Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”
Uno non riesce a liberarsi della malattia, l'altro ha fatto temere l'avesse presa. Sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Il leader di FI, 25 giorni dopo aver scoperto di essere positivo al Covid e 12 dopo l'uscita dal San Raffaele, ha scoperto venerdì di non aver ancora sconfitto il virus. È ormai asintomatico e, come confermano dall'ospedale, ha «una positività molto bassa», quindi non ha bisogno di un nuovo ricovero. Però non può uscire dall'isolamento e farà un nuovo tampone domani.
Lo descrivono stanco, spesso a letto, prostrato ma allo stesso tempo «combattivo, determinato, stufo: si sente un leone in gabbia». Se non potrà festeggiare i suoi 84 anni martedì, può però lavorare a distanza. E infatti ha tenuto ieri una videochat con i suoi fedelissimi per fare un punto sul dopo elezioni. La posizione è chiara: l'alleanza di centrodestra non si tocca, ma «va allargata l'area centrista al suo interno, senza pensare a operazioni esterne».
Nessun centro autonomo insomma, o aperture a Renzi o Calenda, come nel suo partito alcuni vorrebbero: «Siamo ancora determinanti numericamente, lo faremo valere», ha spiegato citando il sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera . E ha aggiunto che la forza del suo partito sta nell'essere europeista, ancorata nel Ppe, su posizioni alle quali «anche una parte minoritaria della Lega guarda».
Quindi non ci si deve schiacciare, ma rivendicare la linea, a partire da temi come il Mes e il Recovery fund. Anche Salvini non si ferma, ma ieri in tanti lo hanno attaccato. Venerdì durante un comizio a Formello aveva confessato di andare avanti a «punture di cortisone» e di avere «un po' di febbre». Parole che hanno fatto rumore, visto che con la febbre non si può parteci-pare a eventi pubblici. Ieri la correzione: «Mai avuta febbre, ho fatto il tampone venerdì mattina, sono negativo. Ho il torcicollo come milioni di italiani e ho preso il cortisone, alcuni "giornalisti" evitassero di speculare».