vita l' ho fatta, sono solo, pazienza». Ecco, su questo forse non saremmo troppo d' accordo.