OTTAVIA GIUSTETTI e CARLOTTA ROCCI per repubblica.it
Gli ultrà della Juventus diserteranno gli spalti del Wanda Metropolitano di Madrid, dove domani sera i bianconeri affronteranno l'Atletico Madrid nella prima gara dei gironi della Champions League. Secondo quanto si apprende in ambienti giudiziari, i pochi che, nonostante i costi elevati della trasferta, avevano deciso di seguire la squadra, resteranno a casa in segno di protesta per gli arresti che ieri hanno azzerato i vertici della Curva Sud.
Tra giovedì e venerdì, intanto, ci saranno gli interrogatori di garanzia dei dodici capi ultrà della Juve arrestati ieri (otto in carcere, due ai domiciliari e due con l’obbligo di firma) nell’operazione Last Banner della Digos di Torino coordinata dal procuratore aggiunto Patrizia Caputo e dal sostituto Chiara Maina.
Le accuse sono di estorsione, violenza privata, autoriciclaggio, per i Drughi anche associazione per delinquere. E tre detenuti tra cui il leader indiscusso, Dino Mocciola, si trovano in carcere in altre città. Questa mattina l’avvocato Ennio Galasso, che difende Umberto Toia e Giuseppe Franzo, ha già depositato istanza di scarcerazione al tribunale del Riesame ma l’udienza non sarà fissata prima della prossima settimana.
“Non temete fratelli, non sarete mai soli” è lo striscione firmato dai Drughi comparso nella notte in corso Grosseto, non lontano da dove ieri sera era comparsa un’altra scritta che recitava: “La curva sud è morta”. Sono i punti storici in cui in questi anni sono comparsi gli striscioni della tifoseria organizzata della Juventus in particolare quelli finiti nell’inchiesta coordinata dalla procura e condotta dalla Digos di Torino che ha portato all’esecuzione di 12 misure cautelari che hanno decapitato i vertici delle tifoserie della curva Sud accusati di autoririciclaggio dei biglietti e di aver tenuto sotto scacco la società con minacce ed estorsioni che si consumavano anche con i messaggi lasciati sugli striscioni, non solo all’interno dello stadio. Proprio in corso Grosseto, ad esempio, l’anno scorso erano comparsi striscioni contro la società (Juventus fc peggio di di una Ong) , per protestare ufficialmente contro il caro- biglietti degli abbonamenti, ma in realtà contro le nuove politiche della società che avevano voluto dare una stretta sui biglietti concessi ai gruppi organizzati.
inchiesta di report su juventus e infiltrazione della ndrangheta nelle curve dino mocciola
Il messaggio comparso nella notte dimostra la stessa solidarietà resa nei confronti di Dino Mocciola dopo il suo arresto, nel 1990, quando per mesi allo stadio era comparso uno striscione con la scritta “ciao Dino”.
JUVE, LE TRAME ULTRÀ. E OGGI NIENTE WANDA
Filippo Conticello per la Gazzetta dello Sport
Niente Wanda, niente Champions: gli ultrà Juve, in ebollizione dopo che i giudici di Torino hanno decapitato i loro vertici, diserteranno per protesta la partita di Madrid. Neanche i pochi che, nonostante i costi elevati della trasferta, avevano deciso di volare in Spagna: è il primo effetto dell' inchiesta «Last Banner», un uragano passato sulla curva dello Stadium, in attesa che sabato torni a rotolare la palla nell' impianto bianconero. Quel giorno, per la prima volta, per decisione della Digos non entreranno i simboli di storici gruppi ultrà coinvolti nell' inchiesta, dai Drughi a Tradizione: si teme un clima teso e, finalmente, entreranno anche gli stewart per gestire una complessa transizione.
La Questura lo sa e si sta già preparando, ma già adesso a Torino tira una brutta aria: uno striscione con la scritta «Non temete fratelli, non sarete mai soli» è comparso in corso Grosseto, non lontano dallo stesso Allianz. Per gli investigatori sarebbe firmato dai Drughi Giovinezza, le «nuove leve» agli ordini di Dino Mocciola, uno dei 12 colpiti da misura cautelare. Per i magistrati un' associazione a delinquere che controllava la curva e che a lungo si è fatta ricca, rivendendo i biglietti a lungo ricevuti dal club in numero superiore alla norma.
Misterioso e innominabile, difficile da intercettare come fosse un latitante. Del resto, gli unici due-tre ammessi a parlargli al telefono non usavano mai il suo nome: Dino Mocciola, padre padrone della curva della Juventus, capo dei Drughi finito in galera lunedì mattina, è solo «Lui». Oppure il «Presidente». L' uomo che ha in curriculum l' omicidio di un carabiniere nel 1989: estorceva biglietti e privilegi al club, pretendeva le vecchie prebende e minacciava ritorsioni.
Ma, in cambio, stavolta, ha ricevuto una denuncia: i bianconeri si sono decisi a tagliare vecchie, spiacevoli consuetudini, anche grazie alla spinta arrivata dalla Questura di Torino con tanto di comunicazione datata aprile 2018. Per ascoltare la voce di Mocciola la Digos ha sudato sette camicie finché uno dei suoi luogotenenti iniziò a chiamarlo da una cabina. Molte delle 113 pagine dell' Ordinanza firmata dal Gip Rosanna Croce ruotano sulla sua capacità intimidatoria.
Solo qualche mese fa il security manager Alessandro D' Angelo riferiva di essere stato avvicinato da «Lui» in un bar: Mocciola gli chiese di «fare qualcosa per i biglietti delle trasferte europee». Ne voleva 200, pretendeva una risposta in 20 giorni nonostante il club avesse deciso di chiudere i rubinetti.
Scocciato dai no, aveva poi tirato minacciosamente in ballo il suicidio di Raffaello Bucci, ex tifoso Juve diventato collaboratore del club (ma anche dei Servizi segreti) e morto in circostanze misteriose nel luglio del 2016. Era l' 8 luglio di quest' anno e lo stesso giorno D' Angelo riferiva alla Digos: «Ha detto che qualora avessimo deciso di denunciarli per estorsione, lui avrebbe portato un faldone di telefonate che aveva obbligato il Bucci a registrare». Intanto, la procura di Cuneo che indaga sul suo volo da un cavalcavia di Fossano ha cambiato il capo di imputazione: non più istigazione al suicidio, ma omicidio.
Premevano sulla Juve i luogotenenti dei Drughi, quelli con la faccia cattiva, pronti a menar la mani anche contro i tifosi semplici. A togliere palloni calciati dai giocatori pure dalle mani dei bambini. Ma anche uomini dai modi più gentili: uno su tutti, Beppe Franzo, noto nei salotti del tifo, scrittore e presidente dell' associazione «Quelli di via Filadelfia». Anche lui, però, mediava per «Lui» ed è finito ai domiciliari. Allo Slo Alberto Pairetto, il funzionario Juve col compito di trattare con gli ultrà, spiegava con una metafora: «In qualsiasi evento teatrale ci sono dei figuranti e i figuranti vanno pagati...». Tra oggi e sabato, però, non ci saranno più figuranti intorno alla Juve.