Guido Olimpio per il "Corriere della Sera”
L' uomo del mistero si chiama Adrian Hong Chang, un messicano d' origine coreana residente negli Usa. Per la magistratura spagnola è stato lui a guidare l' assalto, il 22 febbraio, all' ambasciata nordcoreana di Madrid. Guidava una decina di complici, poi fuggiti prima in Portogallo, quindi a Newark, Stati Uniti. Erano della Cia, come sospettano gli inquirenti? O invece degli oppositori di Kim, come suggeriscono altre fonti?
Durante l' operazione, iniziata nel giugno 2018, il team ha condotto una sorveglianza attenta, forse ha sabotato una centralina. Quindi Chang, il coreano Ram Lee e l' americano Sam Ryu hanno fatto la spesa: pistole a salve, fondine, pugnali, rotoli di nastro adesivo, cesoie, catene, scala telescopica, fascette, torce elettriche.
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Alle 16.34 del 22 sempre Chang, che aveva già visitato gli uffici una settimana, si è presentato all' ambasciata nordcoreana e si è fatto aprire consentendo poi ai complici di entrare. La «squadra» ha immobilizzato i funzionari, alcuni sono stati percossi. Duro il pestaggio riservato all' incaricato d' affari, minacciato al cospetto di moglie e figlio. Volevano che tradisse.
assalto all'ambasciata nord coreana a madrid
L' operazione, però, stava per saltare perché uno degli ostaggi è riuscito a gridare da una finestra. Richiesta d' aiuto udita dai vicini che hanno avvisato la polizia. Alcune pattuglie hanno raggiunto l' ambasciata ma hanno trovato ad accoglierli il capo del commando, Chang, che, dopo aver indossato una delle spilline del regime, ha fatto finta di essere un impiegato.
Ha rassicurato gli agenti. Una mossa per guadagnare tempo. Il team è infatti poi fuggito a bordo dei mezzi trovati nel parcheggio della rappresentanza ed altri lasciati nelle vicinanze, nei loro borsoni computer e altri dispositivi elettronici rubati negli uffici. Erano le 21.40. Nei giorni seguenti, secondo gli spagnoli, Chang ha contattato l' Fbi per offrire quanto trafugato e spiegare le motivazioni. Mossa/alibi per rafforzare l' idea di un atto tutto coreano oppure prova di cosa fossero capaci.
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La polizia, da subito, ha ipotizzato il coinvolgimento dell' intelligence Usa a caccia di segreti. L' alternativa è che sia stata la micro-fazione di esuli, Cheollima, nota per aver protetto il figlio del fratellastro di Kim dopo l' omicidio del padre. Un breve video dell' incursione è stato diffuso sul web. Ma resta lo scetticismo degli esperti. Magari hanno agito in supporto degli 007, forse sono sfuggiti al controllo in situazioni che ricordano quelle degli anti-castristi.
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Poi c' è il motivo. Si è detto che gli intrusi stessero cercando informazioni sull' ex ambasciatore nordcoreano Kim Hyok-chol. Espulso dalla Spagna in ottobre è diventato uno dei negoziatori con gli Usa. E questo filo porta ad una domanda più ampia. Perché sia stato lanciato un attacco a pochi giorni dal summit tra Trump e Kim ad Hanoi? A Pyongyang l' avranno considerato un atto ostile. A questo punto ogni scenario è possibile, vale la regola d' oro che non tutto è ciò che sembra.
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