Marco Grasso e Matteo Indice per “la Stampa”
Un blitz dell' Fbi e le carte dell' inchiesta sulle opere fasulle di Amedeo Modigliani esposte a Genova nel 2017, permettono di smascherare il «sistema» che da almeno vent' anni copre le emulazioni d' uno dei pittori più ricercati e costosi alle aste internazionali, morto nel 1920.
Secondo la Procura del capoluogo ligure e i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Roma, un gruppo attivo fra New York, Lugano e l' Italia piazza copie di Modì nelle esibizioni di mezzo mondo, per farne lievitare il valore e poi rivenderle a collezionisti poco ferrati. Di più: l' ex presidente dell' Archivio Modigliani, che dovrebbe confermare la reale appartenenza d' un quadro all' artista, ammette al terzo interrogatorio che il medesimo archivio è di fatto una scatola vuota, senza certificazioni originali.
Ed è pressoché impossibile stabilire l' autenticità di centinaia di dipinti in circolazione. Ancora: uno dei più accreditati organizzatori in Italia e in Europa, Mondo Mostre Skira, è accusato d' aver truccato a sua volta delle carte, ricattato da un mercante e da un curatore in combutta. I quali minacciavano di far saltare l' esposizione genovese se non fosse stata garantita l' immunità dai sequestri su numerose tavole di provenienza sospetta, che erano riusciti a propinare quale nucleo cardine dell' evento: «Spargevano profumo di verità su falsi clamorosi», la sintesi dell' Arma.
In sei verso il processo Per orientarsi bisogna metter mano agli atti dell' indagine per truffa, falso e contraffazione di opere appena chiusa a vario titolo su sei persone: Massimo Zelman, presidente di Mondo Mostre Skira, che imbastì l' appuntamento al Palazzo Ducale di Genova su delega della Fondazione Ducale a partecipazione pubblica; Joseph Guttman, mediatore originario dell' Ungheria con base a New York; Rudy Chiappini, italiano trapiantato in Svizzera, curatore; Nicolò Sponzilli, direttore mostre Skira; Rosa Fasan, dipendente Skira; Pietro Pedrazzini, scultore svizzero, proprietario d' un "Ritratto di Chaim Soutine" che agli occhi degli investigatori piazzò come autentico pur sapendolo finto.
Gli accertamenti scattano nella primavera 2017, a mostra in corso, dopo la denuncia del critico Carlo Pepi, e fra i testimoni-chiave s' individua l' esperto francese Marc Restellini. «Bisogna puntare su colui che ha fornito la maggioranza delle opere dubbie, Joseph Guttman - spiega -. Si serviva di Christian Parisot (l' ex presidente dell' Archivio Modigliani, sulla cui «catalogazione» era in parte impostato l' appuntamento di Genova, ndr ) per legittimare i falsi. Quando Parisot è stato arrestato (nel 2013, ndr ) lo ha rimpiazzato con Rudy Chiappini (il curatore di Genova, ndr )». Mentre le perizie stabiliscono che 21 tele non sono autentiche, l' allora presidente di Palazzo Ducale Luca Borzani, non indagato, al cellulare con il capo di Mondo Mostre Zelman si lascia scappare: «Su Guttman e Chiappini non metterei la mano sul fuoco», e l' indagine deflagra.
Le intercettazioni e le mail L' Fbi su rogatoria perquisisce a New York il mercante Guttman. E trova una strana versione in inglese d' un documento con il logo del Comune di Genova, in cui si garantisce «l' immediata ri-esportazione» dei dipinti prestati. Si appura che è la replica taroccata, e in un' altra lingua, d'un protocollo abbastanza insignificante e interno al municipio genovese.
Mondo Mostre invece lo "spaccia" a Guttman come garanzia italiana che i suoi quadri non avranno intoppi «a prescindere»: il mediatore in precedenza ha preteso «una immunity da eventuali sequestri» scritta dal Ministero dei beni culturali, che si guarda bene dal concederla. Che cos' accade, quindi?
Guttman, con sponda del complice occulto Chiappini, prima impone la presenza d' una serie di opere fasulle trasformandole «nel clou» della rassegna.
Poi ordina che gli sia concessa un' immunità dall' Italia, altrimenti non metterà a disposizione le tele facendo saltare tutto. Mondo Mostre, alle strette, produce una falsa rassicurazione e alla fine i (falsi) Modigliani sbarcano in Liguria. In sostanza: anziché fermarsi nel sospetto che dietro l' invio di numerosi quadri - Guttman li muove normalmente a stock - c' è una maxi-truffa, proprio Mondo Mostre raggira a sua volta il truffatore pur di non stoppare l' esibizione: «Abbandona la barca» scrive una stagista della società a un collega, esterrefatta per ciò che accade.
Da quant' è consolidato l' andazzo Guttman-Chiappini? Lo descrive Ornella Starnini, ex moglie del curatore. «I loro scambi di posta elettronica - dice ai pm - fanno paura», aggiunge che collaborano da parecchio e riferisce di esposizioni sospette dal 1999 tra Lugano, Seul, Bonn, Praga. E ribadisce che l' ex coniuge «ha entrate parallele». Mentre si allungano ombre pure sui lasciti dello studioso Joseph Lanthemann (sono dichiarate false tre opere prestate al Ducale dai suoi eredi, inconsapevoli), i report dei periti fanno sgranare gli occhi: una "Testa di donna" del 1972 era stata definita «d' interesse nazionale» dal ministero della Pubblica istruzione (il falso, non l' originale); di "Cariatide 1914" s' era millantata un' esposizione al Mart di Rovereto, smentita con orrore dall' allora direttrice Gabriella Belli.
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