La Nasa fa sapere di aver acquistato 5 posti sulla Soyuz per altrettanti astronauti (suoi) da mandare alla Stazione spaziale internazionale: il primo posto a sedere sarà utilizzato a settembre di quest'anno, un altro nel 2018 e altri 3 entro il 2019. Una decisione che fa pensare che l'Agenzia spaziale abbia seri dubbi sulla capacità di SpaceX e della Boeing di mantenere le scadenze sbandierate al mondo e di completare lo sviluppo di lanciatori e capsule entro la fine delle 2018.
SpaceX sta lavorando alla navicella Dragon Manned, Boing alla CST-100 Starliner: fino al 2015 entrambe le società si erano date una scadenza per la fine del 2017, poi spostata al 2018. Dovendo però interpretare le mosse della Nasa, viene da pensare che né SpaceX né Boeing saranno pronte prima del 2019.
VOLO CON LO SCONTO. Al momento Roscosmos, l'Agenzia spaziale russa, con il suo programma Soyuz (che gli astronauti valutano "efficiente e affidabile"), è l'unica a offrire un trasporto passeggeri per l'orbita terrestre: qualunque Paese voglia mandare un proprio astronauta alla Iss (Usa compresi) deve per forza utilizzare quel servizio.
In questa occasione i biglietti per lo Spazio comprati dalla Nasa sono costati 74,7 milioni di dollari l'uno, circa 7 milioni in meno rispetto al "prezzo pieno" pagato dall'Agenzia Usa per il pacchetto di biglietti acquistato nel 2015.
1 passaggio A/R in seggiolino Baikonur-Iss con la Soyuz
costa 80 milioni di dollari
Lo sconto è stato strappato grazie all'intermediazione della Boeing, la quale ha un contenzioso con la società russa Energia per la gestione della Sea Launch, una piattaforma di lancio mobile in Oceano Pacifico, che ha garantito un'agevolazione.
TUTTO IL RESTO. A differenza del personale, che al momento viaggia appunto solamente in Soyuz, per tutto il resto ci sono un mercato e diversi protagonisti (non tutti pronti allo stesso modo, però) e prezzi variabili in funzione di molti fattori, dal Paese che ospita lo spazioporto al vettore di lancio.
Nonostante gli entusiasmi per le scoperte di pianeti lontani, per l'esplorazione dei mondi del Sistema Solare e nonostante il "tifo" e la partecipazione che ogni Paese riversa sulle vicende dei propri astronauti, lo Spazio è un'arena di gioco davvero molto costosa.
Un bilancio da ragioniere è impossibile, però possiamo riflettere su alcuni dati.
Prendiamo per esempio le tute che gli astronauti utilizzano per le cosiddette passeggiate spaziali, che in realtà sono attività extraveicolari (EVA) di "tutto lavoro". Lo sviluppo, i test e i collaudi sono costati tra i 400 e i 500 milioni di dollari: da lì in poi, ogni tuta prodotta costa almeno 5.000 ore di lavoro e circa 2 milioni di dollari. Se ne producono poche, perciò non c'è modo di abbattere i costi.
UN LITRO D'ACQUA D'ORO. Ci sono poi i costi per portare alla Iss tutto ciò che serve alla sicurezza, alla vita quotidiana nel più lontano laboratorio scientifico abitato della Terra, e alle stesse ricerche scientifiche: cibo, acqua, materiali e strumenti di ricerca e via dicendo.
Non c'è un listino con un prezzo ufficiale, tuttavia grazie ad alcune indiscrezioni possiamo disegnare un ventaglio di prezzi: ogni chilogrammo (1 kg) trasportato dalla navicella europea ATV (dismessa nel 2014) costava 113.000 dollari; con la navicella Cygnus il prezzo scende a circa 88.000 dollari per kg; con la Dragon si arriva a 22.000 dollari per kg.
La concorrenza ha davvero poco a che fare con queste differenze, determinate piuttosto da costi generali di struttura, accordi speciali con i Paesi che ospitano le piattaforme di lancio, contratti tra aziende che "pesano" quanto una Nazione e nazioni che contano meno di un'azienda, pressioni geopolitiche e, per arrivare alla tecnologia, i costi dei lanciatori - i razzi, che in molti casi ora sono in parte recuperati per lanci successivi.
Fa impressione pensare che anche un semplice litro d'acqua per la Iss venga a costare decine di migliaia di dollari.
UOMINI A PARTE. Ci sono infine i costi del personale, astronauti e non: anche in questo caso non ci sono informazioni ufficiali ma, ancora, indiscrezioni. Si parla di 300-400 dollari al giorno per la trasferta nello Spazio, sulla Iss, mentre per i team a Terra non siamo in grado di fare neppure una stima. Guardate però l'immagine qui a fianco: è il "controllo missione" della Iss, un giorno e un'ora qualsiasi (24/24, 7/7). Quanto può costare tutto questo?
La Stazione spaziale internazionale ha, insomma, un costo stellare (è il caso di dirlo): ma come altre imprese della scienza è un'avventura condivisa dell'umanità, accessibile e pagata in diversa misura da ogni Paese, Università e istituto di ricerca che abbia bisogno di condizioni di laboratorio non replicabili sulla Terra, e ripagata in conoscenza comune.
CACCA NELLO SPAZIO: 3 POSSIBILI SOLUZIONI
Da www.focus.it
Gli astronauti fanno fronte ai fisiologici bisogni durante le attività extraveicolari (EVA) e i lanci con la Soyuz indossando pannoloni sotto alla tuta. Che cosa farebbero se una situazione di emergenza li costringesse in quegli abiti per diversi giorni? Come sbarazzarsi di feci, urina o fluidi mestruali prima di incorrere in infezioni? Come evitare impedimenti durante il lavoro in orbita o di avere rifiuti fluttuanti in assenza di gravità?
È la sfida lanciata dalla Space Poop Challenge, un concorso della Nasa su questo problema non banale, in vista di missioni spaziali di lunga durata, e i cui vincitori sono appena stati annunciati. La richiesta era quella di pensare a soluzioni che potessero durare anche sei giorni, per mantenere gli astronauti in vita e in salute anche dopo un grave guasto, come una perdita di pressione nel veicolo spaziale.
FORO MULTIUSO. L'idea vincente è stata quella di Thatcher Cardon, pilota militare, chirurgo di volo e medico di base che, prendendo spunto dalla chirurgia mini-invasiva, ha pensato a un piccolo airlock all'altezza dell'inguine, in cui sia possibile inserire, attraverso un'apertura espandibile al di sotto della tuta, padelle per i fluidi e assorbenti gonfiabili, che si espandano una volta all'interno. La trovata si è aggiudicata 15.000 sterline (17.600 euro), metà del montepremi totale.
FUORI DA QUI! La seconda soluzione, proposta da un team composto da un medico, una dentista e un ingegnere di Houston (Texas), è una cintura che utilizza un getto d'aria per spingere l'urina e altri fluidi attraverso un microtubo, e da qui verso l'esterno.
TUBICINO. Infine c'è il catetere esterno ideato da Hugo Shelley, designer inglese specializzato in attrezzature per prestigiatori: inserire un catetere normale nello Spazio sarebbe impegnativo, ma nella versione di Shelley la cannula, attraverso un sistema di pompe meccaniche, preleva i fluidi da una tasca sigillata, li sterilizza e li trasporta fino al retro della tuta.
DOPPIO USO. I prototipi potrebbero essere sperimentati in futuro sulla ISS e si prevede possano essere forse utilizzati anche sulla Terra, per pazienti ospedalizzati e costretti all'immobilità.